La clamidia è una malattia sessualmente trasmissibile che colpisce più frequentemente le donne. L’infezione colpisce l’apparato urogenitale ed è causata da un batterio, Chlamydia trachomatis. Si può ridurre di molto il rischio di contrarre la clamidia solo proteggendosi adeguatamente durante i rapporti sessuali.
«Oltre alla via di trasmissione sessuale – spiega la dottoressa Annamaria Baggiani, responsabile del Servizio di Infertilità Femminile e Procreazione Medicalmente Assistita di Humanitas Fertility Center – la trasmissione può avvenire anche al momento del parto tra mamma affetta da clamidia e neonato durante il passaggio nel canale. Nel nascituro l’infezione può provocare congiuntivite e polmonite».
Come si manifesta la clamidia?
«La clamidia è nella maggior parte dei casi una malattia asintomatica. Se presenti, i sintomi compaiono da una a tre settimane dopo la trasmissione del virus. L’infezione nelle donne è a carico della cervice e dell’uretra e causa secrezioni vaginali e irritazioni, dolore a livello sovrapubico, bruciore durante la minzione e, a volte, perdite di sangue inter-mestruali. Negli uomini i sintomi comprendono secrezioni dal pene, prurito e bruciore durante la minzione».
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Se la clamidia non è curata quali sono i rischi?
«Le complicanze più gravi nella donna sono la malattia infiammatoria pelvica e sindromi aderenziali accompagnate a danno tubarico condizionanti infertilità o impianti ectopici di gravidanza. Nell’uomo invece, le infezioni non curate possono causare l’epididimite, un’infiammazione dei condotti che si trovano nella zona retrostante ai testicoli che provoca gonfiore e dolore e che può portare ad infertilità», dice in conclusione l’esperta.
La diagnosi viene effettuate con l’esame dei campioni prelevati dai tessuti colpiti dal batterio Chlamydia trachomatis. Il trattamento dell’infezione da clamidia prevede la somministrazione di antibiotici in base alle condizioni del soggetto contagiato.
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La clamidia è una malattia piuttosto diffusa. In Europa sono stati riportati 199 casi ogni 100mila abitanti nel 2012. Più dell’84% dei casi si concentra in quattro Paesi: Regno Unito, Svezia, Norvegia e Danimarca. La fascia di popolazione in cui si registrano più casi sono le donne tra 20 e 24 anni (fonte dati: Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie).
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