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Valentina Vezzali: una maternità vincente!

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Due ori olimpici, Sidney nel 2000 e Atene nel 2004. Ma la simpatica fiorettista di Jesi, Valentina Vezzali, la stoccata da vero record l’ha data… ai Mondiali di Lipsia lo scorso ottobre: quarto oro mondiale a quattro mesi dalla nascita del primo figlio!

Qual è la tua arma vincente, oltre, naturalmente, al fioretto?
“La capacità di mettermi sempre in discussione. Di non sentirmi mai arrivata e di guardare sempre all’avversario che sale in pedana come a un atleta con una sua dignità e che potrebbe battermi”.

Cos’è importante nella preparazione di un atleta per la vittoria?
“È importantissima l’alimentazione e contano molto il tipo di vita, come si allena e la tranquillità dell’ambiente che lo circonda”.

A tavola quali regole segui?
“Da poco prima di Atene il mio regime alimentare è quello della dieta ‘a zone’, che calibra gli equilibri tra carboidrati, proteine, grassi a ogni pasto: cinque in tutto, distribuiti per tutto l’arco della giornata, mai un digiuno superiore a 5 ore. Tra l’altro include molto pesce e l’apporto di olio di pesce Omega 3, che aiuta la concentrazione”.

Come mai la scelta di ‘metterti a dieta’?
“Innanzitutto l’età, a febbraio ho compiuto 32 anni; poi la mamma emiliana che mi tenta con buonissimi manicaretti; infine la valutazione, fatta insieme alla mia preparatrice atletica, che se avessi mangiato bene avrei reso meglio anche in pedana. Così, in collaborazione con il medico di Jesi e l’equipe Enervit, si è deciso di sottopormi a una serie di esami del sangue e si è ritenuto idoneo scegliere il regime a zone”.

Soddisfatta?
“I risultati parlano da soli. Abbinato all’esercizio fisico (tutte le diete dovrebbero esserlo) il nuovo regime alimentare mi ha aiutato a ritrovare il peso-forma dopo il parto (avevo preso ben 20 kg), e mi dà sazietà e soddisfazione. Prevede anche un gelato prima di andare a letto…”.

Come hai fatto a conciliare la mamma all’atleta decisa a tornare in pedana?
“In realtà ho sempre desiderato avere un figlio: ho cercato di ‘incastrarlo’ tra un’olimpiade e l’altra, poi ho avuto fortuna e sono riuscita ad arrivare in forma anche a Lipsia”.

Nella tua preparazione atletica è cambiato qualcosa?
“Ho dovuto rispettare le esigenze della gravidanza, del bambino, del puerpuerio: sono stata bloccata a letto da forti nausee i primi mesi, poi niente piscina per un’allergia al cloro, solo cyclette fino al sesto mese (anche 2 ore al giorno), infine grandi camminate. E la ripresa, 18 giorni dopo il parto, è stata graduale (ho allattato tre mesi), sotto il controllo della ginecologa. Questo non mi ha impedito di continuare a fare scherma: anzi, mi sento più forte di prima. Credevo che il parto, per un atleta, sarebbe stato una passeggiata… Poi, mentre Pietro nasceva, ho pensato: ‘Se ce l’ho fatta a partorire vincerò i mondiali’!”.

In programma un secondo figlio?
“Sì, ma adesso il primo obiettivo è Pechino!”.

Pensi che lo sport agonistico faccia bene alla salute?
“Credo che lo sport, agonistico e non, faccia bene. E consiglio alle persone sedentarie di abituarsi almeno a camminare mezz’ora al giorno e/o ad andare in piscina: un po’ di attività fisica che rompa la sedentarietà della vita quotidiana tra lavoro e casa penso sia salutare per tutti”.

Di Francesca Blasi

Immagini: www.valentinavezzali.it