Se la carenza di acido folico è pericolosa, potrebbe esserlo anche l’eccesso. Presentare un alto livello di questo micronutriente e di folati è stato associato a un maggior rischio di sviluppare un disturbo dello spettro autistico. I risultati dello studio realizzato da ricercatori della Johns Hopkins University sono stati presentati all’International Meeting for Autism Research a Baltimora.
Acido folico e folati sono vitamine del gruppo B, anche note con il nome di vitamina B9. I folati alimentari sono composti presenti negli alimenti mentre l’acido folico è presente nei supplementi vitaminici. Di questi la mamma ha bisogno all’inizio della gravidanza: una loro carenza ha possibili effetti deleteri sulla salute del nascituro.
Questo studio ha cercato invece di indagare sulla presenza in eccesso di folati. È emerso che un livello eccessivo di folati dopo il parto, più di quattro volte la soglia adeguata, sarebbe associata a un rischio raddoppiato che il neonato possa sviluppare un disturbo dello spettro autistico. Anche livelli molto alti di vitamina B12 sarebbero potenzialmente pericolosi triplicando questo rischio. Se entrambe queste vitamine sono alte in maniera significativa, il rischio aumenterebbe di oltre 17 volte.
Associazione tra autismo e assunzione di acido folico è recente area di ricerca
I ricercatori hanno analizzato i dati di poco meno di 1400 coppie di mamme e bambini. Il livello di folati è stato rilevato una volta tra il primo e il terzo giorno dopo il parto. Una donna su 10 presentava un livello di folati in eccesso e il 6% un eccesso di vitamina B12. Sebbene la grande maggioranza delle madri avesse riferito di aver assunto multivitaminici in gravidanza, i ricercatori non sono riusciti a capire perché alcune delle donne avessero livelli così elevati di queste sostanze nel sangue.
(Per approfondire legggi qui: Depressione post parto, alti valori di ossitocina un campanello d’allarme?)
L’associazione rilevata dallo studio è piuttosto “inedita” come spiega la dottoressa Elena Zannoni, ginecologa e responsabile del Servizio di Chirurgia conservativa ed endoscopica dell’ospedale Humanitas. «In letteratura sinora sono stati riportati solo i vantaggi della supplementazione di acido folico in età preconcezionale e in gravidanza. Vantaggi ormai riconosciuti sulla prevenzione dei difetti del tubo neurale, sulla prevenzione delle anemie e di alcune patologie della gravidanza come il parto pretermine».
«Nel 2012 uno studio condotto da ricercatori norvegesi aveva invece evidenziato che la somministrazione di acido folico in età preconcezionale e nelle prime settimane di gravidanza era correlata con un minor rischio di sviluppare autismo in età pediatrica. Secondo gli autori, la supplementazione di acido folico poteva abbattere questo pericolo fino al 40% (in un Paese, bisogna ricordare, in cui l’apporto di questo elemento con la dieta non è ottimale)».
(Per approfondire leggi qui: L’acido folico riduce il rischio di ictus?)
Come assumere correttamente acido folico?
«Le linee guida prevedono che le donne che hanno in programma una gravidanza assumano 400 microgrammi giornalieri di acido folico a partire da 1-2 mesi prima del concepimento, proseguendo poi fino al termine del primo trimestre di gravidanza. Essendo l’acido folico contenuto in alcuni alimenti (verdura a foglia verde, cereali, agrumi, carciofi) va da sé come la supplementazione sia davvero necessaria nelle donne che non hanno un’alimentazione equilibrata da questo punto di vista e probabilmente superflua in quelle che si alimentano con una vera Dieta mediterranea».
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