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Carcinoma mammario, dall’osteopata per la riabilitazione

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 L’osteopata come figura integrata nel progetto riabilitativo della donna operata di carcinoma mammario. Abbiamo chiesto alla dottoressa Lara Castagnetti, specialista in Medicina Fisica e Riabilitativa in Humanitas e osteopata, quali sono le circostanze che richiedono l’intervento del team riabilitativo, e come l’osteopata può aiutare la paziente a trattare eventuali complicanze croniche post intervento.

«Il cancro al seno rappresenta la forma più comune di tumore tra le donne. Nel corso degli anni la medicina ha sviluppato sempre più strategie terapeutiche nella lotta al tumore della mammella. La chirurgia è sempre più attenta, oltre che all’aspetto oncologico anche a quello estetico e funzionale, con interventi meno invasivi e integrati con le altre terapie oncologiche. Vi sono tuttavia delle complicanze croniche dovute all’intervento chirurgico e alle cure adiuvanti, che richiedono l’intervento del team riabilitativo (fisiatra/fisioterapista), come la spalla dolorosa, le aderenze cicatriziali e il linfedema.

Il dolore post chirurgico, la formazione della cicatrice chirurgica, l’uso di posture di protezione, la radioterapia post operatoria possono portare all’accorciamento dei tessuti nella parte anteriore del torace, soprattutto per quanto riguarda il muscolo grande e piccolo pettorale e il sistema fasciale. La tensione dei tessuti del comparto anteriore, può indurre un disallineamento delle strutture dell’arto superiore. Questi cambiamenti possono alterare il normale movimento della spalla e aumentare lo stress dei tessuti portando a dolore e alla disfunzione dell’arto superiore».

Quali altre problematiche possono esserci dopo l’intervento?

L’ “Axillary Web Syndrome”, per esempio, che ha a che fare con l’aderenza cicatriziale. Si caratterizza per la presenza di sottili “corde” sottocutanee che si estendono dal cavo ascellare coinvolto lungo il braccio. Questa sindrome può limitare l’articolarità della spalla.

E infine il linfedema che rappresenta una condizione in cui avviene un accumulo eccessivo di linfa dovuto a un’alterazione del sistema linfatico. E’ spesso causato dalla rimozione o dal danneggiamento dei linfonodi in corso di trattamento oncologico, ed è una delle complicanze più frequenti e più temute della linfoadenectomia (LAD) ascellare».

In cosa consiste il trattamento riabilitativo?

«Tecniche di linfodrenaggio manuale ed eventuale uso di guaine per linfedema, esercizi di recupero dell’articolarità di spalla, tecniche di stretching per controllare l’accorciamento muscolare dovuto alla fibrosi, ed esercizi di rieducazione posturale per evitare disallineamenti. Non dimentichiamoci che un precoce intervento riabilitativo riveste un ruolo fondamentale per una buona ripresa funzionale».

Come può contribuire l’osteopata al trattamento riabilitativo?

«L’osteopata fa un lavoro sinergico con quello del team riabilitativo lavorando con tecniche molto dolci sul sistema miofasciale – insieme delle strutture connettivali e muscolari – delle strutture che sono state coinvolte nell’intervento e nelle terapie adiuvanti: fascia pettorale, piccolo e grande pettorale, che se in tensione provocano dei misallineamenti di spalla con successive patologie a tale livello. Lavorerà sulle aderenze cicatriziali in modo da avere una cicatrice più flessibile e tratterà la paziente con tecniche di drenaggio osteopatiche».

 

Riosposte a cura della dottoressa Lara Castagnetti

specialista in Medicina Fisica e Riabilitativa in Humanitas e osteopata

Dottoressa Lara Castagnetti