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Alimentazione

Quanto conta l’aspetto psicologico nella cura dell’obesita’?

Sono una donna di 35 anni, sposata da 10 con un figlio di 6. Non sono mai stata magra, ma dalla gravidanza ho guadagnato cinque chili e da allora il peso è stato incontrollabile.
Negli ultimi tempi sono diventata molto vorace, mangio sempre in modo disordinato. Mi sento e mi vedo veramente molto grassa. Mi sono rivolta a dietisti e medici, che hanno tutti concordato su una diagnosi di obesità di II grado. Ma ultimamente uno specialista mi ha consigliato di rivolgermi ad uno psicologo. Perché? A me non sembra di avere problemi psicologici, se non legati al fatto di non piacermi così grassa.
Vorrei avere chiarimenti su questa richiesta.

Risponde la dottoressa Mencaglia

Gentile Signora,
gli specialisti che le hanno consigliato un consulto psicologico sono persone competenti e attente che seguono un approccio ‘allargato’ di un disturbo che ormai viene seguito da diverse figure professionali. Infatti, l’obesità è considerata una condizione fisica dell’individuo, influenzata da fattori psichici, secondo la definizione nei criteri diagnostici psichiatrici dell’Associazione Psichiatrica Americana. In passato questo disturbo è stato considerato di esclusiva pertinenza della medicina interna e della dietologia, escludendo totalmente l’aspetto psicologico. Solo negli ultimi anni l’obesità è considerata non solo una disfunzione fisica, ma anche un sintomo di un malessere psicologico.
Tuttavia anche “psicologizzare” questa situazione non aiuta a risolverla: è necessario che sia fatta una corretta diagnosi dei disturbi psichici, se presenti. Solo uno specialista è in grado di comprendere se questi disturbi siano eventualmente connessi allo sviluppo dell’obesità. Oppure di valutare se ne siano una conseguenza, come appunto lei presume affermando che l’eccessivo peso sia fonte di disagio.
E’ per questo motivo che oggi il trattamento dell’obesità necessita un approccio terapeutico “integrato” nel quale medici internisti, endocrinologi , dietisti, psicologi, ed eventualmente in ultimo, chirurghi si occupano del paziente in équipe multidisciplinari.
Nella sua lettera emerge il disagio di apparire e sentirsi in sovrappeso, sensazione che pone le persone in questa condizione, in alcuni casi, più vulnerabili e a disagio nei confronti delle situazioni sociali, creando ansia che spesso viene espressa in una “fame” incontenibile. Forse l’incontro con uno psicologo potrà aiutarla a trovare le strategie giuste per affrontare questa situazione e avere successo con la prossima dieta.