La sindrome del tunnel carpale è la patologia della mano più diffusa, soprattutto tra le donne che ne sono colpite anche otto volte più degli uomini.
I primi effetti di questa patologia sono l’impedimento di un corretto uso della mano e il formicolio di questa durante la notte. Segnali che qualcosa, a livello del nervo mediano, non sta funzionando per il meglio, come spiega il dottor Davide Smarrelli, responsabile dell’Unità Operativa di Chirurgia della mano di Humanitas Gavazzeni Bergamo.
Da che cosa deriva la sindrome del tunnel carpale?
«Deriva da una compressione del nervo mediano, che passa nel canale carpale – che è posto alla base del polso – insieme a tutti i tendini delle dita. Quando all’interno del canale cambiano i volumi, i tendini si adattano perché sono elastici, mentre il nervo mediano soffre e tende a degenerarsi provocando i disturbi tipici di questa malattia».
Da che cosa dipende la contrazione dello spazio del tunnel carpale?
«Il fatto che ne siano più colpite le donne fa pensare a questioni ormonali. Tra le cause ci possono però anche essere eventi traumatici come la frattura del polso o la creazione di continui microtraumi dovuti a un uso prolungato della mano per questioni legate al lavoro, che contribuiscono a creare processi infiammatori cronici che vanno a ripercuotersi sul nervo. Altre cause, ancora, possono essere le malattie sistemiche come il diabete e l’artrite reumatoide».
Perché il formicolio alla mano si presenta soprattutto quando dormiamo?
«Perché quando dormiamo lo facciamo in genere in una posizione raccolta, fetale. Poi ci muoviamo, durante la notte, e tendiamo a piegare le mani e i polsi. La flessione notturna del polso può generare una compressione del nervo anche sette volte superiore a quella che viene esercitata durante il giorno. Il nervo, che è già di suo complesso, dopo un po’ non tollera la posizione assunta e tende ad “addormentarsi” svegliandoci per il formicolio che si viene a formare».
Come prevenire la sindrome del tunnel carpale?
«Riconoscendone gli effetti nella loro fase iniziale, quando non sono ancora pressanti. La diagnosi precoce deve accompagnarsi ad adeguate misure fisioterapiche, di fondamentale importanza. Se la sindrome si è già sviluppata ma è ancora in una fase tale da non richiedere l’intervento chirurgico, utili possono essere le terapie termali e i fanghi. Le infiltrazioni, infine, possono essere efficaci per ridurre il dolore, purché ci sia lo spazio utile per intervenire, cosa non sempre possibile vista la piccolezza dell’articolazione della mano».