Una molecola derivata dal rosmarino è allo studio come possibile coaudivante delle tradizionali terapie anti-cancro. Un team di scienziati dell’Università di Pisa ha pubblicato su The International Journal of Biochemistry & Cell Biology una ricerca che ne illustra i risultati.
Le proprietà del rosmarino hanno più volte attirato l’attenzione della comunità scientifica. In questo caso a finire sotto la lente d’ingrandimento dei ricercatori è stato un suo componente non nutritivo (fitochimico): il carnosolo. Si tratta di una molecola appartenente alla classe dei diterpeni fenolici, presente anche in altre spezie della Dieta mediterranea come la salvia e l’origano. Il carnosolo, isolato per la prima volta nel 1942, possiede un ampio spettro di proprietà biologiche con attività antimicrobica, antinfiammatoria, antiossidante, neuro-protettiva. In passato altri studi hanno evidenziato le proprietà antitumorali del carnosolo in modelli preclinici di tumori della prostata, del seno, della pelle e del colon.
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Nell’articolo in questione sono stati dimostrati per la prima volta gli effetti antiproliferativi di questa sostanza su linee cellulari di glioblastoma multiforme, la forma più aggressiva di tumore primitivo del sistema nervoso centrale. Il carnosolo agirebbe riattivando funzionalmente la proteina p53, considerato fra i più importanti fattori oncosoppressori e inattivato in più del 50% dei tumori umani, dicono i ricercatori.
Sul glioblastoma ricerca attiva nel campo dell’immunoterapia
«In particolare il carnosolo stabilizzerebbe questa proteina dissociandola dal suo inibitore endogeno MDM2, aumentandone, pertanto, i livelli intracellulari e permettendole di svolgere le sue molteplici funzioni. La proteina p53, come detto, ha il compito di proteggerci dallo sviluppo dei tumori e normalmente regola i meccanismi di morte cellulare programmata (apoptosi) indispensabile nei fisiologici processi di rinnovamento dei nostri tessuti. L’inattivazione della p53, permette alle cellule di continuare a vivere e replicarsi senza controllo», spiega il dottor Matteo Simonelli, oncologo dell’ospedale Humanitas.
«Il carnosolo sembrerebbe anche poter aumentare l’efficacia della Temozolomide, il farmaco chemioterapico più utilizzato nelle terapie oncologiche dirette contro i tumori primitivi dell’encefalo. L’ipotesi – continua lo specialista – è che, grazie alla sua azione sinergica con la Temozolomide, in futuro si possa utilizzare un estratto di rosmarino ad alto contenuto di carnosolo da assumere con la dieta, in associazione alla chemioterapia per sensibilizzare le cellule di glioblastoma all’effetto citotossico del farmaco».
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Il glioblastoma multiforme è il tumore primitivo del cervello più aggressivo ed è caratterizzato dalla intrinseca resistenza alle più note modalità terapeutiche. Di cosa si sta occupando la ricerca? «Il filone principale della ricerca clinica sul glioblastoma attualmente è rappresentato dall’immunoterapia che nelle sue diverse forme ha l’obiettivo di potenziare e amplificare la risposta del nostro sistema immunitario contro il tumore. I risultati più promettenti sembrano provenire dagli studi sulle vaccinazioni contro antigeni specifici del glioblastoma, oggi testate anche in associazione a chemio e radioterapia», conclude il dottor Simonelli.