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	<title>Benessere Archives - Humanitas Salute</title>
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	<title>Benessere Archives - Humanitas Salute</title>
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	<item>
		<title>Dipendenza dal cibo: l’importanza di un supporto psicologico</title>
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		<dc:creator><![CDATA[Redazione Humanitas Salute]]></dc:creator>
		<pubDate>Fri, 01 Apr 2022 12:07:10 +0000</pubDate>
				<category><![CDATA[Benessere]]></category>
		<category><![CDATA[Barbara Mingardi]]></category>
		<category><![CDATA[dipendenza da cibo]]></category>
		<category><![CDATA[psicologia]]></category>
		<category><![CDATA[psicoterapia]]></category>
		<category><![CDATA[stile alimentare]]></category>
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					<description><![CDATA[<p>Il cibo è necessario al nostro organismo per poter vivere [&#8230;]</p>
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]]></description>
										<content:encoded><![CDATA[<p><span style="font-weight: 400;">Il </span><b>cibo </b><span style="font-weight: 400;">è necessario al nostro organismo per poter vivere bene e in salute. Alcune persone, però, tendono a sviluppare con esso un </span><b>rapporto di dipendenza</b><span style="font-weight: 400;">, che può manifestarsi in modo continuativo oppure in alcuni periodi di vita particolari.</span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">Approfondiamo l’argomento con la dottoressa</span><a href="https://www.gavazzeni.it/medici/barbara-mingardi/"> <span style="font-weight: 400;">Barbara Mingardi,</span></a><span style="font-weight: 400;"> psicoterapeuta dell’equipe del</span><a href="https://www.gavazzeni.it/centri/centro-obesita/"> <span style="font-weight: 400;">Centro Obesità</span></a><span style="font-weight: 400;"> di Humanitas Gavazzeni.</span></p>
<p>&nbsp;</p>
<h2><span style="font-weight: 400;">Quali cibi creano dipendenza?</span></h2>
<p><span style="font-weight: 400;">«Non esistono cibi che creano, di per sé, dipendenza, almeno da un punto di vista emotivo. Il rapporto che una persona sviluppa con il cibo e l’utilizzo che fa di esso, è sempre legato alla sua interiorità ed ai suoi contesti familiari e relazionali, presenti e passati. La</span><b> dipendenza</b><span style="font-weight: 400;">, quindi, </span><b>non nasce da un determinato alimento</b><span style="font-weight: 400;">, ma da una serie di fattori come la personalità, la cultura di appartenenza, l’ambiente in cui si vive», spiega la dottoressa Mingardi.</span></p>
<p><span style="font-weight: 400;"> </span></p>
<h2><span style="font-weight: 400;">Come capire di essere dipendenti dal cibo</span></h2>
<p><span style="font-weight: 400;">«Il </span><b>rapporto con il cibo </b><span style="font-weight: 400;">è parte integrante dei nostri vissuti a partire dalla primissima infanzia; fin dalla nascita rappresenta un canale di comunicazione significativo con il mondo, rimanendo poi, per tutta la vita, un elemento carico dell’interiorità di ogni persona. Può diventare, tuttavia, un disturbo clinicamente significativo quando una condotta alimentare incongrua diventa una modalità sintomatica, utilizzata cioè dalla persona in modo costante, per compensare un vissuto di sofferenza o un conflitto».</span></p>
<p><span style="font-weight: 400;"> </span></p>
<h2><span style="font-weight: 400;">A cosa serve un supporto psicologico in caso di dipendenza da cibo?</span></h2>
<p><span style="font-weight: 400;">Risponde l’esperta: «Un lavoro psicologico diventa utile perché può aiutare la persona a capire di quale tipo di difficoltà le sue condotte alimentari possano essere espressione. L’intervento dello specialista è necessario quando il rapporto con il cibo inizia a creare </span><b>sofferenza e disadattamento</b><span style="font-weight: 400;">, arrivando a condizionare la vita della persona.</span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">Nel nostro Centro obesità, il lavoro psicologico con il </span><b>paziente obeso </b><span style="font-weight: 400;">prevede una prima fase volta alla conoscenza del paziente stesso e del suo</span><b> stile alimentare</b><span style="font-weight: 400;">, all’evidenziarsi o meno di vissuti di tipo psicopatologico e alla natura della sua motivazione al trattamento.</span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">In caso si debba arrivare all’intervento chirurgico, si effettuano successivi colloqui di supporto, per aiutare il paziente a gestire i cambiamenti che si presenteranno, a mantenere aspettative adeguate rispetto al progetto di cura e ad integrare la nuova immagine di sé con quella precedente, in modo che l’evento chirurgico venga percepito come un personale processo trasformativo».</span></p>
<p><span style="font-weight: 400;"> </span></p>
<h2><span style="font-weight: 400;">Come vivere al meglio il rapporto con il cibo</span></h2>
<p><span style="font-weight: 400;">Conclude l’esperta: «Il consiglio è quello di approfondire il rapporto con se stessi, senza averne paura, cercando di capire quali possano essere gli elementi della propria storia e della propria personalità che </span><b>influenzano il rapporto con il cibo</b><span style="font-weight: 400;">. In questo modo si può, da un lato, diventare maggiormente consapevoli dei propri meccanismi interni e, dall’altro, avere più strumenti da mettere in campo per risolvere eventuali difficoltà ed acquisire un maggiore benessere».</span><span style="font-weight: 400;"> </span></p>
<p><a href="https://prenota.humanitas.it/prestazioni/colloquio-clinico-psicologico"><img decoding="async" class="aligncenter wp-image-97164" src="http://www.humanitasalute.it/wp-content/uploads/2024/08/PRENOTA-UNA-VISITA-4.png" alt="" width="250" height="48" /></a></p>
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		<item>
		<title>Emicrania: che cos’è l’aura e quali sono i sintomi?</title>
		<link>https://www.humanitasalute.it/benessere/98492-emicrania-che-cose-laura-e-quali-sono-i-sintomi/</link>
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		<dc:creator><![CDATA[Redazione Humanitas Salute]]></dc:creator>
		<pubDate>Mon, 21 Feb 2022 10:55:06 +0000</pubDate>
				<category><![CDATA[Benessere]]></category>
		<category><![CDATA[aura]]></category>
		<category><![CDATA[cefalea]]></category>
		<category><![CDATA[emicrania]]></category>
		<category><![CDATA[emicrania con aura]]></category>
		<category><![CDATA[emicrania senza aura]]></category>
		<category><![CDATA[mal di testa]]></category>
		<category><![CDATA[neurologia]]></category>
		<category><![CDATA[Vincenzo Tullo]]></category>
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					<description><![CDATA[<p>L’emicrania è la forma di mal di testa più comune. [&#8230;]</p>
<p>The post <a href="https://www.humanitasalute.it/benessere/98492-emicrania-che-cose-laura-e-quali-sono-i-sintomi/">Emicrania: che cos’è l’aura e quali sono i sintomi?</a> appeared first on <a href="https://www.humanitasalute.it">Humanitas Salute</a>.</p>
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										<content:encoded><![CDATA[<p><span style="font-weight: 400;">L’</span><a href="http://www.humanitas.it/pazienti/malattie-e-cure/testa-e-collo/7972-emicrania"><span style="font-weight: 400;">emicrania</span></a><span style="font-weight: 400;"> è la forma di mal di testa più comune. Non tutte le emicranie, però, sono uguali: in alcuni casi il dolore insorge senza alcun preavviso, mentre in altri casi la sensazione dolorosa arriva dopo una serie di altri disturbi, ad esempio della vista, della parola, della sensibilità e motori che di solito durano tra i 20 e i 60 minuti.</span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">Si tratta di due accezioni diverse dell’emicrania, ovvero “con aura” e “senza aura”.</span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">Approfondiamo l’argomento con</span><a href="http://www.humanitas.it/pazienti/info/i-nostri-medici/8158-tullo-vincenzo"> <b>Vincenzo Tullo</b></a><span style="font-weight: 400;">, specialista neurologo in Humanitas e responsabile del Centro Cefalee in</span><span style="font-weight: 400;"> Humanitas</span><span style="font-weight: 400;">.</span></p>
<p>&nbsp;</p>
<h2><span style="font-weight: 400;">Per cominciare, che cos’è l’emicrania?</span></h2>
<p><span style="font-weight: 400;">«L’</span><b>emicrania</b><span style="font-weight: 400;"> è un disturbo del sistema nervoso centrale che coinvolge alcuni neurotrasmettitori e alcuni circuiti del dolore e che ha delle caratteristiche ben precise che devono essere rispettate per poter porre la diagnosi».</span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">Il dolore deve durare 4-72 ore ed essere caratterizzato da almeno </span><b>due di queste quattro caratteristiche</b><span style="font-weight: 400;">:</span></p>
<ul>
<li><span style="font-weight: 400;">deve avere localizzazione unilaterale;</span></li>
<li><span style="font-weight: 400;">essere di tipo pulsante;</span></li>
<li><span style="font-weight: 400;">essere di intensità media o forte;</span></li>
<li><span style="font-weight: 400;">essere aggravato da attività fisiche di routine come camminare o salire le scale.</span></li>
</ul>
<p><span style="font-weight: 400;">A queste caratteristiche di solito si aggiungono almeno</span><b> uno di questi quattro sintomi</b><span style="font-weight: 400;">:</span></p>
<ul>
<li><a href="http://www.humanitas.it/enciclopedia/sintomi/8701-nausea"><span style="font-weight: 400;">nausea</span></a><span style="font-weight: 400;">;</span></li>
<li><a href="http://www.humanitas.it/enciclopedia/sintomi/8858-vomito"><span style="font-weight: 400;">vomito</span></a><span style="font-weight: 400;">;</span></li>
<li><a href="http://http/www.humanitas.it/enciclopedia/sintomi/8644-fotofobia"><span style="font-weight: 400;">fotofobia</span></a><span style="font-weight: 400;"> (fastidio alla luce)</span><span style="font-weight: 400;">;</span></li>
<li><a href="http://www.humanitas.it/enciclopedia/sintomi/8620-fonofobia"><span style="font-weight: 400;">fonofobia</span></a><span style="font-weight: 400;"> (fastidio ai rumori).</span></li>
</ul>
<p>&nbsp;</p>
<h2><span style="font-weight: 400;">Emicrania: che cos’è l’aura?</span></h2>
<p><span style="font-weight: 400;">Riconosciamo due tipologie di emicranie. Le cosiddette “emicranie senza aura”, che in passato venivano chiamate “emicranie comuni”; e le “emicranie con aura”, ovvero quelle che in passato venivano definite “emicranie complicate” o “emicranie oftalmiche”.</span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">Importante è non confondere le due tipologie. L’aura si manifesta</span><b> immediatamente prima del dolore</b><span style="font-weight: 400;"> alla testa e non è quindi da confondere con i </span><b>sintomi prodromici tipici dell’emicrania</b><span style="font-weight: 400;">, come malessere, sbadigli, stanchezza e alterazioni dell’appetito, che possono insorgere anche dal giorno prima e interessare tutti i soggetti che soffrono di emicrania, indipendentemente dalla presenza o meno dell’aura.</span></p>
<p>&nbsp;</p>
<h2><span style="font-weight: 400;">Emicranie con aura e senza aura: le differenze</span></h2>
<p><span style="font-weight: 400;">A differenza delle emicranie senza aura, nelle </span><b>emicranie con aura</b><span style="font-weight: 400;"> il dolore emicranico viene preceduto dalla comparsa di una o più </span><b>disfunzioni del sistema nervoso centrale </b><span style="font-weight: 400;">a carico della vista, della parola, della sensibilità e del movimento.</span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">Spiega il dottor Tullo: «L’aura viene scatenata da un’onda elettrica anomala che parte dalla regione posteriore del cervello e si sposta in avanti, muovendosi con una velocità di circa tre millimetri al minuto, cosa che potrà poi provocare sofferenza a carico delle diverse aree cerebrali che interessano </span><b>vista, parola, sensibilità, movimento</b><span style="font-weight: 400;">. Nel corso dell’aura questi disturbi possono comparire isolatamente, ma anche essere tutti sperimentati, concatenandosi uno dietro l’altro.</span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">La </span><b>durata dell’aura</b><span style="font-weight: 400;"> è compresa tra i 20 e i 60 minuti per ogni singolo sintomo, ma solitamente dura in tutto meno di un’ora. Dopodiché, compaiono i classici dolori alla testa».</span></p>
<p>&nbsp;</p>
<h2><span style="font-weight: 400;">Aura e disturbi visivi</span></h2>
<p><span style="font-weight: 400;">Poiché la regione cerebrale occipitale comprende la porzione del cervello che si occupa della vista, è molto frequente che </span><b>l’aura si manifesti anche con disturbi visivi </b><span style="font-weight: 400;">&#8211; motivo per il quale, tra l’altro, si parlava anni fa di “</span><b>emicrania oftalmica</b><span style="font-weight: 400;">”.</span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">Diversi sono i sintomi che possono comparire. A livello visivo possono comparire diversi sintomi, come:</span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">&#8211;</span><span style="font-weight: 400;">   </span> <span style="font-weight: 400;">i disturbi cosiddetti “positivi”, caratterizzati cioè dal vedere qualcosa che non c’è (luci scintillanti, linee ondulate dette fotopsie o fosfeni).</span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">&#8211;</span><span style="font-weight: 400;">   </span> <span style="font-weight: 400;">i disturbi cosiddetti “negativi”, in cui non si riesce più a vedere una porzione del campo visivo o si ha una visione offuscata di parte del campo visivo stesso.</span></p>
<p>&nbsp;</p>
<h2><span style="font-weight: 400;">Quando rivolgersi allo specialista?</span></h2>
<p><span style="font-weight: 400;">La visita specialistica neurologica è sempre indicata in caso di emicrania con e senz’aura e in generale nell’ambito delle cefalee è indicata:</span></p>
<ul>
<li style="font-weight: 400;" aria-level="1"><span style="font-weight: 400;">quando la cefalea è insistente e si presenta con una regolarità e un’intensità tale da rendere difficile lo svolgimento delle attività quotidiane;</span></li>
<li style="font-weight: 400;" aria-level="1"><span style="font-weight: 400;">quando sono presenti altri disturbi come vertigini, disturbi visivi, convulsioni, febbre, rigidità nucale, vomito, alterazioni della coscienza anche minime;</span></li>
<li style="font-weight: 400;" aria-level="1"><span style="font-weight: 400;">quando la cefalea è resistente al trattamento;</span></li>
<li style="font-weight: 400;" aria-level="1"><span style="font-weight: 400;">in caso di trauma cranico;</span></li>
<li style="font-weight: 400;" aria-level="1"><span style="font-weight: 400;">quando insorge improvvisamente e con elevata intensità.</span></li>
</ul>
<p>&nbsp;</p>
<p><span style="font-weight: 400;">Il neurologo saprà diagnosticare correttamente la forma di cefalea del paziente e saprà impostare un’adeguata terapia farmacologica sia per l’attacco che per la prevenzione. </span><span style="font-weight: 400;">In questi ultimi anni è stato fatto un importante passo avanti nella cura dell’emicrania perché sono arrivati dei </span><b>nuovi farmaci di prevenzione</b><span style="font-weight: 400;"> noti come “</span><b>anticorpi monoclonali</b><span style="font-weight: 400;">” che sono in grado di ridurre del 60-70% i giorni mensili di emicrania. La loro somministrazione è mensile e la dose si inietta sottocute (ad esempio nella coscia) tramite una siringa preriempita di facile utilizzo che consente al paziente di </span><b>autoiniettarsi il farmaco</b><span style="font-weight: 400;">. La prescrizione di questi farmaci tramite il SSN è possibile solo da neurologi di centri cefalee regionali.</span></p>
<p><a href="https://prenota.humanitas.it/prestazioni/visita-specialistica-neurologica"><img decoding="async" class="aligncenter wp-image-97164" src="http://www.humanitasalute.it/wp-content/uploads/2024/08/PRENOTA-UNA-VISITA-4.png" alt="" width="250" height="48" /></a></p>
<p><span style="font-weight: 400;"> </span></p>
<p>&nbsp;</p>
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		<title>Rabbia: 10 consigli per provare a gestirla</title>
		<link>https://www.humanitasalute.it/benessere/98326-rabbia-10-consigli-per-provare-a-gestirla/</link>
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		<dc:creator><![CDATA[Redazione Humanitas Salute]]></dc:creator>
		<pubDate>Fri, 04 Feb 2022 08:48:08 +0000</pubDate>
				<category><![CDATA[Benessere]]></category>
		<category><![CDATA[alessandra massironi]]></category>
		<category><![CDATA[ansia]]></category>
		<category><![CDATA[panico]]></category>
		<category><![CDATA[psicologia]]></category>
		<category><![CDATA[psicologo]]></category>
		<category><![CDATA[rabbia]]></category>
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					<description><![CDATA[<p>La rabbia è un’emozione normale, e addirittura salutare, ma è [&#8230;]</p>
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]]></description>
										<content:encoded><![CDATA[<p><span style="font-weight: 400;">La <strong>rabbia</strong> è un’emozione normale, e addirittura salutare, ma è importante affrontarla in modo positivo; se incontrollata può mettere a dura prova sia la salute della persona, sia le relazioni con le altre persone.</span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">Non riuscire a gestire la rabbia può portare a dire cose di cui ci si potrebbe pentire, urlare contro i familiari, inviare mail avventate, sviluppare problemi di salute o persino ricorrere alla violenza fisica. </span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">Approfondiamo l’argomento con la dottoressa</span><a href="https://www.humanitas-care.it/medici/alessandra-massironi/"><span style="font-weight: 400;"> Alessandra Massironi</span></a><span style="font-weight: 400;">, psicologa presso il centro</span><a href="https://www.humanitas-care.it/centri/psico-medical-care/"><span style="font-weight: 400;"> Psico Medical Care di Humanitas</span></a><span style="font-weight: 400;">.</span></p>
<h2><span style="font-weight: 400;">Perché gestire la rabbia?</span></h2>
<p><span style="font-weight: 400;">La rabbia è un’emozione base che ogni persona può provare, che può avere intensità diverse. Alcune sono molto lievi &#8211;</span><b> irritazione</b><span style="font-weight: 400;"> &#8211; altre intense &#8211; </span><b>rabbia estrema</b><span style="font-weight: 400;">. Non si tratta necessariamente di un’emozione negativa, anzi: spesso diventa il sentimento che spinge a prendere posizione, a sollecitare un cambiamento, ad affrontare le sfide con grinta. </span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">Se fuori controllo, però, la rabbia può diventare dannosa per la persona stessa e per gli altri poiché i sentimenti di rabbia possono causare un profondo disagio soggettivo e di comportamenti inappropriati e poco utili: </span></p>
<ul>
<li style="font-weight: 400;" aria-level="1"><span style="font-weight: 400;">aggressività fisica e verbale;</span></li>
<li style="font-weight: 400;" aria-level="1"><span style="font-weight: 400;">condotte auto ed eterolesive;</span></li>
<li style="font-weight: 400;" aria-level="1"><span style="font-weight: 400;">forme di isolamento;</span></li>
<li style="font-weight: 400;" aria-level="1"><span style="font-weight: 400;">vissuti svilenti verso se stessi.</span></li>
</ul>
<p><span style="font-weight: 400;">La </span><b>rabbia diventa problematica quando percepita in modo ricorrente</b><span style="font-weight: 400;">, con troppa intensità, o quando viene espressa in modi anomali e disfunzionali, determinando pesanti ricadute sul piano fisico, mentale e sociale. </span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">Per questo motivo è importante adottare strategie di gestione consapevole della rabbia.</span></p>
<h2><span style="font-weight: 400;">Cos’è la gestione della rabbia?</span></h2>
<p><span style="font-weight: 400;">Poiché la rabbia incontrollata può spesso determinare conseguenze molto gravi, chi sa di esserne incline è bene che adotti alcuni accorgimenti. La specialista propone dieci suggerimenti da mettere in pratica quando si sente montare la rabbia.</span></p>
<h2><span style="font-weight: 400;">Meditare prima di agire</span></h2>
<p><span style="font-weight: 400;">Quando si è colti da impulsività, è comune dire o fare cose di cui poi ci si potrebbe pentire. In questi casi è bene prendersi qualche minuto per raccogliere le idee, valutare pro e contro, costruire una visione completa e chiara della situazione, considerare tutti gli aspetti compreso il punto di vista dell’altro, e cercare di spingersi verso soluzioni alternative a quelle più istintive e automatiche.</span></p>
<h2><span style="font-weight: 400;">Parola d’ordine: assertività</span></h2>
<p><span style="font-weight: 400;">Una volta riacquisita lucidità, occorre esercitarsi a esprimere la propria frustrazione in modo deciso ma non conflittuale, nel rispetto delle motivazioni e dei sentimenti degli altri, condividendo con chiarezza le proprie preoccupazioni e i bisogni, e cercando di mantenere un tono pacato.</span></p>
<h2><span style="font-weight: 400;">Fare esercizio fisico</span></h2>
<p><span style="font-weight: 400;">L’</span><b>attività fisica permette di ridurre lo stress</b><span style="font-weight: 400;">. Quando si percepisce il pericolo di un’escalation di irritazione, è estremamente utile sfogarsi fisicamente e muoversi, ad esempio facendo una corsa o una camminata veloce, guardarsi intorno, trascorrere il tempo e spostare l’attenzione su stimoli più piacevoli, che consentono di liberarsi dal loop ristretto dei pensieri negativi. </span></p>
<h2><span style="font-weight: 400;">Prendersi una pausa</span></h2>
<p><span style="font-weight: 400;">Concedersi brevi pause durante i momenti della giornata che tendono ad essere più stressanti è un’ottima idea per schiarirsi i pensieri. Ritagliarsi uno spazio di distensione può essere importante poiché aiuta a gestire ciò che si deve affrontare senza irritarsi, grazie a una corretta distanza emotiva. </span></p>
<h2><span style="font-weight: 400;">Identificare possibili soluzioni</span></h2>
<p><span style="font-weight: 400;">La rabbia può essere un incentivo per attivarsi e risolvere un problema.  Importante è ricordarsi che la rabbia non risolve nulla e può solo peggiorare le cose. La stanza disordinata dei figli fa arrabbiare? Chiudere la porta in quel momento, ci sarà modo di riprendere il discorso e di giungere a una mediazione. Il partner è in ritardo a cena tutte le sere? Pianificare i pasti più tardi o godersi in relax la cena da solo alcuni giorni alla settimana… </span></p>
<h2><span style="font-weight: 400;">Cambiare la forma delle parole</span></h2>
<p><span style="font-weight: 400;">Per evitare di criticare o incolpare, cosa che non farebbe altro che amplificare la tensione, è meglio inserire nelle frasi l’“io”, cambiando la forma, ossia il modo in cui si comunica qualcosa. </span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">È importante cercare di non formulare accuse, ma ingaggiare l’interlocutore su un assetto di collaborazione in modo da risultare rispettosi e al contempo più mirati. Ad esempio, si può dire: “Mi dispiace che ti sia alzato da tavola senza che io ti abbia offerto di aiutarti con i piatti” invece che “Non fai mai i lavori di casa.</span></p>
<h2><span style="font-weight: 400;">Non portare rancore</span></h2>
<p><span style="font-weight: 400;">Se consentiamo alla rabbia e ad altri vissuti negativi di soppiantare le sensazioni positive, rischiamo di essere travolti dall’amarezza e dal senso di ingiustizia costante. Invece, saper guardare all’altro anche con uno sguardo benevolo, accettandone i limiti, i pregi e i punti di vista, permette di rafforzare apprendimento, flessibilità e le relazioni.  Il ridimensionamento è un potente strumento.</span></p>
<h2><span style="font-weight: 400;">Umorismo e tensione</span></h2>
<p><span style="font-weight: 400;">Usare l’umorismo per affrontare ciò che fa arrabbiare è un modo per alleggerire l’atmosfera, che a sua volta può aiutare a ridurre la tensione. Importante, però, è evitare il sarcasmo: può peggiorare le cose esacerbando i sentimenti.</span></p>
<h2><span style="font-weight: 400;">Rilassamento</span></h2>
<p><span style="font-weight: 400;">Quando la rabbia aumenta, alcuni accorgimenti possono favorire il rilassamento. Per esempio si possono fare esercizi di respirazione profonda, immaginare situazioni rilassanti o ripetere una parola o una frase rassicurante, come “Rilassati”, “ Starai bene”, “È solo uno stato temporaneo”. Alcuni per rilassarsi ascoltano musica, scrivono o fanno esercizi di yoga: ognuno può consolidare piccole strategie secondo il suo stile personale.</span></p>
<h2><span style="font-weight: 400;">Imparare a stabilire quando cercare aiuto</span></h2>
<p><span style="font-weight: 400;">Imparare a controllare la rabbia è una sfida. È importante rivolgersi a uno specialista, affrontare un percorso di revisione di alcuni aspetti di sé accompagnati da professionisti competenti, qualora la rabbia sembri fuori controllo e fonte di sofferenza per sé stessi e per gli altri. La consapevolezza è il punto da cui partire.</span></p>
<p><a href="https://prenota.humanitas.it/prestazioni/visita-psicodiagnostica"><img decoding="async" class="aligncenter wp-image-97164" src="http://www.humanitasalute.it/wp-content/uploads/2024/08/PRENOTA-UNA-VISITA-4.png" alt="" width="250" height="48" /></a></p>
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		<title>Depressione invernale: quando il ritorno dalle feste è difficile</title>
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		<dc:creator><![CDATA[Redazione Humanitas Salute]]></dc:creator>
		<pubDate>Thu, 03 Feb 2022 08:07:49 +0000</pubDate>
				<category><![CDATA[Benessere]]></category>
		<category><![CDATA[ansia]]></category>
		<category><![CDATA[depressione invernale]]></category>
		<category><![CDATA[disturbo affettivo stagionale]]></category>
		<category><![CDATA[francesco cuniberti]]></category>
		<category><![CDATA[panico]]></category>
		<category><![CDATA[psichiatria]]></category>
		<category><![CDATA[Winter Blues]]></category>
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					<description><![CDATA[<p>Gennaio è un periodo particolarmente delicato, specie perché, dopo aver [&#8230;]</p>
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										<content:encoded><![CDATA[<p><span style="font-weight: 400;">Gennaio è un periodo particolarmente delicato, specie perché, dopo aver concluso le feste natalizie, è comune provare un senso di malessere generale, che può fungere da campanello d’allarme della </span><b>depressione invernale</b><span style="font-weight: 400;">.</span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">La depressione invernale, chiamata anche </span><b>Winter Blues</b><span style="font-weight: 400;">, è considerata un vero e proprio disturbo affettivo stagionale, e a partire dagli anni ‘90 è stato identificato con sintomi e diagnosi specifica.</span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">Cos’è, di preciso, il Winter Blues, e quali sono i sintomi della depressione invernale? </span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">Approfondiamo l’argomento con il dottor </span><a href="https://www.humanitas-sanpiox.it/medici/francesco-cuniberti/"><span style="font-weight: 400;">Francesco Cuniberti, psichiatra del Centro per i disturbi d’ansia e di panico</span></a><span style="font-weight: 400;"> di Humanitas San Pio X.</span></p>
<h2><span style="font-weight: 400;">Winter Blues: di che si tratta?</span></h2>
<p><span style="font-weight: 400;">«Il</span><b> Winter Blues </b><span style="font-weight: 400;">&#8211; chiamato anche </span><b>Seasonal Affective Disorder</b><span style="font-weight: 400;">, la cui sigla forma la parola SAD, che in inglese significa “triste”, o anche</span><b> Disturbo Affettivo Stagionale,</b><span style="font-weight: 400;"> insorge nel periodo in cui le ore di luce sono inferiori rispetto a qualsiasi altro periodo dell’anno, e con specifici sintomi», spiega il dottor Cuniberti. </span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">«La depressione invernale comporta tutta una serie di conseguenze. A partire da un abbassamento del tono dell’umore, una sorta di sensazione di tristezza diffusa, che negli anni ‘90 venne collegata all’</span><b>influenza della luce sul sistema circadiano umano</b><span style="font-weight: 400;">, attraverso la una disregolazione della produzione di melatonina e di altri fattori neurotrofici.</span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">Gli studi successivi hanno poi dimostrato che in persone con predisposizione e particolarmente suscettibili, il variare della durata delle ore di luce durante l’anno, soprattutto nei cambi di stagione, influenza di molto le regolazioni delle funzioni neuroendocrine: di conseguenza, questo influisce sulla variabilità di:</span></p>
<ul>
<li style="font-weight: 400;" aria-level="1"><span style="font-weight: 400;">umore;</span></li>
<li style="font-weight: 400;" aria-level="1"><span style="font-weight: 400;">energia;</span></li>
<li style="font-weight: 400;" aria-level="1"><span style="font-weight: 400;">sonno;</span></li>
<li style="font-weight: 400;" aria-level="1"><span style="font-weight: 400;">appetito;</span></li>
<li style="font-weight: 400;" aria-level="1"><span style="font-weight: 400;">funzione metabolica;</span></li>
<li style="font-weight: 400;" aria-level="1"><span style="font-weight: 400;">termoregolazione;</span></li>
<li style="font-weight: 400;" aria-level="1"><span style="font-weight: 400;">risposta ormonale agli stimoli biologici. </span></li>
</ul>
<p><span style="font-weight: 400;">In America, il <em>National Institute of Mental Health</em> ha identificato come persone più a rischio le donne rispetto agli uomini, i giovani adulti, e anche chi ha sofferto o soffre di depressione o altri disturbi dell’umore».</span></p>
<h2><span style="font-weight: 400;">Depressione invernale: i sintomi</span></h2>
<p><span style="font-weight: 400;">Chi</span><b> soffre di depressione invernale</b><span style="font-weight: 400;"> può manifestare diversi sintomi, quali:</span></p>
<ul>
<li style="font-weight: 400;" aria-level="1"><b>stanchezza che sfocia in ipersonnia</b><span style="font-weight: 400;"> (ovvero la necessità di dormire più a lungo del solito); </span></li>
<li style="font-weight: 400;" aria-level="1"><span style="font-weight: 400;">tristezza;</span></li>
<li style="font-weight: 400;" aria-level="1"><span style="font-weight: 400;">malumore;</span></li>
<li style="font-weight: 400;" aria-level="1"><span style="font-weight: 400;">desiderio di mangiare carboidrati.</span></li>
</ul>
<p><span style="font-weight: 400;">Continua l’esperto: «Spesso, questi sintomi influenzano anche la vita sociale e lavorativa, arrivando al punto di contribuire a ridurre la performance e la produttività abituali. Alcune persone dicono di percepire il desiderio di “andare in letargo”, evitando le occasioni di socialità, ma anche di non aver voglia di fare attività fisica che, invece, ha un impatto positivo sul Winter Blues; infatti quando la </span><b>depressione invernale</b><span style="font-weight: 400;"> arriva, tutto si vorrebbe fare tranne uscire a fare una passeggiata o fare sport.</span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">Come dimostrano numerosi studi e trial clinici, invece, uscire alla luce del sole, fare una passeggiata &#8211; non necessariamente ogni giorno -, oppure sottoporsi a vere e proprie sedute di light-therapy, ovvero terapia della luce con lampade a luce bianca usate secondo le indicazioni dello specialista, sono tutte azioni che aiutano a ritrovare non solo il ritmo circadiano (e quindi a dormire meglio, nè troppo nè troppo poco), ma anche a rimodulare le funzioni ormonali alterate dalla riduzione delle ore di luce invernali con impatto positivo sull’umore e sulle energie psicofisiche».</span></p>
<p><a href="https://prenota.humanitas.it/prestazioni/visita-psichiatrica-prima-visita---ansia-pani"><img decoding="async" class="aligncenter wp-image-97164" src="http://www.humanitasalute.it/wp-content/uploads/2024/08/PRENOTA-UNA-VISITA-4.png" alt="" width="250" height="48" /></a></p>
<h3></h3>
<h3><span style="font-weight: 400;">RIFERIMENTI</span></h3>
<ul>
<li style="font-weight: 400;" aria-level="1"><span style="font-weight: 400;">Lacoste, V., Wirz-Justice, A. (1989). </span><i><span style="font-weight: 400;">Seasonal variation in normal subjects: an update of variables current in depression research</span></i><span style="font-weight: 400;">. In: Rosenthal, N.E., Blehar, M.C. (Eds.), Seasonal Affective Disorders and Phototherapy. The Guilford Press, New York, pp. 167–229</span></li>
<li style="font-weight: 400;" aria-level="1"><span style="font-weight: 400;">Lewy, A.J., Wehr, T.A., Goodwin, F.K., Newsome, D.A., Markey, S.P. (1980). Light suppresses melatonin secretion in humans. </span><i><span style="font-weight: 400;">Science,</span></i><span style="font-weight: 400;"> 210, 1267–1269</span></li>
<li style="font-weight: 400;" aria-level="1"><span style="font-weight: 400;">Meyer, C., Muto, V., Jaspar, M., Kussé, C., Lambot, E., Chellappa, S.L., Degueldre, C., Balteau, E., Luxen, A., Middleton, B., Archer, S.N., Collette, F., Dijk, D.J., Phillips, C., Maquet, P., Vandewalle, G. (2016). Seasonality in human cognitive brain responses. </span><i><span style="font-weight: 400;">Proceedings of the National Academy of Sciences</span></i><span style="font-weight: 400;">, 113, 3066–3067</span></li>
<li style="font-weight: 400;" aria-level="1"><span style="font-weight: 400;">Wirz-Justice, A. (2018). Seasonality in affective disorders. </span><i><span style="font-weight: 400;">General and Comparative Endocrinology</span></i></li>
</ul>
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			</item>
		<item>
		<title>Il ruolo della fisioterapia nel dolore pelvico cronico</title>
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		<dc:creator><![CDATA[Redazione Humanitas Salute]]></dc:creator>
		<pubDate>Tue, 14 Dec 2021 22:29:05 +0000</pubDate>
				<category><![CDATA[Benessere]]></category>
		<category><![CDATA[dolore pelvico]]></category>
		<category><![CDATA[dolore pelvico cronico]]></category>
		<category><![CDATA[fisioterapia]]></category>
		<category><![CDATA[ginecologia]]></category>
		<category><![CDATA[patricio spallarossa]]></category>
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					<description><![CDATA[<p>Il dolore pelvico è una sintomatologia che comporta una serie [&#8230;]</p>
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]]></description>
										<content:encoded><![CDATA[<p><span style="font-weight: 400;">Il </span><b>dolore pelvico</b><span style="font-weight: 400;"> è una sintomatologia che comporta una serie di sintomi concentrati nella zona pelvica e perineale, e può avere forti ripercussioni sia a livello psicologico, sia fisico. Si definisce cronico quando dura più di 3 mesi consecutivi. </span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">La fisioterapia, in alcuni casi, può avere un ruolo molto importante.</span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">Ne parliamo con il dottor </span><a href="https://www.humanitas-care.it/medici/patricio-spallarossa/"><span style="font-weight: 400;">Patricio Spallarossa</span></a><span style="font-weight: 400;">, fisioterapista presso il centro </span><a href="https://www.humanitas-care.it/dove-siamo/medical-care-arese/"><span style="font-weight: 400;">Humanitas Medical Care di Arese</span></a><span style="font-weight: 400;">.</span></p>
<h2><span style="font-weight: 400;">Dolore pelvico cronico: di che si tratta</span></h2>
<p><span style="font-weight: 400;">Il dolore pelvico cronico è un dolore localizzato nell’area pelvica o perineale, che compare senza che vi siano infezioni particolari o manifeste. </span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">Può apparire attraverso spasmi, o picchi di dolore acuto, ma anche in modo continuo. Sono molti pazienti che lo definiscono come un ‘mal di testa’ all’interno del bacino. </span></p>
<h2><span style="font-weight: 400;">Dolore pelvico cronico: le cause</span></h2>
<p><span style="font-weight: 400;">Il dolore pelvico cronico ha, da poco, una “codifica effettiva”: prima, infatti, veniva confuso con altre patologie come infezione delle vie urinarie, prostatite e cistite. </span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">Oggi sappiamo che il dolore pelvico cronico ha delle conseguenze anche pesanti nell’area </span><b>ginecologica, urinaria</b><span style="font-weight: 400;"> (ad esempio con la difficoltà di minzione), </span><b>anorettale</b><span style="font-weight: 400;"> (difficoltà a defecare), e comprende anche la sfera sessuale, attraverso il calo del desiderio e disfunzioni erettili.</span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">Le cause potrebbero essere riconducibili, almeno in parte, a patologie di natura </span><b>vescicale, uretrale, prostatica, ginecologica, anorettale, neurogena, osteomuscolare, cutanea.</b></p>
<h2><span style="font-weight: 400;">Dolore pelvico cronico: i sintomi</span></h2>
<p><span style="font-weight: 400;">Sono vari i sintomi del dolore pelvico, e non tutti conosciuti. Tra questi, elenchiamo:</span></p>
<ul>
<li style="font-weight: 400;" aria-level="1"><span style="font-weight: 400;">dolore;</span></li>
<li style="font-weight: 400;" aria-level="1"><span style="font-weight: 400;">bruciore;</span></li>
<li style="font-weight: 400;" aria-level="1"><span style="font-weight: 400;">fastidio;</span></li>
<li style="font-weight: 400;" aria-level="1"><span style="font-weight: 400;">presenza di dolore durante i rapporti sessuali;</span></li>
<li style="font-weight: 400;" aria-level="1"><span style="font-weight: 400;">sensazione di peso addominale o pelvico;</span></li>
<li style="font-weight: 400;" aria-level="1"><span style="font-weight: 400;">depressione;</span></li>
<li style="font-weight: 400;" aria-level="1"><span style="font-weight: 400;">dolore alla vescica.</span></li>
</ul>
<h2><span style="font-weight: 400;">Dolore pelvico cronico: i rimedi dalla fisioterapia</span></h2>
<p><span style="font-weight: 400;">La terapia per il dolore pelvico cronico ha un </span><b>approccio multidisciplinare</b><span style="font-weight: 400;">:</span></p>
<ul>
<li style="font-weight: 400;" aria-level="1"><span style="font-weight: 400;">con la </span><b>fisioterapia</b><span style="font-weight: 400;"> si può compensare e risolvere il dolore;</span></li>
<li style="font-weight: 400;" aria-level="1"><span style="font-weight: 400;">con la </span><b>psicologia</b><span style="font-weight: 400;"> si può trattare i casi di depressione dovuta al dolore o alla difficoltà nella sfera sessuale;</span></li>
<li style="font-weight: 400;" aria-level="1"><span style="font-weight: 400;">con l’</span><b>urologia</b><span style="font-weight: 400;"> e l’</span><b>andrologia</b><span style="font-weight: 400;">, nel caso di pazienti maschi.</span></li>
</ul>
<p><span style="font-weight: 400;">I rimedi proposti dalla fisioterapia propongono esercizi di </span><b>rinforzo, di respirazione e di rilassamento della muscolatura del pavimento pelvico</b><span style="font-weight: 400;">, che di solito appare molto contratta. </span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">In alcuni casi possono essere utili delle </span><b>tecniche più riabilitative</b><span style="font-weight: 400;">, come l’</span><b>elettrostimolazion</b><span style="font-weight: 400;">e o </span><b>esercizi guidati da biofeedback</b><span style="font-weight: 400;">, mentre nelle situazioni più difficili si può ricorrere alla terapia locale con le onde d’urto. </span></p>
<h2><span style="font-weight: 400;">Alcuni esempi di esercizi fisioterapici</span></h2>
<p><span style="font-weight: 400;">Per trattare con efficienza il dolore pelvico cronico è necessario un approccio multidisciplinare. Tuttavia, esistono alcuni </span><b>esercizi di autotrattamento.</b><span style="font-weight: 400;"> </span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">Nel dolore pelvico cronico tutta la muscolatura di glutei, basso addome, gambe e perineo risulta estremamente contratta e con ridotta capacità di rilassamento, tanto che a volte risulta incapace di esercitare la forza necessaria &#8211; vale la pena specificare che un muscolo rigido quasi sempre è un muscolo debole. </span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">Per alleviare le tensioni a carico si dovrebbe dedicare circa 20 minuti al giorno, anche separati in più sessioni, allo <strong>stretching della muscolatura dell’addome, dei glutei e degli arti inferiori</strong>. </span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">Ogni esercizio va tenuto per almeno 20 secondi in una </span><b>tensione non percepita come fastidiosa o dolorosa</b><span style="font-weight: 400;">:</span></p>
<ul>
<li style="font-weight: 400;" aria-level="1"><span style="font-weight: 400;">Per allungare i muscoli dell’addome, bisogna sdraiarsi a pancia in giù e,  spingendo con le mani sotto le spalle, provare a sollevare le spalle e il torace da terra senza staccare il bacino dal tappetino.</span></li>
<li style="font-weight: 400;" aria-level="1"><span style="font-weight: 400;">Per </span><b>allungare tutta la muscolatura della colonna vertebrale e del bacino</b><span style="font-weight: 400;">, bisogna mettendosi in quadrupedia, cercare, senza muovere le mani da terra, di portare i glutei verso i talloni. </span></li>
</ul>
<ul>
<li style="font-weight: 400;" aria-level="1"><span style="font-weight: 400;">Per allungare i muscoli delle gambe direttamente collegati al bacino (ileopsoas e adduttori), bisogna portare i piedi vicini al bacino (partendo da seduti) e, sempre in maniera progressiva, mettere i piedi pianta contro pianta e spingere gradualmente le ginocchia divaricandole verso il pavimento.</span></li>
</ul>
<p><span style="font-weight: 400;">Un paio di accortezze: lo stretching non deve essere violento, tant’è che tutti i movimenti vanno eseguiti con estrema calma; la respirazione gioca un ruolo importante, in quanto permette di entrare in uno stato di estremo relax e di training autogeno.</span></p>
<p><a href="https://prenota.humanitas.it/prestazioni/televisita-fisioterapica"><img decoding="async" class="aligncenter wp-image-97164" src="http://www.humanitasalute.it/wp-content/uploads/2024/08/PRENOTA-UNA-VISITA-4.png" alt="" width="250" height="48" /></a></p>
<p>&nbsp;</p>
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			</item>
		<item>
		<title>Aria condizionata e cervicale: cosa fare?</title>
		<link>https://www.humanitasalute.it/benessere/96955-aria-condizionata-e-cervicale-cosa-fare/</link>
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		<dc:creator><![CDATA[Redazione Humanitas Salute]]></dc:creator>
		<pubDate>Tue, 07 Sep 2021 07:39:59 +0000</pubDate>
				<category><![CDATA[Benessere]]></category>
		<category><![CDATA[aria condizionata]]></category>
		<category><![CDATA[cervicale]]></category>
		<category><![CDATA[cervicalgia]]></category>
		<category><![CDATA[estate]]></category>
		<category><![CDATA[fisiatria]]></category>
		<category><![CDATA[Lara Castagnetti]]></category>
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					<description><![CDATA[<p>In estate, il caldo può essere debilitante e rendere difficili [&#8230;]</p>
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]]></description>
										<content:encoded><![CDATA[<p><span style="font-weight: 400;">In estate, il caldo può essere debilitante e rendere difficili le azioni quotidiane. L’</span><b>aria condizionata</b><span style="font-weight: 400;"> è una scelta sempre più utilizzata per ovviare alle temperature roventi, magari durante il lavoro, o durante la notte.</span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">Con l’aria condizionata, colpo d’aria alla “cervicale” è abbastanza comune e può dare grande fastidio al collo e alla schiena.</span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">Ne parliamo con la dottoressa </span><a href="http://www.humanitas.it/pazienti/info/i-nostri-medici/8039-castagnetti-lara"><b>Lara Castagnetti</b></a><span style="font-weight: 400;">, specialista in Medicina fisica e riabilitativa e osteopata dell’ospedale Humanitas.</span></p>
<h2><span style="font-weight: 400;">Cervicalgia e colpo di freddo</span></h2>
<p><span style="font-weight: 400;">I</span><b>l freddo e gli sbalzi di temperatura </b><span style="font-weight: 400;">con una brusca diminuzione delle temperature possono scatenare episodi di cervicalgia, ovvero un dolore concentrato sulla zona cervicale. Il collo è infatti l’area più esposta al getto d’aria condizionata. I muscoli che lo compongono, contraendosi, causano </span><b>dolore, capogiri e mal di testa</b><span style="font-weight: 400;">: non è raro, infatti, che a episodi di cervicalgia si accompagnino anche forme di </span><b>cefalea</b><span style="font-weight: 400;">. </span></p>
<h2><span style="font-weight: 400;">Artrite e aria condizionata </span></h2>
<p><span style="font-weight: 400;">Il </span><b>dolore causato dal freddo </b><span style="font-weight: 400;">è più di natura muscolare che articolare, ma chi soffre di artrite o artrosi deve comunque prestare attenzione. Il freddo è infatti un aggravante, che causa l’aumento di dolore, che va a sommarsi a quelli già esistenti.</span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">Le articolazioni più sensibili riguardano </span><b>la schiena</b><span style="font-weight: 400;">: le articolazioni della colonna vertebrale hanno una muscolatura che svolge un ruolo importante per il mantenimento della postura. Se si contraggono questi muscoli, allora ne risentono anche le articolazioni.</span></p>
<h2><span style="font-weight: 400;">Cervicalgia: cosa fare?</span></h2>
<p><span style="font-weight: 400;">L’importante è </span><b>evitare di esporsi direttamente al getto dell’aria condizionata</b><span style="font-weight: 400;">. Si potrebbe, per esempio, coprirsi con un foulard, o tenere le temperature un po’ più alte. </span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">In caso la cervicalgia si sia già manifestata, si può prendere un</span><b> antinfiammatorio</b><span style="font-weight: 400;">, effettuare dei massaggi, dello stretching o sedute osteopatiche.</span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">Anche una </span><b>seduta di massaggi </b><span style="font-weight: 400;">può rivelarsi utile, purché inizialmente si tratti di un massaggio dolce: movimenti indelicati o troppo carichi di pressione possono infiammare ulteriormente il muscolo contratto. </span></p>
<p><b>Stretching e allungamenti </b><span style="font-weight: 400;">dolci sono ideali, così come può essere un’alternativa percorribile il </span><b>trattamento osteopatico</b><span style="font-weight: 400;">, volto al rilascio dei muscoli e al riequilibrio fasciale.</span></p>
<p><a href="https://prenota.humanitas.it/prestazioni/visita-fisiatrica-prima-visita"><img decoding="async" class="aligncenter wp-image-97164" src="http://www.humanitasalute.it/wp-content/uploads/2024/08/PRENOTA-UNA-VISITA-4.png" alt="" width="250" height="48" /></a></p>
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		<title>Paura di uscire di casa: la sindrome della capanna</title>
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		<dc:creator><![CDATA[Redazione Humanitas Salute]]></dc:creator>
		<pubDate>Thu, 05 Aug 2021 06:49:15 +0000</pubDate>
				<category><![CDATA[Benessere]]></category>
		<category><![CDATA[ansia]]></category>
		<category><![CDATA[coronavirus]]></category>
		<category><![CDATA[covid-19]]></category>
		<category><![CDATA[francesco cuniberti]]></category>
		<category><![CDATA[panico]]></category>
		<category><![CDATA[sindrome della capanna]]></category>
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					<description><![CDATA[<p>Dopo diversi periodi chiusi in casa per via della pandemia [&#8230;]</p>
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										<content:encoded><![CDATA[<p><span style="font-weight: 400;">Dopo diversi periodi chiusi in casa per via della pandemia da COVID-19, un possibile ritorno a una pseudo-normalità non suscita in tutti la gioia e l’entusiasmo che, forse, sarebbe lecito aspettarsi. </span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">Sono molte le persone, infatti, per le quali uscire di casa e ritornare a svolgere le attività di prima rappresenta un peso o una difficoltà, che porta un senso di disagio, che spinge a rifiutare inviti anche ai programmi più tranquilli e meno impegnativi, per poi magari rimpiangere di non aver accettato. </span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">Questa paura di uscire di casa è detta “sindrome della capanna” o “del prigioniero”. </span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">Perché accade, e come ci si può comportare? Ne abbiamo parlato con </span>il<b> dottor </b><a href="https://www.humanitas-sanpiox.it/medici/francesco-cuniberti/"><b>Francesco Cuniberti</b></a><b>, </b>specialista del <a href="https://www.humanitas-sanpiox.it/unita-operative/centro-per-i-disturbi-dansia-e-di-panico/"><span style="font-weight: 400;">Centro per i disturbi d’ansia e di panico di Humanitas San Pio X</span></a><span style="font-weight: 400;">. </span></p>
<h2><span style="font-weight: 400;">Sindrome della capanna: perché si manifesta</span></h2>
<p><span style="font-weight: 400;">«</span><b>La sindrome della capanna</b><span style="font-weight: 400;"> si traduce nella paura di uscire di casa e lasciare il luogo in cui, nonostante tutto, abbiamo trovato riparo durante i mesi di confusione ed emergenza sanitaria», spiega il dottor Cuniberti. </span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">«Questo </span><b>malessere psicologico</b><span style="font-weight: 400;"> è caratterizzato da</span><b> ansia, paura, frustrazione</b><span style="font-weight: 400;">, insonnia, depressione, tendenza all’irascibilità. Anche se le cause sono molte e dipendono dalla situazione personale di ciascuno, ci sono sentimenti comuni che rendono difficile il predisporsi a uscire di casa volentieri: </span></p>
<ul>
<li style="font-weight: 400;" aria-level="1"><span style="font-weight: 400;">timore di ammalarsi</span></li>
<li style="font-weight: 400;" aria-level="1"><span style="font-weight: 400;">timore di contagiare una persona cara</span></li>
<li style="font-weight: 400;" aria-level="1"><span style="font-weight: 400;">terrore nei confronti del mondo esterno</span></li>
<li style="font-weight: 400;" aria-level="1"><span style="font-weight: 400;">convinzione di non ritrovare il mondo di prima</span></li>
</ul>
<p><span style="font-weight: 400;">Le persone più coinvolte da questa problematica sono quelle più fragili, ossia coloro che soffrivano anche in precedenza di fobie e altri disturbi psichiatrici, già inclini </span><b>all’ansia e all’ipocondria, </b><span style="font-weight: 400;">oppure che di per sé non sono molto disposte ad adattarsi ai cambiamenti. </span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">In ogni caso, la sindrome della capanna può riguardare anche persone che non avevano mai accusato disturbi psicologici, ma che sono state profondamente turbate da inquietudini economiche, professionali, sentimentali e personali a causa della situazione creata dalla pandemia».</span></p>
<h2><span style="font-weight: 400;">L’importanza di chiedere aiuto allo specialista</span></h2>
<p><span style="font-weight: 400;">«La sindrome della capanna non è un disturbo passeggero da ignorare, ma una vera e propria problematica che potrebbe aggravarsi e diventare cronica», conclude il dottor Cuniberti. </span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">«Per questo, è fondamentale rivolgersi allo specialista per adottare delle strategie atte a superare il senso di disagio. Solo in questo modo, si potrà riconquistare </span><b>il ritorno alla vita normale nella nuova realtà post-pandemica</b><span style="font-weight: 400;">. Alcune strategie, ad esempio, potrebbero essere un ritorno graduale alla normalità senza lanciarsi a capofitto in attività che potrebbero creare ansia e stress, ma ricominciando poco a poco a riprendere le abitudini di prima. Anche ridurre la sovraesposizione alle informazioni è molto importante, perché queste potrebbero accrescere il senso di ansia. </span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">Tuttavia, l’appoggio dello specialista rimane il punto più sicuro ed efficace per superare questo momento e imparare a gestire al meglio paura, ansia e preoccupazione che impediscono di riprendere, poco a poco e sempre rispettando le misure per il contenimento dei contagi, il ritorno alla normalità».</span></p>
<p><a href="https://prenota.humanitas.it/prestazioni/visita-psicodiagnostica"><img decoding="async" class="aligncenter wp-image-97164" src="http://www.humanitasalute.it/wp-content/uploads/2024/08/PRENOTA-UNA-VISITA-4.png" alt="" width="250" height="48" /></a></p>
<p>&nbsp;</p>
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		<title>Piedi e caviglie: i benefici dello yoga</title>
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		<dc:creator><![CDATA[Redazione Humanitas Salute]]></dc:creator>
		<pubDate>Tue, 06 Jul 2021 20:40:10 +0000</pubDate>
				<category><![CDATA[Benessere]]></category>
		<category><![CDATA[caviglie]]></category>
		<category><![CDATA[federico usuelli]]></category>
		<category><![CDATA[ortopedia]]></category>
		<category><![CDATA[piede]]></category>
		<category><![CDATA[stretching]]></category>
		<category><![CDATA[yoga]]></category>
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					<description><![CDATA[<p>Lo Yoga è una pratica i cui benefici psico-fisici sono [&#8230;]</p>
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]]></description>
										<content:encoded><![CDATA[<p><span style="font-weight: 400;">Lo </span><b>Yoga</b><span style="font-weight: 400;"> è una pratica i cui benefici psico-fisici sono generalmente noti, compresi quelli che riguardano le</span><b> articolazioni</b><span style="font-weight: 400;">.</span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">Anche i piedi e le caviglie &#8211; come tutte le altre articolazioni del corpo &#8211; vanno allenati correttamente per restare in salute, in particolare dopo un eventuale trauma, una lesione o un intervento, così da poter recuperare tutte le loro funzioni.</span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">Ne parliamo con il dottor </span><a href="https://www.sanpiox.net/medici/federico-usuelli/"><b>Federico Usuelli</b></a><b>,</b><span style="font-weight: 400;"> responsabile</span> <b>Ortopedia della Caviglia e del Piede di Humanitas San Pio X</b>.</p>
<h2>Un esercizio per piedi, caviglie e polpacci</h2>
<p><span style="font-weight: 400;">Praticare alcune posizioni dello yoga può aiutare a sviluppare la </span><b>propriocettività</b><span style="font-weight: 400;"> ovvero la capacità di percepire il corpo nello spazio e permetterne il movimento grazie a sensori che risiedono proprio nel piede.</span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">Vediamo insieme un esercizio molto semplice, che contribuisce all’allenamento non solo di piedi e caviglie, ma anche dei polpacci.</span></p>
<p><b>Porsi in piedi su un tappetino </b><span style="font-weight: 400;">e chinarsi in avanti e appoggiare a terra le mani, mantenendo i piedi perfettamente allineati con le mani e i talloni ancorati a terra. </span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">A questo punto, ci si dovrà poi chinare in avanti e cercare di portare la testa vicino alle ginocchia. Le mani dovranno quindi arrivare a prendere gli alluci, cercando di tirare</span><span style="font-weight: 400;">. </span></p>
<h2>Un esercizio di stretching</h2>
<p><span style="font-weight: 400;">Insieme alle posizioni yoga, da praticare giornalmente, anche lo stretching è importante per allungare i muscoli e rendere il movimento piede-caviglia più elastico e fluido. </span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">Vediamo un altro esercizio molto semplice:</span></p>
<ul>
<li style="font-weight: 400;" aria-level="1"><span style="font-weight: 400;">Appoggiare le mani con le braccia tese alla parete, e spingere come se si volesse spostare il muro. </span></li>
<li style="font-weight: 400;" aria-level="1"><span style="font-weight: 400;">Piegare un ginocchio, mantenendo il tallone a terra, e posizionare l’altra gamba indietro, mantenendo entrambi i talloni a terra e i piedi in posizione frontale rispetto al muro: in questa posizione sentire i muscoli del polpaccio che si allungano è perfettamente normale. </span></li>
<li style="font-weight: 400;" aria-level="1"><span style="font-weight: 400;">Sempre davanti alla parete, piegare le ginocchia come per accucciarsi, scendere sollevando i talloni e ripetere l’esercizio 4-5 volte, 3 volte al giorno.</span></li>
<li style="font-weight: 400;" aria-level="1"><span style="font-weight: 400;">Per finire, tenere la posizione dello squat, ovvero accucciati con i talloni a terra, e ripetere l’esercizio 3-4 volte al giorno.</span></li>
</ul>
<p><a href="https://prenota.humanitas.it/ortopedia"><img decoding="async" class="aligncenter wp-image-97164" src="http://www.humanitasalute.it/wp-content/uploads/2024/08/PRENOTA-UNA-VISITA-4.png" alt="" width="250" height="48" /></a></p>
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		<title>Ansia e COVID-19: ecco perché è importante rivolgersi a uno specialista</title>
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		<dc:creator><![CDATA[Redazione Humanitas Salute]]></dc:creator>
		<pubDate>Thu, 13 May 2021 04:29:10 +0000</pubDate>
				<category><![CDATA[Benessere]]></category>
		<category><![CDATA[ansia]]></category>
		<category><![CDATA[coronavirus]]></category>
		<category><![CDATA[covid-19]]></category>
		<category><![CDATA[giorgia mainardi]]></category>
		<category><![CDATA[panico]]></category>
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					<description><![CDATA[<p>Incertezza, paura, rabbia, esasperazione: COVID-19 sta continuando a creare una [&#8230;]</p>
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]]></description>
										<content:encoded><![CDATA[<p><span style="font-weight: 400;">Incertezza, paura, rabbia, esasperazione: COVID-19 sta continuando a creare una condizione emotiva difficile.</span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">Come spiega la dottoressa </span><a href="https://www.humanitas-sanpiox.it/medici/giorgia-sarah-mainardi/"><b>Giorgia Mainardi</b></a><span style="font-weight: 400;">, psicoterapeuta di Humanitas San Pio X: «Lo </span><b>stato d’ansia</b><span style="font-weight: 400;"> portato dalla pandemia ha assunto diverse forme. Per esempio, molte persone stanno affrontando la perdita del lavoro, le difficoltà economiche in famiglia, la mancanza di prospettive certe per il futuro, la complessità della gestione delle nuove dinamiche familiari, la distanza forzata con la persona amata, la riduzione della possibilità di socializzazione, la perdita di opportunità lavorative, di studio o di vita che forse non torneranno mai più. Oltre a questo difficile stato d’animo legato all’</span><b>incertezza del presente e del futuro</b><span style="font-weight: 400;">, si è aggiunta anche l’ansia riguardo alla malattia stessa. In molti, infatti, è comune la paura di infettarsi, di incorrere in potenziali complicanze anche gravi, di contagiare persone care, di essere responsabili per il prolungamento di questa situazione. In quest’ultimo caso, l’</span><b>ansia può essere positiva</b><span style="font-weight: 400;"> se spinge ad adottare le norme di prevenzione del contagio e comportamenti responsabili per proteggere la salute di tutti, ma non deve “crescere” in maniera eccessiva e arrivare a impedire il normale svolgimento della vita quotidiana. In molti casi, infatti, l’</span><b>ansia legata al contagio da COVID-19</b><span style="font-weight: 400;"> ha avuto un impatto negativo sui pazienti che già soffrivano di ipocondrismo (ansia da malattia) e sui pazienti affetti da disturbo ossessivo compulsivo (DOC) da contaminazione». </span></p>
<h2><span style="font-weight: 400;">Ansia e paura non sono la stessa cosa</span></h2>
<p><span style="font-weight: 400;">Ansia e paura sono due concetti ben diversi, che vale la pena specificare. La </span><b>paura è la risposta a un pericolo esterno</b><span style="font-weight: 400;">, e si manifesta con tachicardia, tremore, pallore, sensazione di svenimento. Queste sensazioni generalmente sono di breve durata. </span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">L’</span><b>ansia</b>,<span style="font-weight: 400;"> invece,</span><b> è l’anticipazione di un pericolo futuro </b><span style="font-weight: 400;">o presunto che si manifesta con tensione muscolare, apprensione, bisogno di tenere tutto sotto controllo. La sensazione spiacevole può avere una durata abbastanza lunga e compare gradualmente quando ci si trova in una situazione ritenuta pericolosa.</span></p>
<h2><span style="font-weight: 400;">Parlarne con uno specialista è fondamentale</span></h2>
<p><span style="font-weight: 400;">«Il disagio emotivo causato da questa situazione protratta ormai da più di anno ha colpito in qualche modo ognuno di noi. Tuttavia, nonostante ci siano dei <strong>consigli</strong> generali che tutti possono seguire per <strong>migliorare il proprio stato emotivo</strong>, come scegliere un’alimentazione più equilibrata, praticare attività sportiva, dedicare del tempo nelle proprie giornate per svolgere attività piacevoli, ognuno di noi ha una situazione diversa e ha bisogno di ricevere indicazioni personalizzate per sapere come affrontare al meglio la condizione di ansia e stress causata dalla pandemia. Per questo,</span><b> parlare con lo specialista è fondamentale</b><span style="font-weight: 400;">, in quanto può aiutare a individuare a seconda della propria condizione personale le strategie, anche terapeutiche, che possono contribuire a recuperare il benessere emotivo e, eventualmente, capire come supportare e sostenere le persone care che stanno vivendo un momento difficile. Infine, va ricordato che </span><b>è del tutto normale “non essere ok” in questo momento</b><span style="font-weight: 400;"> e imparare a esprimere il proprio malessere per ricevere l’aiuto necessario per superarlo può essere una strategia più efficace rispetto a ignorare il problema nell’attesa che passi», ha concluso la dottoressa Mainardi.</span><a href="https://prenota.humanitas.it/prestazioni/colloquio-di-psicoterapia?"><img decoding="async" class="aligncenter wp-image-93473" src="https://www.humanitasalute.it//app/uploads/2020/05/PRENOTA-UNA-VISITA-4-e1589287870782-800x161.png" alt="" width="250" height="50" /></a></p>
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			</item>
		<item>
		<title>Disagio emotivo da pandemia: quali conseguenze a lungo termine?</title>
		<link>https://www.humanitasalute.it/benessere/95516-disagio-emotivo-da-pandemia-quali-conseguenze-a-lungo-termine/</link>
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		<dc:creator><![CDATA[Redazione Humanitas Salute]]></dc:creator>
		<pubDate>Thu, 18 Mar 2021 15:28:13 +0000</pubDate>
				<category><![CDATA[Benessere]]></category>
		<category><![CDATA[ansia]]></category>
		<category><![CDATA[coronavirus]]></category>
		<category><![CDATA[covid-19]]></category>
		<category><![CDATA[giampaolo perna]]></category>
		<category><![CDATA[pandemia]]></category>
		<category><![CDATA[panico]]></category>
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					<description><![CDATA[<p>«L’iniziale ansia e paura della primavera scorsa sono state seguite [&#8230;]</p>
<p>The post <a href="https://www.humanitasalute.it/benessere/95516-disagio-emotivo-da-pandemia-quali-conseguenze-a-lungo-termine/">Disagio emotivo da pandemia: quali conseguenze a lungo termine?</a> appeared first on <a href="https://www.humanitasalute.it">Humanitas Salute</a>.</p>
]]></description>
										<content:encoded><![CDATA[<p><span style="font-weight: 400;">«L’iniziale ansia e paura della primavera scorsa sono state seguite da un momento di speranza con l’arrivo dell’estate, per poi ripiombare nella disillusione durante l’autunno. Per questo, molte persone hanno iniziato ad avvertire un </span><b>senso di insofferenza, irritabilità, esasperazione, scoraggiamento e anche rabbia</b><span style="font-weight: 400;">, a causa del trascinarsi della situazione negativa. Questo malessere si ripercuote non solo a livello personale, ma anche sui (pochi) contatti sociali che ci sono rimasti», spiega il</span> <span style="font-weight: 400;">professor</span> <a href="https://www.humanitas-sanpiox.it/medici/giampaolo-robert-perna/"><b>Giampaolo Perna</b></a><span style="font-weight: 400;">, responsabile del </span><a href="https://www.humanitas-sanpiox.it/unita-operative/centro-per-i-disturbi-dansia-e-di-panico/"><span style="font-weight: 400;">Centro di Medicina personalizzata per i disturbi d’ansia e di panico</span></a><span style="font-weight: 400;"> di Humanitas San Pio X e docente di Psichiatria in l’Humanitas University.</span></p>
<h2>L’impatto dell’isolamento sociale</h2>
<p><span style="font-weight: 400;">La misura restrittiva per limitare la trasmissione del virus SARS-CoV-2</span> <span style="font-weight: 400;">ha avuto un impatto importante nella vita di tutti. </span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">«L’isolamento sociale non solo si sta rivelando il provvedimento più evidente, ma anche quello più sofferto. Le persone, infatti, sono “esseri sociali” che traggono </span><b>stimoli positivi dal contatto con gli altri</b><span style="font-weight: 400;">», sottolinea lo specialista.</span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">«Ma non solo, il contatto fisico e sociale è necessario per il corretto sviluppo psico-fisico dell’individuo, soprattutto nei bambini e negli adolescenti, e la sua mancanza potrebbe avere delle ripercussioni gravi nella capacità di stabilire relazioni sociali efficaci in futuro. Infatti, l’isolamento porta all’isolamento, e le persone potrebbero chiudersi progressivamente in s stesse e non essere più capaci di </span><a href="https://www.humanitas-sanpiox.it/news/il-timore-la-paura-il-panico-approfondiamo-con-il-prof-giampaolo-perna/"><b>relazionarsi e vivere tranquillamente in un contesto di socialità</b></a><span style="font-weight: 400;">. Altre conseguenze negative possono riguardare anche le persone che soffrono di </span><a href="https://www.humanitas-sanpiox.it/news/ansia-e-paura-di-ammalarsi-utili-se-ci-spingono-a-proteggerci/"><b>agorafobia o ansia sociale</b></a><span style="font-weight: 400;"> che durante la pandemia si sentiranno in un certo senso protette dalla loro ansia, potendo evitare di affrontare le loro paure. In realtà, gli effetti sono negativi anche per queste persone perché si saranno abituate ad avere la loro </span><b>“comfort-zone”</b><span style="font-weight: 400;"> e non saranno più allenate a esporsi e affrontare il disagio quando si tornerà alla normalità. Tutte queste condizioni potranno accentuare la situazione di stress che verrà eventualmente tramutata in distress, uno </span><a href="https://www.humanitas-sanpiox.it/news/ansia-e-panico-da-covid-19-perche-in-inverno-possono-peggiorare/"><b>stato psico-fisico tossico</b></a><span style="font-weight: 400;"> che nel lungo termine fa emergere le nostre debolezze e vulnerabilità, come la tendenza a essere ansiosi e depressi, che possono manifestarsi in maniera intensa e invalidante».</span></p>
<h2>Le conseguenze psicologiche a lungo termine</h2>
<p><span style="font-weight: 400;">«</span><b>Gli effetti negativi sulla salute mentale</b><span style="font-weight: 400;"> anche dopo la fine della situazione di emergenza sono più che un sospetto. Lo confermano i risultati dello studio in corso da parte del team di ricerca sulla salute mentale della </span><b>Humanitas University</b><span style="font-weight: 400;"> che continuerà per i prossimi due anni proprio per esplorare gli effetti post-pandemia. La sfida principale che aspetta gli esperti, in futuro, sarà essere in grado di distinguere condizioni patologiche ansiose o dell’umore dalle reazioni emotive alla pandemia. Infatti, i trattamenti dovranno essere diversi: nel primo caso, bisognerà intervenire con una cura, anche farmacologica, nel secondo, l’approccio deve essere piuttosto di gestione e superamento del disagio. Andrà ricordato che ogni paziente </span><a href="https://www.humanitas-sanpiox.it/news/fatica-e-stress-da-pandemia-perche-ci-sentiamo-senza-energie/"><b>avrà vissuto il periodo di pandemia in modo diverso</b></a><b>,</b><span style="font-weight: 400;"> avrà sperimentato diversi motivi di sofferenza e avrà avuto strumenti diversi per affrontare le problematiche che si saranno presentate, senza contare che le difficoltà non sono e non saranno solo sanitarie, ma anche economiche, politiche, sociali. Per questo, gli operatori dovranno essere formati per trattare il disagio del paziente in modo personalizzato, per capire i bisogni di ogni persona e aiutarla nel modo più adatto alla sua situazione», conclude il professor Perna. </span></p>
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<p>&nbsp;</p>
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