A volte, quando si passa dalla posizione seduta a quella eretta, o quando ci si alza da sdraiati, possono comparire una serie di sintomi, come un leggero capogiro, la sensazione di instabilità o la vista annebbiata.
Questi sono indicatori di un calo di pressione improvviso, fenomeno estremamente comune e che può dipendere da diversi fattori. Cosa succede, di preciso, quando si verifica un calo di pressione? E come comportarsi?
Ne parliamo con il professor Raffaello Furlan, Responsabile dell’Unità Operativa Clinica Medica e dell’Unità Sincopi di Humanitas.
Questioni di risposta pressoria allo stimolo gravitazionale e di termoregolazione
Il nostro sistema nervoso autonomo regola, tra le altre cose, la pressione arteriosa. Quando passiamo dalla posizione seduta a quella in piedi, si assiste a un brusco cambiamento dell’attività nervosa di regolazione cardiovascolare. Infatti aumenta l’attività nervosa simpatica al cuore – producendo tachicardia – e aumenta anche l’attività nervosa diretta ai vasi arteriosi periferici – generando una vasocostrizione arteriosa e venosa che impedisce i cali di pressione.
Se l’ambiente circostante è caldo, questo fenomeno regolatorio diventa più complesso, poiché il sistema nervoso autonomo è chiamato a un’ulteriore attività che è quella di termoregolazione.
Per funzionare correttamente, infatti, il nostro organismo ha bisogno di mantenere la temperatura corporea interna stabile, in un range di temperatura interna assai limitato e nelle zone periferiche compreso tra i 36.0° e i 41.00 °C. Quando la temperatura esterna sale eccessivamente, si assiste a un incremento della frequenza cardiaca e a una vasodilatazione periferica e cutanea, associate a un incremento della sudorazione, fenomeni essenziali per disperdere il calore del corpo.
Infatti, qualsiasi attività che facciamo produce calore che deve essere disperso attraverso la sudorazione e l’incremento della ventilazione polmonare. Quest’ultima aumenta sensibilmente in condizioni ambientali eccessivamente calde.
Senza questi meccanismi di compenso la nostra temperatura corporea aumenterebbe progressivamente e questo non è compatibile con i processi enzimatici necessari per la vita.
Se abbiniamo una tendenza alla pressione bassa (ipotensione costituzionale), ecco che può sopraggiungere un calo improvviso di pressione con sintomi come la spossatezza, la vertigine, il senso di mancamento fino allo svenimento (sincope).
Chi è maggiormente colpito da cali di pressione?
I cali di pressione sono particolarmente comuni nelle persone che hanno, di norma, una pressione bassa, la cui “massima” (o sistolica) è uguale o inferiore a 90 mmHg e quella minima (o diastolica) è uguale o inferiore a 60 mmHg. cioè nelle ipotensioni costituzionali, più frequenti nelle giovani donne, di età tra i 16 e i 28 anni.
Quando può avvenire un calo di pressione?
I cali di pressione avvengono spesso in giornate particolarmente afose, dopo movimenti improvvisi, e dopo un esercizio fisico importante, oppure al chiuso, in luoghi di lavoro come le cucine.
Quando siamo fermi a riposo, i nostri valori pressori sistolici (la “massima”), sono compresi tra 100 e 125 mmHg e quelli di diastolica (la “minima”) tra 80 e 90 mmHg: durante un esercizio fisico o uno sforzo importante, la pressione può aumentare di molto, fino a raggiungere e superare i valori di 180/100 mmHg. Questo avviene comunemente durante un esercizio fisico massimale.
Quando l’esercizio termina, tuttavia, la pressione può scendere molto velocemente, e questo improvviso calo è responsabile dei sintomi sopra descritti soprattutto se il soggetto rimane fermo in piedi.
È infatti nei nostri occhi l’immagine televisiva di atleti che al termine della loro corsa, pur esausti, continuano a camminare o addirittura a “corricchiare”, per permettere al loro organismo di ritornare lentamente alla condizione di riposo ed evitare così i sintomi pre-sincopali.
Come comportarsi durante un calo di pressione?
Sarebbe opportuno sdraiarsi fino a quando i sintomi non scompaiono. Se ciò non è possibile, ci si può sedere, respirare a fondo e bere un bicchier d’acqua. Non è necessario lo zucchero: l’acqua, da sola, è in grado di far aumentare la pressione arteriosa, attivando gli osmorecettori epatici in collegamento con afferenze nervose simpatiche.
Queste ultime, attivate, provocano una vasocostrizione periferica e sostengono la pressione arteriosa. È importante ricordare che in certe situazioni l’acqua di rubinetto è un vero e proprio farmaco.
Possiamo comunque fare molto, in termini di prevenzione del fenomeno: possiamo mantenerci idratati, assumere un corretto e adeguato quantitativo di sali minerali, magari attraverso frutta e verdura, ed evitare una rapida assunzione della posizione eretta, soprattutto se l’ambiente circostante è caldo.