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Alimentazione

Cataratta, un aiuto dalla vitamina K?

La cataratta è una delle patologie della vista tipiche dell’età avanzata oltre a una delle principali cause di cecità al mondo. Gli aspetti legati alla prevenzione di questa patologia sono stati al centro di diversi lavori di ricerca. Tra gli ultimi un recente studio pubblicato su Jama Ophthalmology ha associato una riduzione del rischio di cataratta all’apporto con l’alimentazione di vitamina K. Si tratta di una vitamina liposolubile, prodotta in quantità ridotta anche dai batteri del nostro intestino: questo micronutriente sembra aiutare l’organismo nella produzione delle proteine necessarie per la coagulazione del sangue ma anche di alcune proteine delle ossa. La vitamina K è presente in particolare negli alimenti di origine vegetale come gli spinaci, il cavolo, il cavolo nero, le cime di rapa, ma è contenuta anche nell’olio di soia e nelle fragole. Ne parliamo con il dottor Fabrizio Ivo Camesasca, specialista in oftalmologia di Humanitas.

 

La ricerca

Gli autori dello studio, provenienti da diversi centri di ricerca spagnoli, hanno analizzato i dati riferiti a 5860 individui, con leggera prevalenza di donne e con sessantasei anni in media. Questi avevano preso parte a un precedente studio clinico randomizzato incentrato sul ruolo della dieta mediterranea nella prevenzione primaria. Le informazioni relative all’alimentazione dei partecipanti erano state rilevate con dei questionari. Dopo un follow-up di oltre cinque anni sono stati diagnosticati 768 casi di cataratta. Raggruppando la popolazione coinvolta in base alle quantità di vitamina K, è emerso un rischio inferiore di cataratta nei partecipanti che avevano riferito il massimo apporto rispetto a chi aveva riferito un apporto più basso.

“Il primo ragionamento che si deve fare è che, per effettuare studi di questo genere con sufficiente significatività statistica, si devono seguire ampie popolazioni per un prolungato periodo di tempo – ha commentato Camesasca -. Inoltre, sarebbe opportuno identificare a priori con la maggior certezza possibile le sostanze che potenzialmente inducono l’alterazione delle proteine del cristallino riducendone la trasparenza, e su queste svolgere le indagini adeguate.. Un esame della letteratura mostra come, negli ultimi anni molte sostanze diverse sono state indagate ed hanno mostrato un apparente potenziale nel ridurre l’incidenza di cataratta: diete ricche in frutta, vegetali, cibi con amido, pesce, così come l’assunzione elevata di vitamina C, E, B e beta-carotene. Appare quindi prematuro trarre conclusioni dirimenti dallo studio sopra citato”.

Una lente offuscata

Il cristallino è la lente naturale posta all’interno dell’occhio, dietro all’iride, che garantisce la messa a fuoco delle immagini alle diverse distanze.  Si parla di cataratta quando il cristallino perde la sua trasparenza. Quando questa patologia insorge, pertanto, la luce viene trasmessa in maniera minore e la visione è appannata. Tra i sintomi classici vi sono uno sfocamento della visione e l’abbagliamento in piena luce solare.

Oltre al progressivo opacamento connesso all’età e all’esposizione ai raggi UV,  la cataratta può essere accelerata dalla coesistenza di altre patologie, come il diabete mellito, o l’assunzione protratta di farmaci come il cortisone.  Le cause precise di questa progressiva perdita di trasparenza del cristallino non sono ancora completamente precisate, e viene ipotizzato il coinvolgimento di processi infiammatori e ossidativi. Per questo motivo – come ricordano gli autori dello studio pubblicato su Jama Ophthalmology – la ricerca scientifica sta cercando di capire se i nutrienti con proprietà antiossidante possano avere un ruolo protettivo nei confronti della cataratta.

Quali sono allora i fattori di rischio modificabili che si possono controllare per ridurre le probabilità di insorgenza della cataratta? “L’osservazione epidemiologica mostra chiaramente come i soggetti esposti ad alte dosi di raggi UV (marinai, contadini, abitanti nelle zone tropicali) sviluppino più precocemente cataratta – ha chiosato lo specialista di Humanitas -. Un’adeguata protezione da questi raggi, se l’esposizione si prolunga negli anni, appare indicata. Come detto sopra, un buon controllo della glicemia nei soggetti diabetici ritarda l’insorgenza della cataratta. Lo zucchero in eccesso nei tessuti, infatti, si accumula anche nel cristallino, giungendo, nei casi estremi a mutarne le caratteristiche refrattive e quindi la vista, anche in tempi molto rapidi”.