Su scala mondiale, da oltre 20 anni, è in commercio la coppetta mestruale, un’alternativa ai comuni assorbenti usa e getta, che solo negli ultimi anni sta spopolando anche tra le donne italiane. Dalle giovanissime alle donne agli ultimi anni delle loro mestruazioni, chi la prova difficilmente fa marcia indietro.
Il segreto del suo successo? È economica, comoda, ecologica e più igienica di quanto ci si possa aspettare. La coppetta mestruale è un dispositivo ad uso interno atto a raccogliere il sangue mestruale. Ha la forma di una campana ed è fatta di materiale lavabile (silicone medico o TPE – elastomero termoplastico). Può essere riutilizzata anche per 5-10 anni (a seconda di come la si conserva), garantendo un notevole risparmio economico, dal momento che il suo prezzo va dai 10 ai 30 euro (a seconda della marca scelta). Per essere riutilizzata ogni mese, occorre lavarla con del detergente intimo delicato tra un ciclo e l’altro e igienizzarla in acqua bollente (5 minuti in un pentolino sul fuoco, oppure 8 minuti in un bicchiere alla massima temperatura del forno a microonde).
Come si usa?
La coppetta è ad uso interno. E’ più difficile a dirsi che a farsi. Per imparare ad utilizzarla, le prime volte consiglio di farlo nella tranquillità del proprio bagno, adottando una posizione comoda. Dopo aver lavato le mani, possiamo sederci sul wc/bidet o comunque assumere una posizione accovacciata (non è indispensabile sedersi per usarla). A questo punto, bagniamo la coppetta con acqua e pieghiamola per inserirla. I modi di piegare la coppetta sono tanti. Una volta piegata, la si afferra tra pollice e indice con l’apertura verso l’alto e la si inserisce spingendola un po’ in alto. Controllate poi che la coppetta si sia riaperta in modo uniforme e che non sia rimasta piegata.
La coppetta mestruale creerà una sorta di “effetto ventosa” grazie al quale potrà aderire alle pareti vaginali senza creare vuoti e raccogliere al suo interno il sangue mestruale.
Fa male?
La coppetta mestruale permette di vivere tranquillamente la propria quotidianità. Anzi, se la si usa correttamente, non se ne avverte neppure la presenza. La maggior parte delle coppette in commercio ha un gambo della lunghezza di 1-2 cm sul fondo: la sua utilità è quella di ricordare il cordino d’estrazione dell’assorbente interno. Spesso, però, a coppetta inserita, causa un senso di fastidio. Seaccade, è possibile tagliare il gambo lasciandone solo una piccola parte.
Come si cambia? Ogni quante ore?
Occorre rimuoverla, svuotarla e reinserirla: all’inizio è consigliabile utilizzare il normale tempo di cambio di un assorbente usa e getta. Per rimuoverla, sempre in posizione accovacciata, è necessario inserire la punta di pollice ed indice in vagina, schiacciare dolcementela coppetta e sfilarla mantenendola in posizione verticale. Il sangue mestruale contenuto nella coppetta può essere buttato nel wc o nel bidet, mentre la coppetta sciacquata o pulita con carta, può essere reinserita nuovamente.
Non è poco igienica? Può provocare infezioni?
No, a differenza degli assorbenti interni la coppetta non interagisce con la flora vaginale. Gli assorbenti interni, infatti, non assorbono solo il sangue mestruale, ma anche le perdite fisiologiche ricche dei lattobacilli e di tutti i nostri agenti protettivi, impoverendo la mucosa vaginale. Possono assorbire anche eventuali germi patogeni e restando in vagina per ore aumentano il rischio di accrescere un’infezione o rendeno più difficile la guarigione di vaginiti, specie se recidivanti, afferma l’ostetrica Bernardini. In maniera diversa, anche un assorbente esterno può alterare l’ambiente vulvo-vaginale (ovvero esterno ed interno), provocando irritazione cutanea o favorendo la formazione di un ambiente caldo-umido ideale per la crescita di batteri e funghi (soprattutto la candida). La coppetta mestruale, invece, resta in vagina e si limita a raccogliere il sangue mestruale, senza arrecare danno alla mucosa vaginale. È ovvio che occorre rispettare scrupolosamente le comuni norme igieniche di lavaggio delle mani prima di rimuoverla e reinserirla.”
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