La quantità e la qualità del sonno sono fortemente legate al nostro stato di salute. Quante ore bisognerebbe dormire? Il punto con il professor Carlo Selmi.
Uno studio britannico, pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica Pnas, rivela che la qualità del sonno influisce sul funzionamento interno del nostro organismo modificando l’espressione di molti geni. Secondo i ricercatori dormire meno di sei ore a notte danneggia la nostra salute. Ne parliamo con il professor Carlo Selmi, responsabile della sezione autonoma di Reumatologia ed Immunologia Clinica dell’Istituto Clinico Humanitas e docente dell’Università degli Studi di Milano.
Non bisogna dormire poco, ma nemmeno troppo
«In genere – esordisce il professor Selmi – questi studi tengono in considerazione le ore del riposo notturno, sono invece disponibili pochi dati circa la qualità del sonno: il dato è più soggettivo ed è difficile da registrare. L’ideale sarebbe dormire sette/otto ore a notte, esistono i cosiddetti riposatori rapidi a cui sono sufficienti quattro-cinque ore di riposo, ma sono l’eccezione. Molti studi su grandi numeri di soggetti rivelano che chi dorme meno di sei ore a notte ha una sopravvivenza inferiore, ma anche chi ne dorme più di dieci. Uno studio brasiliano del 2011 fa ha osservato 1.500 anziani per nove anni e ha evidenziato che chi dormiva più di nove ore a notte aveva un rischio mortalità più alto del 56% rispetto a chi ne dormiva sette. Un altro studio giapponese identifica un rischio più alto del 70%».
«Un dato interessante – prosegue il reumatologo di Humanitas – rispetto alla qualità del sonno, che però in questo caso è monitorabile, è quello che riguarda i soggetti affetti dalla sindrome delle apnee ostruttive del sonno, spesso correlata all’obesità. Durante la notte costoro non solo sono potenti russatori ma in alcuni momenti smettono di respirare, si svegliano (ma senza averne coscienza) e ricominciano a respirare. Il fenomeno è dovuto all’ostruzione delle vie aeree ma il risultato è che questi individui riposano male e soffrono di sonnolenza diurna presentando inoltre un alto rischio di mortalità cardiovascolare e uno stato infiammatorio cronico».
Chi dorme male ha problemi al sistema immunitario
«C’è poi un importante legame – conclude il professor Selmi – tra la qualità e la quantità del sonno, il sistema immunitario e la mortalità cardiovascolare. Le persone che dormono poco e male hanno un più alto livello di citochine infiammatorie, in particolare interleuchina 6 e TNF alfa. Sono disponibili farmaci biologici antinfiammatori contro il TNF alfa, che se somministrati ai pazienti affetti da apnee ostruttive del sonno ne migliorano la condizione. L’interleuchina 6 è un marcatore di infiammazione, di recente associata con grande forza al rischio cardiovascolare. Se ne riscontrano alti valori nelle persone che soffrono di insonnia. Ci sono inoltre in corso studi sulla prevenzione dell’infarto legata all’uso di farmaci in grado di bloccare l’interleuchina 6.
A cura di Valeria Leone