Skin-to-skin, ovvero pelle a pelle. È la prima forma di contatto tra mamma e neonato appena dopo il parto ed è una pratica vantaggiosa tanto per il piccolo quanto per la donna: «Entrambi ne traggono dei vantaggi dal punto di vista della salute fisica, emotiva e relazionale», dice la dottoressa Paola Marangione, primario di Neonatologia e Patologia Neonatale dell’ospedale Humanitas San Pio X. Negli ultimi anni diversi studi hanno documentato questi benefici; da ultimo una ricerca della School of Nursing at Vanderbilt University di Nashville (Stati Uniti) secondo cui il contatto pelle-pelle è un buona strategia per promuovere l’allattamento al seno.
Secondo l’autrice dello studio bisogna fare il possibile per permettere il contatto nella prima ora dal parto senza arrecare alcun disturbo alla mamma. Questa pratica dovrebbe durare inoltre almeno 60 minuti, il tempo necessario affinché il bebè si riprenda dall’esperienza della nascita, trovi il capezzolo e ci si attacchi.
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Si tratta di una revisione condotta su 38 studi relativi a 3472 donne. Questo quanto emerso: nella maggioranza dei casi le donne che avevano provato il contatto avevano maggiori chances di continuare ad allattare da 1 a 4 mesi dopo il parto. In media l’allattamento al seno era stato prolungato di 60 giorni. Inoltre il primo tentativo di allattamento al seno aveva il 32% di probabilità in più di andare a buon fine.
Come avviene, in dettaglio, il contatto pelle a pelle?
«Subito dopo la nascita, in un parto spontaneo e fisiologico, il bimbo viene asciugato dall’ostetrica e posto sul petto della madre. Viene poi coperto con un telo asciutto e caldo, stando comunque bene attenti a mantenere il contatto diretto. La mamma e il bambino si riposano insieme e si ammirano a vicenda. La mamma lo coccola, lo studia, conta tutte le dita delle mani e dei piedini, gli parla, lo tiene stretto a sé. Il neonato pian piano muove la testa, seguendo anche la voce della mamma, e cerca il suo sguardo, vedendo il suo viso per la prima volta. La relazione madre-figlio nasce in quei momenti», risponde la dottoressa Marangione.
Quali altri benefici derivano dallo skin-to-skin?
«Aiuta a mantenere costante la temperatura corporea del neonato e a superare lo sbalzo termico dopo il parto; il neonato si tranquillizza e piange di meno; viene favorito il rilascio di ossitocina nella madre, un ormone che va ad agire sull’utero e sul seno. Nel primo caso, lo aiuta a contrarsi prevenendo così l’emorragia post partum; nel secondo prepara il seno alla produzione di colostro, il primo latte. L’attaccamento precoce del neonato al seno facilita la produzione del latte aumentando il successo dell’allattamento esclusivo al seno sia immediato che a lungo termine, come ha confermato la ricerca in esame. È stato provato che il neonato è in grado di capire dov’è il capezzolo della madre, aiutandosi anche con l’olfatto ed il gusto».
Lo skin-to-skin è previsto anche per chi partorisce con il cesareo?
«Anche in questo caso si può fare. Ovviamente i tempi sono diversi, ma se il taglio cesareo è andato bene e la madre e il bimbo sono in salute, nulla vieta che possano conoscersi con lo skin to skin. Questo è inoltre molto utile come terapia per i bimbi nati prematuri che hanno ancora più bisogno del contatto con la propria mamma. Si tratta di una vera e propria cura che prende il nome di Marsupioterapia (Kangaroo Mother Care): favorisce lo sviluppo neurologico, psicologico e fisico del neonato prematuro», conclude la dottoressa Marangione.
(Per approfondire leggi qui: Giornata mondiale dei bimbi prematuri, l’importanza del contatto con la mamma)