Non lo ricordiamo abbastanza, ma l’ansia è una delle componenti essenziali alla sopravvivenza non solo dell’uomo, ma anche degli altri esseri viventi.
In caso di pericolo, infatti, le emozioni negative – rabbia, paura, disgusto e tristezza – sono il miglior sistema di difesa che abbiamo.
L’ansia rende più sensibili, più reattivi e potenzia non poco la capacità di difendersi; eppure, se vissuta eccessivamente o in maniera negativa, può diventare un problema invalidante.
Ma perché i disturbi d’ansia riguardano solo alcune persone? Come può un familiare o un amico aiutare un proprio caro che ne soffre?
E, soprattutto, dall’ansia si può guarire?
Ne abbiamo parlato con il dottor Francesco Cuniberti, specialista del Centro per i disturbi d’ansia e di panico di Humanitas San Pio X.
Perché alcune persone soffrono d’ansia e altre no?
Abbiamo detto che l’ansia è una funzione del cervello, necessaria per affrontare le emergenze, e le sensazioni spiacevoli sono il prezzo da pagare per ottenere risultati positivi. L’eccesso di ansia può paralizzarci, ma anche una sua totale assenza porterebbe a delle performance altrettanto negative.
Per spiegare questo fenomeno bisogna partire dall’idea di fondo che ci sono persone che hanno sistemi di controllo delle funzioni di base del corpo, quali la respirazione, il cuore e l’equilibrio, più fragili del normale.
Questa percezione di “fragilità”, cioè la perdita di una buona fitness fisica, farebbe scattare il nostro sistema d’allarme in maniera inappropriata, portando a sensazioni ansiose fino a veri e propri attacchi di panico.
Come comportarsi se qualche familiare soffre di disturbi d’ansia
Non tutti coloro che soffrono di disturbi d’ansia accettano di buon grado l’aiuto esterno. Per questo, è molto importante attuare alcuni accorgimenti ed evitare atteggiamenti che l’interessato potrebbe interpretare come nocivi.
Per prima cosa, è bene documentarsi sul problema: i disturbi d’ansia sono numerosi e multiformi, informarsi è essenziale ed è un buon modo per avvicinarsi all’interessato. Mostrare empatia è ugualmente importante: bisogna riconoscere che la persona stia soffrendo, e che la sua sofferenza sia reale e difficile da sopportare. Aboliamo qualsiasi comportamento giudicante: anche cose che ci sembrano piccole possono essere percepite impossibili, quando si ha questo tipo di disturbo.
Mai banalizzare o negare l’esperienza ansiosa, o avere un approccio sprezzante: soluzioni, suggerimenti semplicistici e fai-da-te non sono sufficienti, e consigliare di provarci di più può essere svilente e indurre vergogna nella persona sofferente.
Molto meglio offrire un aiuto concreto e supporto, magari per fare qualche commissione. L’ansia può compromettere la normale vita quotidiana, e offrirsi di fare qualcosa di specifico, assicurandosi di aver ottenuto il consenso della persona stessa, sarà sicuramente un gesto apprezzato.
Si può incoraggiare il proprio caro a rivolgersi a un professionista. Ci si può offrire di aiutare a trovare il professionista adeguato e di accompagnarlo a un primo colloquio.
Infine, un consiglio per se stessi. Aiutare chi soffre di un disturbo d’ansia può essere difficile e può provocare frustrazione e stress. Per questo non bisogna trascurarsi, ma essere consapevoli di quanto aiuto possiamo offrire e di quali siano i nostri limiti, mantenendo un equilibrio (anche emotivo).
E quando da soli non si riesce a supportare e a sopportare la sofferenza della persona cara, chiedere aiuto anche per se stessi non è certo da considerarsi un fallimento o una vergogna.
Si può guarire dall’ansia?
La percentuale di pazienti che soffre di disturbi di panico raggiunge una remissione clinica completa tra il 12 e il 38% dei casi. Una restante parte, il 40-60% dei pazienti, manifesta una sintomatologia molto attenuata, subclinica, e non invalidante di ansia: questa fetta di pazienti riesce a riprendere in mano il corso della loro vita.
Nel 20-30% dei casi possono esserci delle recidive o la persistenza dei sintomi, spesso nei pazienti che hanno ricevuto cure inadeguate e non corrette.
È bene sapere che a oggi, quando si curano i disturbi d’ansia e di panico seguendo le principali linee guida internazionali per scelta della terapia, il successo della stessa è garantita in quasi tutti i casi.
La terapia combinata con specifici farmaci ad azione sulla serotonina e una psicoterapia breve cognitivo-comportamentale risulta essere la via più valida per permettere alla persona sofferente di ritrovare la serenità e la libertà perdute.