L’ernia inguinale si crea dalla fuoriuscita di una porzione di organo o tessuto che di norma è contenuto nella cavità addominale attraverso il canale inguinale. È la forma più frequente di ernia, interessa circa il 4-5% della popolazione, con una maggiore incidenza nella popolazione maschile, con un rapporto rapporto maschio/femmina di circa 9:1.
Quali sono i sintomi dell’ernia e come avviene l’intervento? Ne parliamo con il dottor Ettore Lillo, chirurgo generale presso i centri medici Humanitas Medical Care.
Ernia inguinale: le cause
Le cause che possono contribuire allo sviluppo di un’ernia inguinale includono:
- Predisposizione genetica (presenza di casi di ernia in famiglia)
- Fattori fisici, come l’obesità o il sovrappeso
- Fattori ambientali, come lavori pesanti o un’eccessiva attività sportiva.
Ernia inguinale: i sintomi
Tra i sintomi dell’ernia inguinale indichiamo:
- gonfiore inguinale, che aumenta con i colpi di tosse o gli sforzi fisici
- sensazione di peso a livello inguinale
- fastidio locale
- in condizioni particolari, dolore.
Le complicanze dell’ernia sono rare ma, quando si verificano, è essenziale intervenire tempestivamente poiché possono comportare rischi significativi. Uno degli eventi più comuni è lo strozzamento erniario, che si manifesta quando un viscere addominale rimane intrappolato nel canale inguinale e non può più rientrare nell’addome.
Questa condizione è caratterizzata da un dolore molto intenso, associato a nausea e vomito, con un gonfiore locale più accentuato del normale.
Lo strozzamento erniario richiede un intervento d’urgenza, poiché il viscere intrappolato non riceve adeguato apporto ematico e potrebbe andare incontro a necrosi e perforazione, mettendo a rischio la vita del paziente.
Ernia inguinale: come avviene l’intervento
L’intervento chirurgico per l’ernia inguinale prevede l’uso di reti, che possono essere realizzate con vari materiali, tra cui non assorbibili, riassorbibili o parzialmente riassorbibili. Di norma, viene impiegata una rete non assorbibile di polipropilene, un polimero inerte facilmente integrato nei tessuti del paziente. Questo materiale non causa rigetto, contribuisce a irrobustire la parete addominale e mostra un basso tasso di recidive nel tempo.
Esistono due approcci chirurgici per l’intervento:
- Via inguinotomica. Si effettua con un’incisione di pochi centimetri nella regione inguinale. Questo metodo ha il vantaggio di poter essere eseguito con anestesia locale o spinale, con la possibilità di una sedazione per il paziente. Presenta inoltre un tasso di recidive generalmente più basso.
- Via laparoscopica. Tre piccole incisioni di pochi millimetri sull’addome. Sebbene consenta una ripresa funzionale più rapida (evitando il taglio delle fasce muscolari), presenta come svantaggi una maggiore incidenza di recidive e la necessità di essere eseguita sotto anestesia generale con intubazione.
Dopo l’intervento, il paziente trascorrerà in ospedale poche ore o, al massimo, una notte nei casi più complessi. Durante la degenza, sarà pianificata una terapia antidolorifica personalizzata e una profilassi anti-tromboembolica, in conformità alle più recenti linee guida internazionali, che saranno poi continuate ambulatorialmente.
Alla dimissione, al paziente verranno fornite le istruzioni per il decorso post-operatorio, le prescrizioni dei farmaci e sarà programmata la prima visita di controllo.
Solitamente, visite chirurgiche successive oltre alla prima non sono necessarie, ma vengono valutate caso per caso.