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Una tazza di caffè allunga la vita?

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Buone notizie in arrivo per gli amanti del caffè. Secondo un recente studio, consumarne in quantità allunga la vita. Ecco cosa hanno scoperto i ricercatori della Cleveland Clinic in Ohio. I risultati della ricerca sono arrivati anche alla Società Europea di Cardiologia che li stanno tuttora vagliando.

 

La caffeina e le sue proprietà secondo la nuova ricerca

I forti bevitori di caffè, quelli cioè che non si fanno mai mancare dalle 2 alle 4 tazze al giorno di questa bevanda dalle virtù energizzanti, vivrebbero in media più a lungo di chi non lo consuma o lo beve con moderazione. I ricercatori spagnoli hanno studiato i questionari alimentari di 19 mila e 896 persone con un’età media di 37 anni, seguendo i tester per circa dieci anni. I risultati hanno mostrato che le persone che bevevano almeno quattro tazze di caffè ogni giorno avevano un rischio di morte del 64% più basso rispetto a quelli che non bevevano mai caffè. Questo rischio si abbassava solo del 25% per i consumatori che ne bevevano due tazze al giorno, soprattutto nei soggetti di età pari o superiore ai 45 anni.

L’importanza della componente soggettiva nel consumo di caffeina

A livello nutrizionale via libera dunque al caffè, dunque, purché amaro. Da evitare per tutti invece, soprattutto se si è abituati a consumarlo in grande quantità, creme e zuccheri aggiunti che apportano calorie extra e indesiderate.

Nei soggetti in cui il consumo di caffeina non è sconsigliata, via libera al caffè. Si badi bene però che non è possibile generalizzare visto che la caffeina è percepita dagli individui in maniera molto soggettiva. Bere molto caffè non apporta benefici alla salute di per sé ma dipende da come l’individuo risponde a questa sostanza dalle proprietà eccitanti. Per alcuni non rappresenta un problema e può quindi essere fatto senza pericolo per la salute. In altri soggetti invece una dose eccessiva di caffeina aumenta il battito cardiaco o provoca una iperattività simpatica che rende difficile addormentarsi, senza contare i vari disturbi gastrici. L’invito resta quindi quello della moderazione, nel rispetto delle differenze soggettive degli individui.