Il disturbo comportamentale del sonno Rem (RBD) è un disturbo motorio e comportamentale che si verifica durante quella specifica fase del sonno caratterizzata da rapidi movimenti oculari. Fisiologicamente, durante tale fase, i centri nervosi che inviano il comando alla muscolatura volontaria sono inibiti da centri nervosi localizzati a livello del tronco encefalico. Abbiamo parlato di questo disturbo del sonno con la dottoressa Lara Fratticci, neurologa di Humanitas.
I sogni vissuti come la realtà
Il disturbo comportamentale del sonno Rem (RBD) è il risultato della perdita della fisiologica atonia muscolare che caratterizza di solito il sonno Rem. La mancanza di inibizione del tono muscolare fa sì che i pazienti “agiscano fisicamente” i propri sogni. Questa patologia si manifesta in genere in persone dai 50 anni in su, anche se può presentarsi in età più giovanile e perfino nei bambini. L’RBD tende a manifestarsi in pazienti che sono affetti da disturbi di narcolessia oppure che sono tenuti ad assumere farmaci antidepressivi e porta con esso altri disturbi del sonno come incubi, sonnambulismo e anche disturbi alimentari. Ma in cosa si differenzia dal semplice sonnambulismo? I pazienti affetti da RBD non sono consapevoli dell’ambiente circostante, hanno sempre gli occhi chiusi e non hanno la possibilità di allontanarsi troppo dal letto.
La diagnosi e le terapie
Per una corretta diagnosi di tale disturbo è necessaria un’integrazione di quelli che sono gli aspetti clinici con quelli polisonnografici. L’anamnesi il più delle volte è molto suggestiva per le caratteristiche peculiari dell’RBD, ma una diagnosi certa si può ottenere solo dopo aver effettuato una polisonnografia. In questo modo si può dimostrare la presenza di un aumento del tono della muscolatura durante la fase Rem così come altri elementi che caratterizzano da un punto di vista neurofisiologico il disturbo.
La definizione diagnostica di un RBD è molto importante, anche perché spesso il disturbo è correlato a malattie neurodegenerative.
Una volta avvenuta la diagnosi, la prima semplice terapia a cui il paziente può sottoporsi anche da solo riguarda la modifica dell’ambiente della propria camera da letto. Per evitare brutte cadute può essere utile distendere materassi sul pavimento così come togliere dalla camera qualsiasi oggetto contundente con cui sarebbe possibile in teoria provocarsi inconsapevolmente delle ferite.
La cosa più importante naturalmente, prima di impostare una cura, è capire quanto il disturbo sia frequente e soprattutto quanto può essere pericoloso per il paziente o per chi gli sta accanto. Nel caso di episodi ricorrenti e particolarmente violenti, può essere impostata una terapia con il clonazepam che di solito dà una buona risposta in un’alta percentuale di pazienti.