Bibite gassate: in Italia, per fortuna, il consumo pro capite di bevande zuccherate (non alcooliche) è parecchio inferiore alla media dei paesi europei; infatti, sono moltissimi gli studi clinici che negli ultimi anni hanno attestato i rischi che l’uso di queste bevande comporta per la salute. I cosiddetti “soft drinks”, oltre ai rischi di cancro connessi ad alcuni coloranti sintetici (che fra l’altro sono utilizzati ai soli fini estetici!), possono determinare problemi connessi all’alto contenuto di zuccheri: aumento del rischio di obesità, diabete di tipo 2 e gravi danni al sistema cardiocircolatorio.
In molti Paesi del mondo occidentale sono allo studio sistemi per scoraggiare l’eccessivo consumo di queste bevande: negli Stati Uniti, per esempio, paese nel quale l’obesità è diventata negli ultimi anni una vera e propria emergenza sanitaria, nel 2012 l’allora sindaco di New York Michael Bloomberg aveva tentato di vietare la vendita di bevande ‘extralarge’, quelle al di sopra del mezzo litro, in ristoranti, cinema, stadi e teatri, una misura che però è stata successivamente bocciata dalla Corte d’appello dello Stato. I dati più recenti, in ogni caso, parlano di una nazione nella quale più della metà delle persone sono in sovrappeso ed in molte zone del sud il numero di obesi è superiore al 30% della popolazione.
“La situazione italiana non è ancora tanto grave ma le cifre che descrivono il problema sono in continuo aumento in tutti i Paesi europei. Il dato più preoccupante, a mio avviso, è quello relativo all’obesità infantile, che peraltro è in stretta correlazione proprio con il consumo di bibite gassate; è infatti ampiamente dimostrato che i bambini che hanno problemi di obesità, oltre ad avere possibilità molto maggiori di essere obesi anche da adulti, con tutti i problemi fisici e psicologici connessi, sono esposti a parecchie malattie croniche, che in questi soggetti si manifestano precocemente e provocano danni maggiori“.
“Direttamente correlata alle bevande zuccherate, per esempio, è la steatosi epatica non-alcolica, una condizione spesso collegata al diabete di tipo 2 ed alla cirrosi e dovuta all’accumulo di grassi nel tessuto epatico, che può essere causata dall’alto livello di saccaridi che esse contengono”, afferma il dottor Pietro Invernizzi, responsabile del Centro per le Malattie Autoimmuni del Fegato di Humanitas, che prosegue: “Sarebbe bene, specialmente per proteggere bambini ed adolescenti, promuovere una maggiore consapevolezza dei rischi che l’abuso di soft drinks può comportare per la salute. Anche le cosiddette bibite dietetiche non sono certo immuni da rischi, per via del fatto che i dolcificanti utilizzati per sostituire il contenuto di zuccheri provocano comunque un aumento dell’insulina in circolo nell’organismo, aumentando parallelamente anche il senso di fame“.
“In conclusione, pur senza “demonizzare” in assoluto il consumo di bevande gassate e zuccherate, bisognerebbe scoraggiarne l’uso eccessivo che se ne fa in molti contesti, a partire da quello domestico, ricordando che l’educazione alimentare è alla base di qualsiasi tipo di prevenzione”.