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Gravidanza: i problemi alla tiroide più comuni

27/05/2024

Il corretto funzionamento della tiroide è essenziale per la salute sia della madre sia del feto. Fino alle 18-20 settimane di gestazione, quando avviene la piena maturazione della ghiandola tiroidea fetale, il feto dipende dagli ormoni tiroidei materni che sono importanti soprattutto per lo sviluppo del sistema nervoso centrale e dell’apparato muscolo-scheletrico. 

Lo iodio è un elemento fondamentale per la sintesi di ormoni tiroidei. Durante la gravidanza, il fabbisogno di iodio aumenta fino a 250 μg al giorno. È quindi consigliabile iniziare una supplementazione di 150 μg di iodio al giorno prima della gravidanza e continuare anche durante l’allattamento, oltre all’uso di sale iodato. 

Nel corso della gravidanza, però, possono manifestarsi alterazioni della funzione tiroidea, tra cui ipotiroidismo, ipertiroidismo, tireotossicosi gestazionale. Individuare e trattare precocemente tali disfunzioni è fondamentale per garantire la salute sia della madre sia del feto. 

Ne parliamo con la dottoressa Caterina Premoli, endocrinologa presso i centri medici Medical Care. 

Tiroide: i disturbi in gravidanza

Diverse sono le patologie tiroidee che si possono manifestare in corso di gravidanza:

  • Ipotiroidismo. Questa condizione colpisce circa il 2%-3% delle donne in età fertile ed è spesso dovuto alla tiroidite di Hashimoto, una patologia autoimmune della tiroide. In corso di gravidanza, sia l’ipotiroidismo subclinico che quello conclamato, richiedono l’avvio di una terapia sostitutiva con ormoni tiroidei per garantire livelli adeguati al feto necessari per il suo sviluppo e ridurre il rischio di complicanze materne.
  • Ipertiroidismo. Questa condizione è caratterizzata da una sintesi eccessiva di ormoni tiroidei e colpisce circa lo 0.2% delle donne in gravidanza. Nella maggior parte dei casi è di natura autoimmune e può richiedere un trattamento specifico per evitare gli effetti negativi dell’ipertiroidismo sia nella madre che nel feto.
  • Tireotossicosi gestazionale transitoria. Si caratterizza per un eccesso di ormoni tiroidei circolanti, causato principalmente da livelli elevati di betaHCG, un ormone prodotto dalla placenta. È più comune nelle gravidanze gemellari, manifestandosi nel 5% dei casi, e spesso si accompagna all’iperemesi gravidica. Tuttavia, è limitato alla prima metà della gestazione e tende a risolversi spontaneamente senza causare danni al feto.
  • Tiroidite post-partum. Si tratta di un’alterazione della funzione tiroidea che si manifesta con una fase tireotossica (rilascio in circolo di ormoni tiroidei in eccesso) seguita da una fase di ipotiroidismo, con il ritorno alla normale funzione tiroidea entro il primo anno dopo il parto nella maggior parte dei casi. Interessa circa l’8% delle donne dopo il parto, con un rischio significativamente aumentato per le donne con autoimmunità tiroidea, che hanno da 5 a 7 volte più probabilità di sviluppare questa condizione.
  • Noduli tiroidei. La prevalenza di noduli tiroidei tende ad aumentare con l’età. Durante la gravidanza si può avere un aumento delle dimensioni e del numero di noduli tiroidei. L’ecografia tiroidea è l’esame strumentale che valuta il numero, le dimensioni e l’ecostruttura dei noduli e può essere eseguita in sicurezza anche durante la gravidanza.

Quando fare gli esami della tiroide?

Si raccomanda a tutte le donne che stanno programmando una gravidanza o sono nelle prime fasi di gestazione di sottoporsi a un prelievo ematico per misurare il TSH-r. A seconda dei risultati e su indicazione dell’endocrinologo, potrebbe essere necessario dosare anche gli anticorpi anti Tg e gli anticorpi Anti-TPO, oltre a eseguire un’ecografia tiroidea.

Le donne con ipotiroidismo già noto prima del concepimento e che sono in terapia sostitutiva dovranno monitorare il livello di TSH-r ogni 1-2 mesi durante la gravidanza per adeguare la dose di levotiroxina.

 

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