Risonanza magnetica

La risonanza magnetica (RM) o risonanza magnetica nucleare (RMN) è un test non invasivo, che utilizza delle metodologie di diagnostica per immagini ed è contraddistinta da innumerevoli ambiti di applicazione.

Che cos’è la risonanza magnetica? 

 

La risonanza magnetica è una procedura di diagnostica per immagini relativamente moderna, impiegata a partire dai primi anni ’80.
Apparsa come tecnica spettrometrica impiegata dai biochimici, vent’anni fa è stata utilizzata in ambito diagnostico, soprattutto nel campo neurologico, per esaminare le patologie dell’encefalo e del midollo spinale; successivamente la sua applicazione si è sviluppata raggiungendo tutte le parti anatomiche e le differenti patologie.
Rappresenta una procedura multiplanare, che ottiene direttamente le immagini in tre dimensioni e che utilizza processi biochimici. La riproduzione delle immagini avviene in funzione del legame biochimico delle molecole, fondandosi sulla struttura della materia. Questo comporta un’altissima risoluzione di contrasto delle immagini, che permette di riconoscere formazioni anatomiche strutturalmente differenti, come il muscolo e il tendine, la cartilagine e l’osso. Con questa procedura è possibile osservare strutture totalmente differenti sulla stessa immagine, diversamente da quanto avviene mediante la TAC.

E’ una tecnica non invasiva, sia per quanto riguarda l’energia che impiega, non utilizzando radiazioni, sia per quanto riguarda l’esecuzione del test, in quanto pur ricorrendo alla somministrazione del mezzo di contrasto quest’ultimo ha un potere allergizzante molto basso e certamente inferiore a quello impiegato con la TAC.
Un eventuale disagio da parte del paziente può soltanto essere associato alla durata dell’esame (approssimativamente mezz’ora) che implica la totale immobilità, e alla struttura delle apparecchiature, che sono imponenti e possono arrecare disturbi di adattamento alle persone affette da claustrofobia.

A che cosa serve la risonanza magnetica?

La risonanza magnetica è impiegata in molteplici ambiti: in campo neurologico, neurochirurgico, traumatologico, oncologico, ortopedico, cardiologico, gastroenterologico. Tale test è più efficace della TAC nella patologia muscolo-scheletrica e in campo neurologico, per l’analisi dell’encefalo e del midollo spinale. In ulteriori ambiti clinici, come nel caso dell’epatologia,la RM è ritenuta totalmente complementare alla TAC.

Le sole controindicazioni riguardano i pazienti portatori di pacemaker o di clips vascolari cerebrali.

Recenti sviluppi e prospettive future

Le apparecchiature impiegate per la risonanza magnetica sono state soggette negli ultimi anni un rapido sviluppo, che ha permesso l’ampliamento del campo di applicazione della tecnica diagnostica.
L’impiego della RM per disturbi cardiologici e gastroenterologici, per esempio, è reso possibile soltanto dai macchinari di fattura più recente e ad alto campo magnetico, che permettono di effettuare esami completi in tempi molto ridotti, con sequenze di immagine che si ricavano mediante la tecnica ‘a respiro sospeso’, che oltrepassa il disturbo dei movimenti involontari, quali sono per esempio la peristalsi intestinale, il battito del cuore o la stessa attività del respiro, aprendo così nuove frontiere di applicazione clinica a organi e apparati prima difficilmente esaminabili.
Attualmente la risonanza magnetica trova quindi applicazione alternativa a test maggiormente invasivi. Lo studio delle vie biliari, per esempio, si tratta attualmente mediante la colangio-RM in via del tutto non invasiva rimpiazzando così, in stadio diagnostico, gli esami endoscopici, molto più aggressivi e meno tollerati dalle persone.

Redazione Humanitas Salute: