Per migliorare i sintomi della sindrome dell’intestino irritabile potrebbe essere utile seguire una dieta povera di alimenti che “fermentano”: una dieta “low Fodmap”, come la chiamano gli anglosassoni. È la conclusione di uno studio della University of Michigan (Stati Uniti) pubblicato su Gastroenterology. Questo regime alimentare avrebbe un impatto positivo anche sulla qualità della vita delle persone colpite.
Fodmap è un acronimo che sta per Fermentabili Oligo-, Di- e Mono-saccaridi e Polioli. Si tratta di un protocollo alimentare messo a punto dalla Monash University in Australia che prevede l’esclusione di alimenti contenenti queste molecole e la loro sostituzione con alimenti “sicuri” per l’intestino. Per esempio vengono esclusi aglio e cipolla, sedano, carciofi e asparagi, mele, pere e pesche, latte vaccino e fagioli per privilegiare il consumo di banane, arance, zucchine, pomodori, riso, quinoa, pane e pasta senza glutine.
Con la Fodmap anche una migliore qualità di vita
Lo studio è stato condotto su oltre 90 persone affette da sindrome dell’intestino irritabile di entrambi i sessi. I partecipanti sono stati divisi in due gruppi: a uno è stato assegnato un regime alimentare “low Fodmap” e all’altro un regime alimentare comune, con una forte riduzione dei pasti abbondanti e note sostanze irritanti come caffeina e alcol.
È emerso che nel primo gruppo in 1 paziente su 2 il dolore addominale si era ridotto in maniera significativa e anche altri sintomi come il gonfiore addominale e gli episodi di diarrea erano parzialmente rientrati; nel secondo invece questo era successo solo in 1 paziente su 5. Inoltre, dopo 4 settimane, la proporzione di pazienti con una qualità di vita migliore era maggiore nel primo gruppo (61%) rispetto al secondo (27%): lavoro, sonno e relazioni sociali ne avevano tratto beneficio.
(Per approfondire leggi qui: Sindrome dell’intestino irritabile: cosa non mangiare)
Nei pazienti che presentano sintomi “colitici” invalidanti e correlati ai pasti, la dieta può essere indubbiamente d’aiuto, ma per un tempo limitato, necessario per mettere a riposo l’intestino. Mentre in generale non è consigliabile seguirla per un lungo periodo di tempo perché è troppo limitante.
Dieta Fodmap non indicata per la prevenzione della sindrome dell’intestino irritabile
Se può essere utile per i pazienti con sindrome del colon irritabile, per le persone che potrebbero manifestarne i sintomi tipici, invece, la dieta Fodmap non è indicata. È difficile proporre un regime dietetico così restrittivo a persone che potenzialmente possono soffrire di sindrome dell’intestino irritabile.
(Per approfondire leggi qui: Pancia piatta: una dieta per dire stop ai cibi che “fermentano”)
Per chi volesse provare con questo tipo di dieta è sempre necessario rivolgersi a uno specialista e non affidarsi al “fai da te”. La quantità e tipologia di alimenti da evitare in questa dieta è ampia e qualsiasi cibo che aumenta la fermentazione da parte dei batteri intestinali è teoricamente dannoso per un intestino sensibile come quello dei pazienti con sindrome dell’intestino irritabile. Pertanto è consigliabile affidarsi al medico prima di eliminare autonomamente questi alimenti dalla dieta. Dopo un periodo iniziale della durata di 2-4 settimane, si possono reintrodurre gradualmente i cibi eliminati per verificare quale di questi è effettivamente responsabile della comparsa dei sintomi.