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Pelle, ognuno ha i suoi batteri che non cambiano nel tempo

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Sulla nostra pelle vivono sempre gli stessi batteri. Anche sulle mani, nonostante strette di mano e contatti con superfici sporche, la comunità microbica non cambia. È la conclusione di una ricerca condotta dal National Cancer Institute negli Stati Uniti e pubblicata sulla rivista Cell.    

Gli autori hanno analizzato 594 campioni di pelle provenienti da 12 persone in buona salute. I campioni di tessuto cutaneo erano stati prelevati da 17 diversi punti del corpo dei partecipanti in tre momenti: fra un prelievo e l’altro sono passati da 30 giorni a due anni. È emerso che il “microcosmo” di batteri sulla pelle è tendenzialmente lo stesso e che ognuno di noi ha una propria impronta microbica.

(Per approfondire leggi qui: Lo sai che esfoliare la pelle non fa bene?)

Piuttosto che essere contaminata dai microrganismi che arrivano dall’esterno, la pelle mantiene dunque una propria stabilità, anche se con qualche differenza. In alcuni punti, laddove la pelle è più grassa, ad esempio nel padiglione auricolare o sulla schiena, ma anche sul palmo della mano, la variazione è minima. Maggiore invece in punti dove c’è più umidità, ad esempio sui piedi, anche se in questo caso entrano in gioco fattori legati all’igiene personale.

Probiotici per favorire presenza di batteri “amici”?

Sebbene lo studio sia limitato dall’esiguità del campione di persone coinvolte, i suoi risultati sono significativi. La scoperta, secondo gli scienziati, potrebbe permettere di comprendere meglio l’origine di diverse malattie della pelle come come acne, psoriasi ed eczema. «È questa la forza dello studio: aver colto la correlazione fra il tipo di batteri e la localizzazione sul corpo», spiega il professor Antonio Costanzo, direttore dell’unità di dermatologia dell’ospedale Humanitas.

«Grazie a questi risultati – prosegue – ulteriori ricerche potrebbero spiegare perché ad esempio la psoriasi colpisce più di frequente la pelle dei gomiti. Inoltre potrebbe diventare meno difficoltoso rilevare la predisposizione ad alcune malattie della pelle o favorire la presenza di colonie batteriche “amiche” anche con ricorrendo a prebiotici e probiotici».

(Per approfondire leggi qui: Barba o rasatura, la pelle del viso è un covo di batteri)

«Fin quando non era nota la composizione della flora batterica cutanea non erano ipotizzabili queste possibilità di intervento. Ora invece si è capito che sulla pelle c’è una sorta di equilibrio fra batteri e agenti antibiotici (i cosiddetti peptidi antimicrobici). Ad esempio sulla pianta dei piedi i batteri pseudomonas non possono proliferare perché c’è un agente che ne ferma la crescita. Quando questo equilibrio salta, quando la flora si altera per ragioni genetiche o ambientali, quando il sistema immunitario viene “allertato” in maniera anomala da questi peptidi, allora in alcune zone si può favorire la produzione di molecole pro-infiammatorie e dunque possono comparire alcune malattie», conclude lo specialista.

 

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