Quali le cause del calo del desiderio nelle coppie moderne? La parola alla sessuologa Chiara Simonelli, docente di psicologia e psicopatologia del comportamento sessuale all’Università La Sapienza di Roma e direttrice dell’Istituto di Sessuologia Clinica.
Come reagisce la donna al calo del desiderio maschile?
“Di solito la prende molto male, non aiuta il suo uomo… e sbaglia anche lei! Ma questo vale per tutti le disfunzioni sessuali, anche quelli erettivi e dell’orgasmo”, precisa la sessuologa. “Chi è partner di una persona che sviluppa un sintomo sessuale si sente colpito in prima battuta e non aiuta l’altro. La donna, in particolare, reagisce istintivamente: comincia a pensare di essere poco attraente, mette il muso, si arrabbia, si deprime. L’idea più comune che le viene in mente? Lui ha l’amante. Ciò innesca una dinamica del rapporto angosciante con risentimenti forti. Addirittura può essere sintomatica di una coppia già “scoppiata”, che non esiste più”.
Ma il calo del desiderio maschile non potrebbe dipendere proprio dalla maggiore aggressività femminile: una sorta di inversione dei ruoli tipici dei due sessi?
“Non direi. Certamente il maschio è rimasto spiazzato, ma se analizziamo caso per caso si trova un po‘ di tutto… la controprova è una coppia da me conosciuta di recente in cui lui aveva il calo del desiderio, ma era particolarmente grato alla moglie che si non dimostrava aggressiva, sopportando la defaillance del partner molto docilmente. Ebbene: dopo mesi, lui non ha risolto il problema del calo del desiderio”.
Ma quali possono essere le cause? C’entrano qualcosa l’influenza ambientale, il carrierismo spinto, il lavoro al primo posto, la frenesia della vita moderna?
“Le cause elencate – conferma Chiara Simonelli – hanno grosse responsabilità. Bisogna capire che ognuno di noi può spendere energie fino ad un certo punto. Se si consumano tutte per il lavoro o la carriera, non resterà più nulla da investire, non solo in termini di prestazione, ma anche per un gioco erotico stimolante che riesca ad aprire quella “porta” misteriosa che conduce al piacere: invece, con il calo del desiderio si verifica una vera e propria fuga dall’argomento, perché avere un rapporto viene visto come un’ulteriore, faticosa performance. Se uno dei partner ha faticato tutto il giorno – non solo l’uomo che lavora, anche la casalinga – alla fine gli scatterà in testa un campanello che impone: “Basta, non mi chiedete più niente”. Ma entrano in ballo anche mediatori chimici cerebrali. Secondo uno studio recente, lavorare più di 48 ore alla settimana fa scattare nel cervello la produzione di endorfine che protegge dalla stanchezza. E’ come essere addormentati, con la soglia di sveglia molto alta. Il maschio si potrà risvegliare solo nel caso di uno stimolo molto forte, sconosciuto e inconsueto: se per esempio gli si para davanti una “top model” con le autoreggenti, allora potrà superare la soglia anche se alta. In caso contrario niente: basterà un piccolo malumore per farlo ritirare in buon ordine, con buona pace della partner abituale”.
E che ruolo ha l’overdose di stimoli erotici che ci circonda, attraverso immagini, suoni e altro: non subentrerà un pizzico di assuefazione?
“Verissimo, ma c’è la prova contraria: quando ci si innamora sul serio, basta pochissimo per smuoverci e per smuovere le montagne. L’amore passionale, l’essere coinvolti in modo più irrazionale da una persona ci fa subito dimenticare tutto quel repertorio di scuse che tendono a giustificare il calo del desiderio. E’ naturale: quando ci innamoriamo, il nostro desiderio erotico punta proprio lì, sul corpo della persona che ci piace, risvegliando il nostro immaginario personale”.
Secondo la sua esperienza, è più la depressione o l’eccesso di zelo nel proprio lavoro a causare il calo del desiderio?
“La colpa è dell’overdose di fatica, più che del lavoro in sé. Non dimentichiamo che la vita di ogni giorno è segnata da una serie di incombenze che rischia di svuotarci: la routine degli impegni. Pensi che oggi persino gli adolescenti girano con agende strapiene di appuntamenti. Tutti siamo iperstimolati, in particolare chi vive nelle grandi città… pensiamo alla sola fatica per spostarci da casa al lavoro, poi a scuola, più tardi in palestra, e per finire il corso di danza, … va a finire che ci manca il tempo per ricostruire quell’atmosfera interna, quel senso di libertà che possano stimolare un rapporto di coppia. Come vede, le giustificazioni non mancano…”.
Quali sono le classi sociali più colpite?
“Più si va giù nelle classi sociali e culturali, meno colpisce il calo del desiderio. Il maschio rozzo, con un livello culturale basso o che fa un lavoro poco gratificante, teme di più l’omosessualità maschile e – per citarne una – non permette alla sua donna di andare a cena fuori, da sola con le amiche. Ma forse non lo prevede neanche quest’ultima, se è della medesima estrazione sociale del marito. Discorso differente per l’intellettuale, il laureato, colui che svolge una buona professione o che viaggia spesso: egli vede meglio la parità dei ruoli sessuali, ha meno paura del nuovo e di tutta una serie di cose. Però, va in assuefazione molto prima e quindi entra in crisi più facilmente perché l’equilibrio uomo-donna è più dinamico, ma anche più fragile: ed ecco spuntare il calo del desiderio”.
Le soluzioni del calo del desiderio? Farmacologica o psicoterapica?
“Finora non è stato inventato nessun farmaco per curare il calo del desiderio. Gli afrodisiaci possono darci una mano. Andare in psicoterapia di coppia è una soluzione più interessante perché mette a confronto i due immaginari erotici ricercando, con l’aiuto dello specialista sessuologo, quanto di più sincero e nascosto c’è in lui e in lei”.
Quanto tempo occorre per rimettere insieme la coppia?
“Siamo realisti: meglio non creare facili illusioni”, ammette la Simonelli. “Dieci incontri potrebbero non essere sufficienti per risolvere un caso di calo del desiderio: ci vuole molto tempo e tanta pazienza, stimolando la maturità dei due partner. Dipende da quanto è grave la crisi e da quanto più precocemente la coppia si accorge del problema, ricorrendo allo psicologo o al sessuologo. Due i casi tipo. In coppie che hanno un buon affiatamento di base, in crisi da poco tempo, intervenendo subito si può ripristinare un equilibrio soddisfacente nel rapporto. In altre coppie, in cui sono subentrati forti rancori, solidificatisi nel tempo, i casi non si risolvono nemmeno in 2-3 anni e i fallimenti sono numerosi. E’ importante il ruolo del sessuologo ma è altrettanto fondamentale il contributo delle persone interessate: senza di loro non si fa proprio nulla perché dobbiamo anche assegnare i compiti per casa… e far sì che vengano svolti”.
Quali consigli dare a chi, onestamente, ammette il calo del desiderio?
“Lui dovrebbe tentare di mettersi nei panni di lei. E viceversa”, è la ricetta della professoressa Simonelli. “In questo siamo uguali, maschi e femmine. Se una donna subisce una serie di rifiuti dal suo lui, a lungo andare si sentirà mortificata. Ma quello che un uomo di solito non fa, peggiorando notevolmente la situazione, è gratificare la propria compagna, non solo dal punto di vista erotico. Per esempio: non le fa mai un complimento o una carezza. Lo sa perché non lo fa mai? Perché lui ha paura d’innescare quel processo di “non ritorno” che, dopo, non sarà in grado di controllare… cioè “se le do un bacio lei pensa che dobbiamo fare l’amore, e allora…”. Anche la donna però deve fare la sua parte: se si sente una pezza da piedi, una persona incapace… deve reagire, valorizzando al meglio la propria femminilità, facendo di tutto per rendersi più interessante e stimolante agli occhi del suo uomo…. Le cose belle si fanno in due: ricordiamolo!”.
A cura di Umberto Gambino
La prima parte dell’intervista è DESIDERIO AL TRAMONTO