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	<title>Featured Archives - Humanitas Salute</title>
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	<title>Featured Archives - Humanitas Salute</title>
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	<item>
		<title>Fiori di zucca ripieni al forno: un piatto saporito e leggero, povero di grassi e carboidrati</title>
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		<dc:creator><![CDATA[Redazione Humanitas Salute]]></dc:creator>
		<pubDate>Thu, 29 Mar 2018 11:00:00 +0000</pubDate>
				<category><![CDATA[Alimentazione]]></category>
		<category><![CDATA[Featured]]></category>
		<category><![CDATA[La Ricetta del Mese]]></category>
		<category><![CDATA[fiori di zucca]]></category>
		<category><![CDATA[humanitas]]></category>
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					<description><![CDATA[<p>I fiori di zucca ripieni al forno sono un secondo [&#8230;]</p>
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]]></description>
										<content:encoded><![CDATA[<p lang="en-US">I <strong>fiori di zucca ripieni al forno</strong> sono un secondo piatto o un contorno saporito e leggero, grazie alla cottura al forno. Prepararli richiede pochi minuti e un tocco di manualità.</p>
<h2 lang="en-US"><span lang="it-IT">Ingredienti (per 4 persone)</span></h2>
<ul>
<li>16 fiori di zucchina</li>
<li>100 gr di formaggio spalmabile light</li>
<li>2 zucchine piccole</li>
<li>7 pomodori secchi</li>
<li>1 cucchiaio di olio extravergine d&#8217;oliva</li>
<li>1 cucchiaio di vino bianco</li>
<li>sale e pepe qb</li>
</ul>
<h2>Preparazione</h2>
<p>Pulire delicatamente con carta umida i <strong>fiori di zucchina</strong>, privandoli del gambo e del pistillo interno al <strong>fiore</strong> mantenendoli interi. Tagliare le <strong>zucchine</strong> a cubetti e farle rosolare in padella con un po’ di vino bianco e un pizzico di sale. A questo punto preparare il ripieno unendo le zucchine saltate, i pomodori secchi tagliati a piccoli pezzi, il formaggio, sale e pepe e lavorare con un frullatore ad immersione fino ad ottenere un composto cremoso. Riempire i fiori con il composto ottenuto e adagiarli su una teglia da forno ricoperta di carta forno,  spolverare a piacimento con il pepe e per finire aggiungere un filo d’olio.</p>
<p>Infornare a 180°C per circa 10 minuti in forno statico. Una volta cotti lasciare intiepidire per circa 10 minuti  e servire.</p>
<p>&nbsp;</p>
<h2>Una ricetta ideale perché…</h2>
<p>Una ricetta rapida, sfiziosa che permette di gustare i fiori di zucca <strong>evitando i grassi e i carboidrati</strong> della classica frittura. I fiori di zucca ripieni al forno possono essere proposti sia come secondo piatto (magari raddoppiando le dosi) che come antipasto. Per dare un tocco di freschezza, possono essere aggiunte anche 3-4  foglie di <strong>menta</strong> agli ingredienti del ripieno.</p>
<p>&nbsp;</p>
<h2>Introito calorico e attività sportiva</h2>
<p>Per smaltire le 90 Kcal dei fiori di zucca ripieni al forno, tenendo come riferimento una persona di 70 Kg (se si pesa di meno si consuma di meno e quindi ci vuole più tempo) sarà necessario:</p>
<ul>
<li>Camminare a intensità moderata &#8211; 22 minuti</li>
<li>Correre a intensità moderata &#8211; 9 minuti</li>
<li>Andare in bicicletta a intensità moderata &#8211; 9 minuti</li>
<li>Nuotare a intensità moderata &#8211; 9 minuti</li>
<li>Lavori domestici -24 minuti</li>
</ul>
<p>&nbsp;</p>
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		<title>Mal di testa: 9 alimenti che lo scatenano</title>
		<link>https://www.humanitasalute.it/in-salute/dieta-e-alimentazione/67095-mal-di-testa-9-alimenti-che-lo-scatenano/</link>
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		<dc:creator><![CDATA[Redazione Humanitas Salute]]></dc:creator>
		<pubDate>Thu, 12 Oct 2017 22:00:00 +0000</pubDate>
				<category><![CDATA[Alimentazione]]></category>
		<category><![CDATA[Featured]]></category>
		<category><![CDATA[alcol]]></category>
		<category><![CDATA[alimentazione e mal di testa]]></category>
		<category><![CDATA[emicrania]]></category>
		<category><![CDATA[mal di testa]]></category>
		<category><![CDATA[Vincenzo Tullo]]></category>
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					<description><![CDATA[<p>Mal di testa e alimentazione: che relazione c&#8217;è? Tra i [&#8230;]</p>
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]]></description>
										<content:encoded><![CDATA[<p><iframe src="https://www.youtube.com/embed/6HlEzs_9ubM" width="560" height="315" frameborder="0" allowfullscreen="allowfullscreen"></iframe></p>
<p><strong>Mal di testa</strong> e <strong>alimentazione</strong>: che relazione c&#8217;è? Tra i fattori che possono scatenare un attacco di mal di testa c&#8217;è anche il cibo: formaggi stagionati, frutta secca, cioccolato, ma anche vino e superalcolici, possono causare dolore alla testa.</p>
<p>In questo caso si tratta di <a href="http://www.humanitas.it/pazienti/malattie-e-cure/testa-e-collo/7972-emicrania" target="_blank" rel="nofollow noopener">emicrania</a>, tra le forme più ricorrenti di mal di testa. Almeno il 10-12% della popolazione ne soffre; una percentuale simile, pari al 9%, anche tra i bambini under 12. L’emicrania è una cefalea primaria caratterizzata da dolore pulsante e localizzato, che si manifesta di solito insieme ad altri sintomi: <a href="http://www.humanitas.it/enciclopedia/sintomi/8701-nausea" target="_blank" rel="nofollow noopener">nausea</a>, vomito, fotofobia e fonofobia (ovvero intolleranza a luci e rumori) e dura da qualche ora fino a massimo tre giorni.</p>
<p>Tra i diversi fattori che possono scatenare una crisi di mal di testa, oltre allo stress o alle variazioni meteorologiche, anche l&#8217;alimentazione. Ma quali sono i cibi da cui stare alla larga per evitare attacchi di emicrania? Risponde il dottor <a href="http://www.humanitas.it/pazienti/info/i-nostri-medici/8158-tullo-vincenzo" target="_blank" rel="nofollow noopener">Vincenzo Tullo</a>, specialista neurologo e responsabile dell&#8217;ambulatorio sulle cefalee di Humanitas LAB.</p>
<ul>
<li>cioccolato</li>
<li>caffè</li>
<li>alcolici e superalcolici</li>
<li>carni rosse e insaccati, ricchi di nitriti e nitrati</li>
<li>patatine fritte e cibi fritti in generale</li>
<li>dadi da brodo</li>
<li>cibo orientale, che contiene glutammato</li>
<li>frutta secca</li>
<li>formaggi stagionati</li>
</ul>
<p>È una questione anche di quantità? «Sì, le quantità sono importanti e non solo per questi alimenti, ma anche per la dieta in generale. Il mal di testa, infatti, può sorgere perché, ad esempio, la digestione è faticosa e lenta e quindi un pranzo o una cena abbondante, indipendentemente dai cibi che scatenano il dolore, può causare un attacco in soggetti emicranici», spiega l&#8217;esperto.</p>
<h2>Per prevenire il mal di testa meglio frutta fresca e verdura di stagione</h2>
<p>Questa associazione tra mal di testa e alimentazione suggerisce dall&#8217;altro lato l&#8217;indicazione secondo cui è utile modificare gli stili di vita per contrastare l&#8217;insorgenza del dolore. Per prima cosa è necessario eliminare dalla dieta i cibi che scatenano il mal di testa, ma dall&#8217;altro si possono privilegiare gli<strong> alimenti “amici”</strong> del sistema nervoso: «Per esempio cibi freschi, frutta di stagione e ortaggi», suggerisce il dottor Tullo.</p>
<p>Seguire uno <strong>stile di vita salutare</strong> sarà certamente prezioso per ridurre la frequenza e l’intensità degli attacchi di mal di testa. Oltre all&#8217;alimentazione, anche un sonno veramente ristoratore e una moderata ma regolare attività fisica sono i due pilastri su cui sorreggere uno stile di vita sano in chiave preventiva. «I medici consigliano ai soggetti emicranici di mangiare a orari regolari, di non saltare i pasti, di non digiunare (anche l&#8217;ipoglicemia “costa” a chi soffre di mal di testa), di bere almeno 1,5 litri di acqua al giorno e di non abusare di farmaci antidolorifici che contengono caffeina», dice in conclusione lo specialista.</p>
<p>&nbsp;</p>
<p><iframe title="Mal di testa, sonno e cibo: esiste una relazione?" width="1200" height="675" src="https://www.youtube.com/embed/hEJzw0seXI4?feature=oembed" frameborder="0" allow="accelerometer; autoplay; clipboard-write; encrypted-media; gyroscope; picture-in-picture; web-share" referrerpolicy="strict-origin-when-cross-origin" allowfullscreen></iframe></p>
<p>&nbsp;</p>
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		<title>Stevia, il dolcificante adatto per chi è affetto da diabete</title>
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		<dc:creator><![CDATA[Redazione Humanitas Salute]]></dc:creator>
		<pubDate>Thu, 31 Aug 2017 22:00:00 +0000</pubDate>
				<category><![CDATA[Alimentazione]]></category>
		<category><![CDATA[Featured]]></category>
		<category><![CDATA[diabete]]></category>
		<category><![CDATA[Manuela Pastore]]></category>
		<category><![CDATA[stevia]]></category>
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					<description><![CDATA[<p>La stevia è il nome comune con cui viene indicato [&#8230;]</p>
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										<content:encoded><![CDATA[<p><iframe src="https://www.youtube.com/embed/S9yf1td8Xjk" width="560" height="315" frameborder="0" allowfullscreen="allowfullscreen"></iframe></p>
<p align="justify">La <strong>stevia</strong> è il nome comune con cui viene indicato l&#8217;estratto di una pianta, la Stevia rebaudiana, diffusa in particolare in Sud America e Asia. È un dolcificante naturale e non calorico, centinaia di volte più dolce dello zucchero. L&#8217;estratto in polvere delle foglie è il prodotto più facilmente reperibile di stevia e si trova in erboristeria, farmacia e supermercato. Si può usare per addolcire caffè, yogurt e frutta, ad esempio, o nella preparazione di dolci.</p>
<p align="justify">Nel 2011 la Commissione europea ha adottato il regolamento con cui ha concesso l&#8217;autorizzazione all&#8217;uso della stevia come dolcificante negli alimenti. Per le sue proprietà la stevia si rivela un prodotto utile per ridurre l&#8217;apporto calorico nella dieta alimentare oltre a giocare un ruolo chiave nella prevenzione e nel trattamento dei disturbi metabolici. Ancora, sostituendo il saccarosio, ovvero lo zucchero comune, la stevia può essere un mezzo di contrasto e prevenzione della carie dentale.</p>
<p align="justify"> </p>
<h2 align="justify">La stevia è un alimento indicato anche per le persone affette da diabete? Perché?</h2>
<p align="justify">«Avendo potere calorico e indice glicemico nullo per la presenza di glicosidi steviolici, il rebaudioside A e lo stevioside, la <strong>stevia</strong> può essere introdotta nell’alimentazione del paziente <strong>diabetico</strong> perché, diversamente dal saccarosio, la sua assunzione non determina la comparsa di picchi glicemici. Ciò può essere utile, ma solo nell’ambito di una dieta equilibrata, che preveda la giusta quota di calorie e di nutrienti», risponde la dottoressa <a href="http://www.humanitas.it/pazienti/info/i-nostri-medici/3974-pastore-manuela" target="_blank" rel="nofollow noopener">Manuela Pastore</a>, dietista dell&#8217;ospedale Humanitas.</p>
<p align="justify">La stevia si è meritata l&#8217;attenzione della comunità scientifica ed è stata oggetto di diverse ricerche. Secondo uno studio del 2004 apparso sulla rivista Metabolism e condotto su modelli sperimentali, un composto della stevia sarebbe in grado di stimolare la produzione di insulina e potrebbe essere coinvolto nel trattamento del <a href="http://www.humanitas.it/pazienti/malattie-e-cure/malattie-metaboliche/7604-diabete-tipo-2" target="_blank" rel="nofollow noopener">diabete di tipo 2</a>.</p>
<p align="justify">Un&#8217;altra ricerca dell&#8217;anno precedente, invece, aveva dimostrato come un altro composto della stevia riducesse il livello di glicemia postprandiale nei pazienti affetti da <strong>diabete</strong> di tipo 2, suggerendo effetti benefici sul metabolismo del glucosio.</p>
<h2 align="justify">Perché la stevia potrebbe essere coinvolta nel trattamento del diabete di tipo 2 come suggeriscono queste due ricerche?</h2>
<p align="justify">«I risultati emersi dalle suddette ricerche necessitano di essere ulteriormente approfonditi e indagati per poter affermare che questo dolcificante possa curare una patologia metabolica multifattoriale come diabete di tipo 2. Lo studio è stato condotto nel 2004 in Danimarca, ben 7 anni prima che l’uso alimentare della stevia venisse autorizzato dall’EFSA. Tale studio ha visto coinvolto un numero troppo limitato di pazienti e senza standardizzare la dieta e altri parametri per poter trarre conclusioni soddisfacenti: i risultati andrebbero approfonditi, ma dal 2004 a oggi non si è fatta ulteriore chiarezza», conclude la specialista.</p>
<p align="justify">
<p>The post <a href="https://www.humanitasalute.it/in-salute/dieta-e-alimentazione/66990-stevia-il-dolcificante-adatto-per-chi-e-affetto-da-diabete/">Stevia, il dolcificante adatto per chi è affetto da diabete</a> appeared first on <a href="https://www.humanitasalute.it">Humanitas Salute</a>.</p>
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		<item>
		<title>Con la vitamina C pelle protetta e difese immunitarie assicurate</title>
		<link>https://www.humanitasalute.it/in-salute/dieta-e-alimentazione/66746-con-la-vitamina-c-pelle-protetta-e-difese-immunitarie-assicurate/</link>
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		<dc:creator><![CDATA[Redazione Humanitas Salute]]></dc:creator>
		<pubDate>Sat, 24 Jun 2017 22:00:00 +0000</pubDate>
				<category><![CDATA[Alimentazione]]></category>
		<category><![CDATA[Featured]]></category>
		<category><![CDATA[Manuela Pastore]]></category>
		<category><![CDATA[scorbuto]]></category>
		<category><![CDATA[vitamina C.]]></category>
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					<description><![CDATA[<p>Vitamina C: protegge la pelle dai raggi ultravioletti, stimola le [&#8230;]</p>
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]]></description>
										<content:encoded><![CDATA[<p class="western"><strong>Vitamina C</strong>: protegge la <strong>pelle</strong> dai raggi ultravioletti, stimola le <strong>difese immunitarie,</strong> ha un potente effetto antiossidante, contrasta gli effetti di sostanze tossiche provenienti dal fumo e dall&#8217;inquinamento, interviene nella sintesi di alcuni importanti ormoni e neurotrasmettitori, favorisce la produzione di collagene, fondamentale per la struttura di muscoli, ossa, cartilagini e tessuti, facilita l&#8217;assorbimento del ferro introdotto con la dieta e previene i danni provocati da sostanze conservanti come nitrati e nitriti. Ecco otto buoni motivi per non trascurare l’introito quotidiano di <strong>vitamina C</strong>. A parlare di questa vitamina e a illustrarne le proprietà benefiche per l’organismo è la dottoressa <a href="http://www.humanitas.it/pazienti/info/i-nostri-medici/3974-pastore-manuela" target="_blank" rel="nofollow noopener">Manuela Pastore</a>, dietista dell’Istituto Clinico Humanitas di Rozzano (Milano)</p>
<p>«I nuovi LARN indicano che il fabbisogno giornaliero di questa <strong>vitamina</strong> idrosolubile è, per l&#8217;età adulta, di 60-75 mg, fabbisogno che aumenta durante la gravidanza e l&#8217;allattamento. Da anni è risaputo che la carenza prolungata di <strong>vitamina</strong> <strong>C</strong> determina lo scorbuto: una malattia caratterizzata da affaticamento, fragilità capillare, sensibilità alle infezioni, <a href="http://www.humanitas.it/enciclopedia/sintomi/8791-sanguinamento-delle-gengive" target="_blank" rel="nofollow noopener">sanguinamento delle gengive</a>, <a href="http://www.humanitas.it/enciclopedia/sintomi/8775-petecchia" target="_blank" rel="nofollow noopener">emorragie petecchiali</a>, seguiti poi da una sintomatologia a carico di ossa e cartilagini.</p>
<p>«Dal momento che l&#8217;organismo umano, a differenza di quello di numerosi animali, non possiede vie metaboliche in grado di produrre <strong>vitamina C</strong>, l&#8217;unica fonte da cui potersi rifornire è attraverso la dieta. Esiste tuttavia una piccola riserva a livello delle ghiandole surrenali, che però deve sempre essere ripristinata. È preferibile assumerla in più momenti nella giornata piuttosto che in un unico carico perché i recettori in grado di captarla hanno un grado di saturazione basso, pertanto l&#8217;eccesso viene perso con le urine», continua la studiosa.</p>
<h2>Quali sono gli alimenti più ricchi di vitamina C?</h2>
<p>La <strong>vitamina C</strong> è presente in numerosi alimenti tra cui gli ortaggi freschi presentano senza dubbio la fonte principale: non solo gli agrumi come arance, pompelmi, limoni, che sono associati per antonomasia a questa vitamina, ma anche in uva, peperoni, rucola, kiwi, broccoli, cavolini di Bruxelles, fragole e lattuga. Bisogna però ricordare però che aria, luce e temperatura sono in grado di ridurre la biodisponibilità alimentare del micronutriente. Per godere a pieno dei suoi pregi salutistici sarebbe consigliabile adottare appropriate metodologie di conservazione degli alimenti e soprattutto evitare cotture eccessive e per tempi prolungate.</p>
<p>&nbsp;</p>
<h2>Vitamina C, articoli correlati:</h2>
<ul>
<li><a href="https://www.humanitasalute.it/dieta-e-alimentazione/6896-insaporiamo-i-cibi-con-le-arance/" target="_blank" rel="noopener">Insaporiamo i cibi con le arance!</a></li>
<li><a href="https://www.humanitasalute.it/dieta-e-alimentazione/38267-verdure-cotte-o-crude-per-la-salute-e-sempre-ok/" target="_blank" rel="noopener">Verdure cotte o crude? Per la salute è sempre ok</a></li>
<li><a href="https://www.humanitasalute.it/benessere-casa-e-lavoro/30971-acqua-e-limone-cosi-si-digerisce-meglio/" target="_blank" rel="noopener">Acqua e limone, un aiuto per la digestione</a></li>
</ul>
<p>The post <a href="https://www.humanitasalute.it/in-salute/dieta-e-alimentazione/66746-con-la-vitamina-c-pelle-protetta-e-difese-immunitarie-assicurate/">Con la vitamina C pelle protetta e difese immunitarie assicurate</a> appeared first on <a href="https://www.humanitasalute.it">Humanitas Salute</a>.</p>
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		<item>
		<title>Tappo di cerume, come rimuoverlo?</title>
		<link>https://www.humanitasalute.it/prima-pagina-ed-eventi/66702-tappo-di-cerume-ecco-come-liberarsene/</link>
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		<dc:creator><![CDATA[Redazione Humanitas Salute]]></dc:creator>
		<pubDate>Sat, 03 Jun 2017 22:00:00 +0000</pubDate>
				<category><![CDATA[Featured]]></category>
		<category><![CDATA[Magazine]]></category>
		<category><![CDATA[cerume]]></category>
		<category><![CDATA[igiene personale]]></category>
		<category><![CDATA[Luca Malvezzi]]></category>
		<category><![CDATA[orecchio]]></category>
		<category><![CDATA[tappo di cerume]]></category>
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					<description><![CDATA[<p>Tutti possono fare i conti con un tappo di cerume. [&#8230;]</p>
<p>The post <a href="https://www.humanitasalute.it/prima-pagina-ed-eventi/66702-tappo-di-cerume-ecco-come-liberarsene/">Tappo di cerume, come rimuoverlo?</a> appeared first on <a href="https://www.humanitasalute.it">Humanitas Salute</a>.</p>
]]></description>
										<content:encoded><![CDATA[<p align="justify">Tutti possono fare i conti con un <strong>tappo di cerume</strong>. Se questa sostanza non viene espulsa facilmente, può formarsi un accumulo che solo l&#8217;intervento di uno specialista è in grado di eliminare. A dire cosa è meglio fare e cosa invece è bene evitare per una buona <strong>pulizia delle orecchie</strong> è il dottor <a href="http://www.humanitas.it/pazienti/info/i-nostri-medici/207-malvezzi-luca" target="_blank" rel="nofollow noopener">Luca Malvezzi</a>, otorinolaringoiatra dell&#8217;ospedale Humanitas.</p>
<p align="justify">
<h2 align="justify">Pulizia dell&#8217;orecchio: meglio non esagerare</h2>
<p align="justify">Il <strong>cerume</strong> è una sostanza prodotta da alcune ghiandole cutanee dell&#8217;orecchio esterno, formato da grassi, proteine e sali inorganici disciolti in acqua. È una sostanza protettiva che contribuisce a rendere impermeabile l&#8217;<strong>orecchio</strong> e a espellere lo strato epidermico superficiale. Inoltre lo protegge dall’ingresso di batteri e funghi. Pertanto non bisogna considerarlo effetto di una scarsa igiene personale e l’orecchio non deve essere lindo come la biancheria intima! Infatti dalla <strong>pulizia</strong> “eccessiva” possono derivare più danni che benefici, anzi possiamo essere noi stessi, con le abitudini ereditate da genitori e nonni, a creare le condizioni favorevoli per l’accumulo di eccessivo cerume e il formarsi del tappo.</p>
<p align="justify">In ogni caso, solo raramente il tappo di cerume è responsabile di problemi rilevanti all&#8217;orecchio. Certamente alla sua prima insorgenza in soggetti che mai hanno presentato questo problema, può destare sorpresa o spavento sentirsi “assordati” dopo una doccia o un bagno in piscina per effetto del fatto che il cerume, igroscopico, si è gonfiato ostruendo completamente il condotto uditivo esterno. Può rappresentare una situazione sgradevole l’instabilità soggettiva derivata da un tappo di cerume che preme sulla membrana del <strong>timpano</strong>. Può in alcuni casi rappresentare un fastidio vicino al dolore la presenza di un tappo che ha prodotto una piccola infiammazione di una regione anatomica estremamente delicata ed innervata come l’orecchio.</p>
<p align="justify">Nella stragrande maggioranza dei soggetti tuttavia, la formazione del tappo di cerume ha una ricorrenza nella vita e solo con la programmazione di una valutazione periodica per l’<strong>igienizzazione</strong> del condotto uditivo esterno oltre che non eseguendo le manovre che favoriscono la formazione di cerume, si evitano situazione spiacevoli come un week-end di sole e piscina compresso dal dolore auricolare o accessi inutili ed evitabili nei pronto soccorsi di tanti ospedali italiani! Sempre buona norma rivolgersi ad uno specialista se si nota qualcosa che non va in particolare per un organo importante come l’orecchio.</p>
<h2>Bastoncini di ovatta sì o no? Cosa fare per una corretta igiene quotidiana e quali rischi da pratiche d&#8217;igiene scorrette?</h2>
<p align="justify">Neppure la mia mamma ci crede quando glielo racconto, ma l’orecchio si pulisce da solo! Attraverso l’azione migratoria della pelle verso l’eterno e l’azione di microscopici peli che favoriscono il trasporto dello “sporco” all’esterno del condotto. Questo self cleaning non è sempre efficiente, ad esempio chi presenta malattie della pelle, una su tutte la <a href="http://www.humanitas.it/pazienti/malattie-e-cure/pelle/3815-psoriasi" target="_blank" rel="nofollow noopener">psoriasi</a>, è certamente sfavorito nell’autoigienizzazione dell’orecchio, ma allo stesso tempo è penalizzato anche chi reitera l’utilizzo di bastoncini con cotone (<strong>cotton fioc</strong>) perché rade a zero questo apparato pilifero e quindi toglie all’orecchio la sua naturale strategia di pulizia. Per <strong>pulire l’orecchio</strong> è sufficiente lavarlo come si lavano le mani, la faccia e il corpo nell’ambito della nostra quotidiana igiene. E per asciugarlo invece che infilare carta igienica o asciugamani, il fon a distanza può rappresentare un buon suggerimento.</p>
<p align="justify">
<h2 align="justify">Tappo di cerume, perché si forma?</h2>
<p align="justify">Il tappo di cerume si può formare per tante differenti cause anche provocate da noi stessi. Malattie della pelle come <strong>dermatosi </strong>o<strong> psoriasi</strong> riducono il self cleaning della stessa e ne favoriscono l’accumulo insieme a cerume nel condotto uditivo esterno. Alcuni soggetti presentano un’anatomia sfavorevole per la presenza di esostosi, protuberanze ossee del condotto uditivo esterno, o un condotto stenotico all’imbocco o, ancora, l’abbondante presenza di peli che ne limitano l’autopulizia. Anche piccole e transitorie infezioni della pelle possono interferire con la sua igienizzazione e portare alla formazione di accumuli di detriti cheratinici misti a cerume nel condotto uditivo esterno.</p>
<h2>Il tappo di cerume può colpire di più alcune persone? Stare sott&#8217;acqua ne favorisce la formazione?</h2>
<p align="justify">Sì, certamente perché per fortuna non siamo tutti uguali, anzi la diversità dovrebbe essere considerata un pregio in luogo dell’omologazione sociale. E allora alcuni non possono proprio fare a meno di pulirsi le orecchie in modo compulsivo con il <strong>cotton fioc</strong> e ogni tanto l’orecchio glielo deve pulire l’otorino; chi ha malattie della pelle presenta di frequente questo problema. Anche l’età può esserlo perché la pelle si disidrata ed è meno pronta all’autoigienizzazione. Le stenosi del condotto e quindi le condizioni anatomiche possono favorire l’accumulo di <strong>cerume</strong>. Tuttavia queste situazioni non devono nel modo più assoluto limitare le nostre attività tanto meno l’attività in acqua, che non è affatto una causa predisponente la formazione di cerume, solo una causa che ne provoca il peggioramento del fastidio.</p>
<h2 align="justify">I rimedi fai-da-te come i coni di cera aiutano?</h2>
<p align="justify">Il rimedio naturale <strong>migliore</strong> è la natura stessa che da sé ha pensato a come pulire le orecchio.<br />
Il <strong>cono di cera</strong> è uno strumento bizzarro. Provate a consultare un otorinolaringoiatra e magari nell’ambito della visita farvi fotografare il vostro orecchio perfettamente pulito. A casa utilizzate il cono di cera e vedrete prodursi del bruno! Non è cerume formatosi nel percorso dal gabinetto medico a casa, ma in prodotto di combustione della paraffina con cui il cono di cera è fatto. Se quella paraffina finisse nel condotto uditivo esterno solidificandosi toglierla sarebbe un bel problema per medico e paziente!</p>
<p align="justify">
<p>The post <a href="https://www.humanitasalute.it/prima-pagina-ed-eventi/66702-tappo-di-cerume-ecco-come-liberarsene/">Tappo di cerume, come rimuoverlo?</a> appeared first on <a href="https://www.humanitasalute.it">Humanitas Salute</a>.</p>
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		<title>Il cibo: un elisir di lunga vita &#8211; il segreto per vivere a lungo</title>
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		<dc:creator><![CDATA[Redazione Humanitas Salute]]></dc:creator>
		<pubDate>Thu, 18 May 2017 22:00:00 +0000</pubDate>
				<category><![CDATA[Alimentazione]]></category>
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		<category><![CDATA[nutrizione]]></category>
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					<description><![CDATA[<p>Quando si inizia una dieta, il motivo più importante non [&#8230;]</p>
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										<content:encoded><![CDATA[<p style="text-align: justify;">Quando si inizia una dieta, il motivo più importante non è tanto il perdere peso, quanto ritornare ad avere un buono stato di salute.<br />
 Purtroppo conviviamo con svariati tipi di malattie: i tumori, il diabete e le malattie cardiovascolari sono ancora oggi le più diffuse. E’ dunque difficile credere che si possa vivere sani fino a 100-120 anni. Eppure è possibile! Cerchiamo di capire il perché con l’aiuto della <strong><a href="http://www.materdomini.it/centro-diagnostico/area/4589-nutrizione-e-salute">biologa nutrizionista </a>Marzia Sucameli</strong>, specialista di <a href="http://www.materdomini.it/">Humanitas Mater Domini</a> e del <a href="http://www.materdomini.it/pazienti/info/info-utili/4234-poliambulatorio-di-lainate">Poliambulatorio di Lainate</a>.</p>
<p style="text-align: justify;">L’<strong>alimentazione</strong> è il fattore più importante che si può controllare e da cui dipende, in gran parte, la <strong>durata della nostra vita</strong>. E’ ormai scientificamente dimostrato che l’obesità è uno dei maggiori fattori di rischio del diabete, così come l’invecchiamento è il maggiore fattore di rischio per l’insorgenza di Alzheimer, tumori e malattie cardiovascolari. <br />
 “Come dimostrato recentemente dalle ricerche del Dottor Valter Longo, la probabilità che una donna di 20 anni si ammali di <a href="http://www.materdomini.it/area-oncologia/patologie-e-cure/mammella/3695-tumore-seno">tumore al seno</a> è 1 su 2000, diventa invece 1 su 24 per una donna di 70 anni. La probabilità aumenta di ben 100 volte!” – spiega la specialista. “Si può, dunque, <strong>influenzare</strong> la possibilità di sviluppare <strong>certe malattie</strong> agendo sul programma genetico e i suoi regolatori <strong>attraverso l’alimentazione</strong>. <br />
 Da tempo è infatti stato dimostrato come gli zuccheri e le proteine influenzano i <strong>geni che accelerano l’invecchiament</strong>o: GH-IGF1, PKA E TOR S6K”.</p>
<p style="text-align: justify;">Il GH (ormone della crescita) agisce tramite un altro fattore chiamato IGF-1. È stato ampiamente dimostrato come tutti i prodotti animali (in particolare le <strong>proteine animali</strong>) aumentano tale fattore e di conseguenza anche il GH. Ed è proprio questo l’aspetto sul quale si può agire con l’alimentazione. <strong>Per vivere a lungo</strong> e <strong>senza malattie</strong>, bisogna aver chiaro che le proteine aumentano IGF-1 e GH e, più alti sono questi fattori, maggiore è il rischio di contrarre tumori, diabete e altre patologie.</p>
<p style="text-align: justify;">In teoria, dai 20-25 anni fino ai 70 anni si dovrebbero eliminare quasi tutte le proteine animali (carne, latte e uova) e <strong>preferire un’alimentazione basata su cereali</strong> (meglio se integrali) come pane, pasta, orzo, farro, patate, olio extravergine d’oliva, olive, frutta secca (ottima fonte di minerali, vitamine, acidi grassi essenziali e proteine vegetali), <strong>frutta fresca, verdure, legumi</strong> (fonte di proteine vegetali e micronutrienti fondamentali come il ferro). Circa <strong>3 volte</strong> a settimana, è consigliato inserire <strong>pesce</strong> (meglio quello azzurro per il suo contenuto in omega 6 e omega 3) e qualche volta i <strong>formaggi caprini</strong> (es: feta). <br />
 Questa è la <strong>dieta ideale</strong> per <strong>prevenire</strong> tutte le patologie citate della specialista. Tuttavia, poiché ormai da troppo tempo la maggior parte delle persone ha un’alimentazione diversa da quella “ideale”, è dunque difficile cambiare radicalmente il proprio stile alimentare.</p>
<p>Un ultimo consiglio della nutrizionista Sucameli: “Ogni tanto, mangiare una bistecca o bere un cappuccino non compromette di certo la salute, basta non abusare!”</p>
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		<title>Dolore cervicale, in quali casi si tratta di ernia del disco?</title>
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		<dc:creator><![CDATA[Redazione Humanitas Salute]]></dc:creator>
		<pubDate>Thu, 11 May 2017 22:00:00 +0000</pubDate>
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					<description><![CDATA[<p>Circa il 18% della popolazione soffre di dolori cervicali saltuari, [&#8230;]</p>
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										<content:encoded><![CDATA[<p style="text-align: left;">Circa il 18% della popolazione soffre di <strong>dolori cervicali</strong> saltuari, episodici o addirittura costanti. A volte però il dolore può diventare persistente, manifestarsi come acuto, molto simile ad una stilettata o flash doloroso che si protrae da una scapola all’altra. In alcuni casi, quando il <strong>dolore cervicale</strong> è cronico e non passa né con i classici accorgimenti né con i farmaci antidolorifici, si può invece ipotizzare la presenza di un’<a href="http://www.materdomini.it/pazienti/malattie-e-cure/ossa-e-articolazioni/4572-ernia-discale-cervicale"><strong>ernia del disco cervicale</strong></a>. Ne parliamo con il dottor<strong><a href="http://www.materdomini.it/pazienti/info/i-nostri-medici/4567-todaro-carlo-antonio"> Carlo Antonio Todaro</a></strong>, Responsabile del <a href="http://www.materdomini.it/area-ortopedia/percorso-del-paziente/4569-colonna">Centro di Chirurgia Mininvasiva della Colonna</a> di <a href="http://www.materdomini.it/">Humanitas Mater Domini</a>.</p>
<p style="text-align: left;">«L’ernia del disco cervicale  è una problematica abbastanza diffusa ed è dovuta alla degenerazione ed alla protrusione dei dischi vertebrali che si trovano nella zona del collo. I dischi intervertebrali fungono come dei “cuscinetti” tra le vertebre al fine di ridurre gli attriti, garantire tutti i movimenti del collo ed attutire i traumi. Può accadere che, per effetto naturale o genetico, per posture sbagliate, per traumi acuti o cronici continuati nel tempo (come le sollecitazioni che subiscono gli autisti o i barcaioli) i dischi cervicali subiscano una degenerazione che causa la fuoriuscita di parte di essi (il nucleo polposo) dalla propria sede e vada a comprimere le strutture midollari e nervose presenti all’interno della colonna», spiega lo specialista.</p>
<p style="text-align: left;">(Per approfondire leggi qui: <a href="https://www.humanitasalute.it/lo-sai-che/47773-lo-sai-la-scrivania-ben-organizzata-riduce-rischio-cervicale/" target="_blank" rel="noopener noreferrer">Lo sai che la scrivania ben organizzata riduce il rischio di cervicale?</a>)</p>
<h2 style="text-align: left;">Dimmi i tuoi sintomi!</h2>
<p style="text-align: left;">I sintomi tipici dell’ernia del disco cervicale sono molto simili a quelli della classica “<strong>cervicale</strong>”, nonché delle contratture del collo e per questo molto spesso vengono sottovalutati dal paziente. Un errore da evitare, perché si tratta di una patologia che può peggiorare nel tempo. Può capitare che, insieme al dolore sordo, il paziente avverta un formicolio che scende lungo il braccio, coinvolga le dita della mano e addirittura possa interessare anche parte del viso o della nuca. Altri sintomi sono la sensazione di nausea, la cefalea, le vertigini e la sensazione di debolezza alle dita della mano ed anche alle gambe.</p>
<h2 style="text-align: left;">Ernia cervicale, come curarla?</h2>
<p style="text-align: left;">L’<strong>ernia cervicale</strong> può essere trattata con massaggi decontratturanti, applicazioni di tipo elettrico o magnetico al collo o tecniche mininvasive quali l’ozonoterapia e l’intervento chirurgico. «L’<strong><a href="http://www.materdomini.it/area-ortopedia/trattamenti/4571-ozonoterapia">ozonoterapia</a></strong> rappresenta un valido trattamento al problema dell’ernia discale cervicale. Il trattamento consiste nell’iniezione di una miscela d’ossigeno a livello cervicale. Ne consegue che la tensione discale ed il dolore sono alleviati grazie al potere antinfiammatorio dell’ozono. La terapia può essere però eseguita solo in casi selezionati, ossia quando il disco è ancora contenuto e l’unico sintomo è il dolore», spiega il dottor Todaro.</p>
<p style="text-align: left;">Quando è indicato l’intervento chirurgico, la tecnica di elezione è l’approccio mininvasivo, che consiste nell’asportazione dell’ernia insieme al <strong>disco</strong> e la sostituzione del disco vero e proprio (un cuscinetto) con uno artificiale. Avvalendosi di un microscopio operatorio, il chirurgo rispetta le strutture nervose (meno “invasivo”) e quelle ossee e legamentose (meno “demolitivo”). Poiché la colonna vertebrale è un insieme di vertebre che permettono il movimento e sopportano il carico, più la struttura è rispettata, più viene conservata la sua funzione.</p>
<p style="text-align: left;">(Per approfondire leggi qui: <a href="https://www.humanitasalute.it/prima-pagina-ed-eventi/39055-cervicale-sfatiamo-i-falsi-miti/" target="_blank" rel="noopener noreferrer">Cervicale, sfatiamo i falsi miti</a>)</p>
<p style="text-align: left;">«Nel caso delle ernie discali cervicali, l’approccio chirurgico si chiama “discectomia anteriore”. Questa scelta dipende dalla tipologia dell’ernia (dura o molle), dalla qualità dei dischi, dalle abitudini di vita e di sport e dall’età. Quando si asporta un’<strong>ernia discale</strong>, si asporta il prodotto del mal uso della colonna. Dopo l’intervento, quindi, si deve modificare l’uso della colonna correggendo la postura. E&#8217; quasi un dovere dedicarsi alla ginnastica ed al movimento fisico, ma soprattutto coltivare una disciplina sportiva», conclude il dottor Todaro.</p>
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		<title>Da oggi, in menopausa, prurito e secchezza sono solo un lontano ricordo</title>
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		<dc:creator><![CDATA[Redazione Humanitas Salute]]></dc:creator>
		<pubDate>Thu, 20 Apr 2017 22:00:00 +0000</pubDate>
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					<description><![CDATA[<p>Arriva anche in Italia un nuovo farmaco orale, privo di [&#8230;]</p>
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										<content:encoded><![CDATA[<p style="text-align: justify;">Arriva anche in Italia un nuovo farmaco orale, privo di ormoni, per il trattamento dell’<strong>atrofia vulvare e vaginale sintomatica (AVV)</strong>, problematica che riguarda circa <strong>il 50% delle donne in post menopausa</strong> (naturale o indotta chirurgicamente/farmacologicamente) e i cui sintomi principali sono secchezza vaginale e dolore durante i rapporti sessuali (dispareunia). Scopriamo le caratteristiche di questa novità con l’aiuto della <strong><a href="http://www.materdomini.it/pazienti/info/i-nostri-medici/4436-garofalo-greta">dottoressa Greta Garofalo</a>, specialista in <a href="http://www.materdomini.it/pazienti/info/unita-operative/841-ginecologia">ginecologia e ostetricia di Humanitas Mater Domini</a></strong>.</p>
<h2 style="text-align: justify;">Vita di coppia in difficoltà se si soffre di atrofia vulvovaginale</h2>
<p style="text-align: justify;">L’atrofia vulvovaginale è ancora poco conosciuta e non adeguatamente diagnosticata: il 63% delle donne non sa che è una condizione cronica ed anche alcuni medici non ne parlano frequentemente con le pazienti. <strong>Irritazione, bruciore, prurito, infiammazione e dolore durante i rapporti sessuali</strong>: ecco i principali <strong>sintomi</strong> dell’atrofia vulvovaginale . Essa consiste nella progressiva modificazione della struttura del tessuto vaginale e vulvare in conseguenza della carenza di estrogeni, che portano ad un assottigliamento delle pareti della vagina che diventano più fragili e meno lubrificate. L’AVV porta, infatti, a un’importante <strong>riduzione della lubrificazione vaginale</strong>, ma può anche associarsi a lievi perdite ematiche a causa di una maggiore sensibilità a microtraumi e determinare uno spostamento del ph vaginale verso valori più alti (normalmente il ph vaginale è acido, compreso tra 4,5 e 5,5) creando le condizioni per ricorrenti cistiti, micosi e vaginiti batteriche, problemi che riguardano quasi il 40% delle donne in menopausa. L’atrofia vulvovaginale, oltre ad <strong>intaccare la qualità di vita delle donne in post-menopausa</strong>, ha conseguenze molto forti anche sulla vita di coppia, sia da un punto di vista relazionale che rispetto all’<strong>intimità sessuale</strong>. Ben il 67% delle donne con atrofia vulvovaginale evita l’intimità con il proprio partner.</p>
<h2 style="text-align: justify;">Ospemifene: la soluzione che libera le donne dopo la menopausa</h2>
<p style="text-align: justify;">Si chiama <strong>ospemifene</strong> ed è un nuovo modulatore selettivo del recettore degli estrogeni (SERM, Selective Estrogen Receptor Modulator). Non è un ormone ma induce alcuni degli <strong>effetti benefici</strong> degli estrogeni e aiuta a <strong>migliorare i sintomi dell’AVV</strong>, sia nelle forme moderate che severe nelle donne in post-menopausa che non sono candidate alla terapia estrogenica vaginale locale, considerata la terapia di prima scelta più efficace per curare questo disturbo.<br />
“La nuova terapia permette di migliorare sintomi caratteristici dell’atrofia vulvovaginale come la <strong>secchezza vaginale</strong> e la conseguente dispareunia, ossia il dolore causato da una secchezza severa durante i rapporti intimi; la disponibilità di un trattamento orale è importante poiché non solo riduce i sintomi, <strong>favorendo l’intimità di coppia</strong>, ma migliora notevolmente anche la qualità di vita della donna che soffre di AVV, una condizione cronica nella metà delle donne che entrano in menopausa” – spiega la dottoressa Garofalo. <br />
Ma non solo: “L’ospemifene può essere usato nelle donne con <a href="http://www.materdomini.it/pazienti/malattie-e-cure/mammella/3695-tumore-seno"><strong>tumore al seno</strong></a> che abbiano completato le cure ormonali e in quelle donne che hanno timore degli ormoni o non amano le terapie locali” aggiunge la ginecologa. “Non essendo un ormone, ma un SERM, l’ospemifene è quindi in grado, a seconda dell’organo e del tessuto, di bloccare i recettori estrogenici, ad esempio a livello della mammella, oppure di stimolare i recettori estrogenici a livello di tutti i tessuti vaginali, assicurando così un buon trofismo dei tessuti e, di conseguenza, una buona lubrificazione”.</p>
<p style="text-align: justify;">Gli studi clinici hanno dimostrato <strong>efficacia e buona tollerabilità</strong> nel trattamento dei disturbi vaginali correlati alla post-menopausa (secchezza e dispareunia) già dopo 4 settimane di terapia per raggiungere dopo 12 settimane il pieno effetto benefico.</p>
<p>The post <a href="https://www.humanitasalute.it/senza-categoria/69310-oggi-menopausa-prurito-secchezza-solo-un-lontano-ricordo/">Da oggi, in menopausa, prurito e secchezza sono solo un lontano ricordo</a> appeared first on <a href="https://www.humanitasalute.it">Humanitas Salute</a>.</p>
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		<title>“Golden milk”: latte e curcuma contro dolori mestruali e raffreddore</title>
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		<dc:creator><![CDATA[Redazione Humanitas Salute]]></dc:creator>
		<pubDate>Thu, 26 Jan 2017 23:00:00 +0000</pubDate>
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		<category><![CDATA[latte e curcuma]]></category>
		<category><![CDATA[Sara Testa]]></category>
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					<description><![CDATA[<p>Latte e curcuma. Ecco i due ingredienti principali del “golden [&#8230;]</p>
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										<content:encoded><![CDATA[<p><strong>Latte</strong> e <strong>curcuma</strong>. Ecco i due ingredienti principali del <strong>“golden milk”</strong>, una bevanda salutare che esalta le proprietà benefiche della curcuma, la spezia orientale ormai diffusissima anche nelle nostre cucine. Il “golden milk” (letteralmente “latte d&#8217;oro”) sarebbe un toccasana contro <strong>dolori mestruali</strong> e articolari e contro i sintomi del <strong>raffreddore</strong>.</p>
<p>La doratura fa riferimento al colore della bevanda, un giallo ocra che ricorda il colore dei piatti a base di zafferano o curry e che deriva naturalmente dall&#8217;impiego della curcuma. Il “golden milk” arriva da Oriente e dalla tradizione delle medicine alternative, come quella olistica, basata su un approccio terapeutico globale delle malattie.</p>
<p>(Per approfondire leggi qui: <a href="https://www.humanitasalute.it/dieta-e-alimentazione/38425-cervello-protetto-con-le-proprieta-della-curcuma/" target="_blank" rel="noopener">Cervello protetto con le proprietà della curcuma</a>)</p>
<h2>Ma come si prepara il &#8220;golden milk&#8221;?</h2>
<p>Sul web è facile trovare ricette e tutorial che spiegano come fare in casa il “golden milk”. Un passaggio propedeutico è la preparazione di una crema fatta con acqua e curcuma da tenere in frigo e utilizzare di volta in volta, ogni giorno anche per 40 giorni. Basta far bollire circa 130 g di <strong>acqua</strong> e circa 40 g di <strong>curcuma</strong> fino a raggiungere una consistenza cremosa (ricetta utilizzabile per 30 tazze). Qualcuno suggerisce di aggiungere un pizzico di pepe per ravvivare gli effetti benefici della spezia.</p>
<p>Almeno mezzo cucchiaino di questa crema sarà poi sciolto in una tazza di <strong>latte vegetale</strong>, di mandorla, canapa, cocco o soia. Qualche ricetta prevede anche un cucchiaino di <strong>olio di cocco</strong> o di <strong>mandorle dolci</strong> per uso alimentare, altre un pizzico di <strong>cannella</strong> o di <strong>zenzero</strong>, e poi <strong>miele</strong> per addolcire. Non dimentichiamoci, infatti, che oltre al colore il “golden milk” prende dalla curcuma, amarognola, anche il sapore.</p>
<p>(Per approfondire leggi qui: <a href="https://www.humanitasalute.it/dieta-e-alimentazione/40457-latte-e-calcio-in-eta-adulta-non-assolutamente-necessario/" target="_blank" rel="noopener">Latte e calcio, in età adulta non assolutamente necessario</a>)</p>
<h2>Perché bere latte e curcuma?</h2>
<p>«La curcuma ha numerose proprietà benefiche», risponde la dottoressa <a href="http://www.humanitas.it/pazienti/info/i-nostri-medici/9582-testa-sara" target="_blank" rel="nofollow noopener">Sara Testa</a>, dietologa del Centro Obesità dell’ospedale Humanitas. «Allevia i dolori articolari e muscolari, può essere utilizzata come <strong>antiinfiammatorio</strong> naturale in caso di mal di testa, per alleviare i sintomi del raffreddore e calmare la tosse. Aiuta ad alleviare i sintomi delle malattie respiratorie – continua – ed è un vero e proprio rimedio naturale per depurare il sangue».</p>
<p>«Il<strong> latte d&#8217;oro</strong> inoltre, sempre grazie alla curcuma, migliora la digestione favorendo la produzione della bile da parte del fegato, funziona come antispasmodico naturale in grado di ridurre i dolori mestruali e regola il metabolismo. Infine abbassa il colesterolo e stimola le difese immunitarie del nostro organismo», conclude la specialista.</p>
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		<title>Cibo biologico, impariamo a leggere l&#8217;etichetta!</title>
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		<dc:creator><![CDATA[Redazione Humanitas Salute]]></dc:creator>
		<pubDate>Sun, 14 Feb 2016 23:00:00 +0000</pubDate>
				<category><![CDATA[Alimentazione]]></category>
		<category><![CDATA[Featured]]></category>
		<category><![CDATA[cibo biologico]]></category>
		<category><![CDATA[cibo biologico etichetta]]></category>
		<category><![CDATA[Coldiretti]]></category>
		<category><![CDATA[Home]]></category>
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					<description><![CDATA[<p>Cibo biologico contenente pesticidi o Ogm, alimenti contraffatti e venduti [&#8230;]</p>
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										<content:encoded><![CDATA[<p style="text-align: left;"><strong>Cibo biologico</strong> contenente pesticidi o Ogm, alimenti contraffatti e venduti come <strong>cibo bio</strong> importati dall&#8217;estero. Le frodi alimentari non risparmiano il <strong>biologico</strong> penalizzando le tante imprese italiane che operano nel settore (circa 45mila agricoltori) ma anche i consumatori, potenziali vittime di questi crimini alimentari. Chi acquista <strong>prodotti</strong> <strong>bio</strong>, e vuole farlo in sicurezza, può difendersi imparando a leggere l&#8217;<strong>etichetta</strong>.</p>
<p style="text-align: left;" align="left">Come un consumatore può essere sicuro che quello che sta acquistando è davvero un prodotto <strong>biologico</strong>? L&#8217;abbiamo chiesto alla dottoressa Annalisa Saccardo dell&#8217;Area Ambiente e Territorio di <a href="http://www.coldiretti.it" target="_blank" rel="nofollow noopener"><strong>Coldiretti</strong></a>.</p>
<p style="text-align: left;" align="left">«La garanzia che ci si trova davanti a un prodotto proveniente da <strong>agricoltura biologica</strong> è data dall’<strong>etichettatura</strong> disciplinata dai regolamenti comunitari (834/07, 889/08 e 271/10) e dalla presenza del logo comunitario per i <strong>prodotti</strong> <strong>biologici</strong>. Il logo europeo si deve apporre ai prodotti chiusi confezionati ed etichettati, con una percentuale di prodotto di origine agricola <strong>bio</strong> di almeno il 95% mentre è facoltativo nei prodotti con le stesse caratteristiche ma provenienti da paesi terzi. É proibito infine nei prodotti con un % <strong>bio</strong> inferiore al 95%».</p>
<p style="text-align: left;" align="left">(Per approfondire leggi qui: <a href="https://www.humanitasalute.it/dieta-e-alimentazione/44014-cibo-biologico-alimentazione-sana-foto-parere-esperto-coldiretti/" target="_blank" rel="noopener">Chi consuma cibo biologico è più attento a un’alimentazione sana?</a>)</p>
<h2 style="text-align: left;" align="left">Facendo acquisti direttamente dai produttori possiamo avere più informazioni sul cibo bio</h2>
<p style="text-align: left;" align="left">Tutte le informazioni di cui il consumatore ha bisogno si trovano dunque in <strong>etichetta</strong>. Così possiamo «identificare la nazione, il tipo di metodo di produzione, il codice dell’operatore, il codice dell’organismo di controllo preceduto dalla dicitura “Organismo di controllo autorizzato dal Mi.P.A.A.F. (ministero per le Politiche agricole, alimentari e forestali)”. Inoltre ora è presente anche il luogo di coltivazione del prodotto. Le indicazioni previste sono: Agricoltura Ue, per prodotti coltivati in uno dei Paesi comunitari; Agricoltura non Ue per i prodotti coltivati in Paesi terzi; Agricoltura Ue / Agricoltura non Ue per i prodotti contenenti materie prime non coltivate in parte in Europa e in parte in Paesi terzi. Se un prodotto è costituito di ingredienti coltivati “solo” in Italia, la dicitura “Agricoltura Ue” può essere sostituita dal nome del Paese, “Italia”».</p>
<p style="text-align: left;" align="left">Naturalmente accanto al logo europeo ci potranno essere loghi privati magari affiancati «da descrizioni e riferimenti testuali che descrivano l’<strong>agricoltura</strong> <strong>biologica</strong>, purché tali elementi non mutino o contrastino con quanto stabilito dalle norme vigenti».</p>
<p style="text-align: left;" align="left">(Per approfondire leggi qui: <a href="https://www.humanitasalute.it/dieta-e-alimentazione/43596-cibo-biologico-nutriente-foto/" target="_blank" rel="noopener">Cibo biologico, è sempre visto come più nutriente?</a>)</p>
<p style="text-align: left;" align="left">Un consiglio per acquisti sicuri potrebbe essere quello di fare spesa direttamente nelle aziende e nelle botteghe. Oltre alla grande distribuzione organizzata, supermercati o negozi specializzati, esistono infatti tanti punti vendita rappresentati dai mercati degli agricoltori e dalle imprese agricole. «In questo senso la rete di &#8216;farmers market&#8217; costruita da <strong>Coldiretti</strong> con Campagna Amica ha un ruolo determinante in quanto il contatto diretto tra agricoltori <strong>biologici</strong> e consumatori consente di far conoscere meglio i <strong>prodotti bio</strong> ai cittadini che oltretutto possono ricevere informazioni direttamente dal produttore», conclude la dottoressa Saccardo.</p>
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