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Alimentazione

Bicarbonato e digestione: qual è la giusta quantità e quando evitarlo

Cattiva digestione, bruciore di stomaco e acidità. Il bicarbonato di sodio può avere mille usi, alimentari e non, ma quello più noto è senz’altro collegato alle sue proprietà digestive. Il suo nome scientifico è idrogeno carbonato di sodio: si tratta di un sale sodico dell’acido carbonico che, quando viene sciolto nell’acqua, dà origine a una soluzione leggermente basica che può appunto essere utilizzata per contrastare diversi disturbi gastrici. Vediamo quando e come può essere usato in sicurezza con la dottoressa Elisabetta Macorsini, biologa nutrizionista di Humanitas.

Un alleato della digestione da usare con moderazione

Assumere uno o due cucchiaini di bicarbonato a distanza di un paio d’ore da un pasto eccessivamente abbondante che risulta difficile da digerire, può aiutare a neutralizzare l’acidità di stomaco e a produrre anidride carbonica che favorisce il normale processo fisiologico dell’assorbimento degli alimenti. D’altra parte, questo sale è in grado di contrastare l’assorbimento di farmaci acidi e di rallentare l’eliminazione renale di alcune terapie e per questo è importante consultare il proprio medico se e quando si decide di usarlo come rimedio, specialmente quando è in corso una cura. Il bicarbonato, è bene ricordarlo, non ha alcun potere terapeutico: ha effetto solo sulla sintomatologia e può dare effetti collaterali come flatulenze, crampi allo stomaco, ritenzione idrica e alcalosi metabolica.

Quando è meglio evitarlo

Nonostante sia il principio attivo di diversi farmaci destinati al personale medico per trattare acidosi metabolica, shock, intossicazione da bariturici, saliciliati e metanolo e sindromi emolitiche, rabdomiolitiche e iperuricemie, il bicarbonato non è sempre consigliato. Soprattutto se si sta seguendo una dieta iposodica, bisognerebbe evitare di assumerlo perché potrebbe causare complicanze anche gravi come l’insufficienza cardiaca, l’ipertensione e le disfunzioni renali. Via libera invece per le donne in gravidanza, per le quali non ci sono effetti collaterali o pericoli riscontrati dagli studi eseguiti su questa sostanza.