I ritmi di vita frenetici e la disattenzione alimentare portano ad avere spesso problemi legati alla digestione e all’apparato gastroenterico: sintomi lievi e meno lievi che però influenzano sicuramente le nostre attività di ogni giorno in maniera negativa. Acidità e bruciore di stomaco, gonfiore, cattiva digestione: tutti ne soffriamo saltuariamente e spesso non ci accorgiamo che basterebbe un po’ più di attenzione e prevenzione alimentare per migliorare notevolmente la condizione del nostro apparato digerente e scongiurare problemi più seri.
Ne parliamo con il dottor Emiliano Giangreco, gastroenterologo di Humanitas Centro Catanese di Oncologia.
Dottor Giangreco, la prevenzione alimentare aiuta la digestione?
«Sicuramente sì, infatti si sa per certo che lo stile di vita sano e la dieta mediterranea sono molto importanti per l’incidenza di tutte le patologie legate al tratto gastroenterico; maggiore è l’aderenza a uno stile di vita sano, minore sarà la probabilità di contrarre patologie gastrointestinali, ovvero all’esofago, allo stomaco e al colon-retto. Sono stati studiati vari alimenti tipici della dieta mediterranea (dal pomodoro al grano, dalle verdure agli agrumi, dalla frutta all’olio extravergine di oliva) e si è riscontrato che hanno evidenti effetti protettivi per il nostro organismo».
Quali sono invece i cibi da evitare?
«Per quanto il riguarda ad esempio il reflusso gastroesofageo, che spesso si manifesta come acidità gastrica (uno dei sintomi più frequenti che riguarda tutti noi), c’è una serie di alimenti sconsigliati, perché possono aumentare la secrezione acida e quindi scatenare la sintomatologia: parliamo di cibi molto grassi (carne rossa, insaccati, salumi), spezie (peperoncino, pepe nero), menta, aceto di vino, ma anche di agrumi che contengono acido citrico e vanno ad alterare il ph dello stomaco.
Oltre alla malattia da reflusso gastroesofageo, le altre patologie benigne che riguardano il momento della digestione più frequenti del tratto gastrointestinale sono la sindrome dell’intestino irritabile e la diverticolosi del colon: per ognuna di queste patologie ci sono consigli dietetici appropriati sia per chi sa di avere la malattia, sia per i sani che vogliano prevenire e ridurre il rischio di svilupparla, sia per coloro che vogliano attenuare i leggeri fastidi quotidiani legati alla patologia stessa».
Quali consigli utili possiamo dare agli uni e agli altri?
«Innanzitutto sarebbe opportuno avere una maggiore attenzione e consapevolezza alimentare: bisognerebbe consumare 5 pasti al giorno, piccoli e frequenti, mangiare molta frutta e verdura e per chi soffre di reflusso gastroesofageo evitare o comunque cercare di limitare le fritture, la cioccolata e le bevande gassate, tutti alimenti reflussogeni che non aiutano.
I sintomi immeditati che possono insorgere se si ha un regime alimentare errato sono il l’acidità e il bruciore di stomaco, il rigurgito, difficoltà a digerire, senso di pesantezza post-prandiale, che sicuramente hanno un effetto negativo sulla qualità di vita. Fortunatamente quando i sintomi sono legati a errori dietetici ci si può correggere da soli e far sì che passino».
Ci sono rimedi immediati per far scomparire i sintomi estemporanei?
«Sicuramente il rimedio più rapido ed efficace è l’assunzione di antiacidi, il più conosciuto dei quali è il bicarbonato di sodio, che agisce tamponando l’acidità gastrica. Vi sono poi i classici “rimedi della nonna” che, sebbene non abbiano evidenza scientifica, rappresentano dei palliativi efficienti: parliamo del canarino o dell’acqua bollita, in quanto l’assunzione di un liquido caldo può a volte favorire la peristalsi e dunque aiutare la digestione».
Quando ci si deve rivolgere al medico?
«I due elementi fondamentali da tenere in considerazione sono la frequenza e la durata dei sintomi: se abbiamo piccoli problemi di digestione una volta ogni tanto, non c’è da preoccuparsi: basta una maggiore attenzione e consapevolezza alimentare per far sì che ci si rimetta subito sulla buona strada, autocorregendosi e stando un po’ più attenti.
Se insorgono però altri sintomi correlati, come ad esempio l’anemia o il calo ponderale e se i sintomi non passano con una terapia consigliata del medico curante, il primo passo è rivolgersi ad uno specialista gastroenterologo che provvederà a impostare il percorso diagnostico-terapeutico più appropriato e se necessario a eseguire un esame endoscopico».
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