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LILT: a Milano stabile numero fumatori ma cresce voglia di smettere

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Smettere di fumare è il regalo più grande che una persona può fare per la propria salute: dopo 5 anni si dimezza il rischio di sviluppare tumori del cavo orale, dell’esofago e della vescica e, dopo 10 anni, di morire per tumore del polmone. Alla vigilia del 31 maggio, Giornata mondiale senza Tabacco voluta dall’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms), la sezione di Milano della LILT, la Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori, ha presentato i dati relativi alla diffusione del vizio del fumo nella capoluogo lombardo.

Milano in fumo”, ma in che termini? I fumatori milanesi consumano in media ogni giorno 10,5 sigarette: 11 per gli uomini e 10 per le donne. Si tratta di una quantità invariata nel totale ma con un aumento fra gli uomini (da 9,5 a 11) e una diminuzione nelle donne (da 11,4 a 10). «Il numero dei fumatori a Milano è rimasto stabile negli ultimi 5 anni; dal 2012 a oggi i fumatori di almeno 15 anni d’età sono tra il 20 e il 21%, senza alcuna variazione significativa dopo il trend decrescente degli anni precedenti», sottolinea il dottor Marco Alloisio, responsabile della Chirurgia Toracica dell’ospedale Humanitas e presidente della sezione milanese della LILT, la Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori.

(Per approfondire leggi qui: Fumo, smettere all’improvviso più efficace che farlo gradualmente)

Sigaretta elettronica usata da pochi milanesi

Gli altri dati dimostrano la rilevanza del fenomeno delle sigarette fatte a mano, che a Milano pesa per il 13%, in crescita rispetto agli anni precedenti, mentre l’uso della sigaretta elettronica si conferma contenuto (circa l’1%) in controtendenza rispetto ai lievi incrementi rilevati a livello nazionale. Dietro questa stabilità, che dimostra come il vizio del fumo sia radicato, c’è però un dato “incoraggiante”, aggiunge il presidente: «Dall’indagine Doxa emerge l’aumento dell’intenzione di smettere di fumare nei prossimi 6 mesi passata dal 20 al 26% (32% fra le donne) rispetto allo scorso anno».

È cruciale che questa intenzione diventi realtà: sul fronte della prevenzione oncologica solo smettendo di fumare si può fare molto, e non soltanto per evitare l’insorgenza del carcinoma polmonare. «L’85% dei pazienti colpiti da tumore al polmone sono fumatori o ex fumatori. Ma dalla comunità scientifica sono arrivate prove sufficienti per correlare in un rapporto di causa/effetto il fumo di sigaretta con altre neoplasie che colpiscono il cavo orale e le prime vie aeree, ad esempio, ma anche rene, uretere, vescica, ovaio, cervice uterina per l’apparato urogenitale e, in forma minore, mammella, colon-retto e pancreas».

Quali strategie adottare per la prevenzione e la cessazione del fumo nella popolazione?

«Ribadire in tutte le sedi e in tutti i modi possibili l’avvertenza “non fumare”. La legislazione italiana ha posto divieti efficaci a limitare la diffusione di questa pratica nei locali pubblici, come disposto ad esempio dalla legge Sirchia o dagli ultimi provvedimenti del ministro della Salute Lorenzin. Il 20 maggio sono inoltre entrate in vigore in tutta Europa le norme della Direttiva Ue con l’obiettivo di dissuadere i consumatori, in particolare i giovani, dall’acquisto e dal consumo di prodotti contenenti tabacco e nicotina».

(Per approfondire leggi qui: Fumo, ecco cosa succede ai batteri che vivono in bocca)

«Ma oltre ai divieti – conclude il dottor Alloisio – c’è bisogno di altri strumenti: tasse e prezzi più alti sui prodotti da tabacco, pacchetti completamente anonimi che non invoglino in alcun modo a fumare, reti fra i centri antifumo presenti sul territorio e impegnati non solo nell’assistenza di chi sta cercando di smettere di fumare ma anche nella prevenzione. Il nostro lavoro a tutto campo deve proseguire con l’attuazione di strategie sempre più mirate in collaborazione con le istituzioni del territorio. Dall’indagine è infatti emerso che il 41% di cittadini milanesi intervistati vorrebbero dal prossimo sindaco più campagne informative anti-fumo e più divieti a Milano».