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Sochi: Olimpiadi troppo hot per la salute

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Clima subtropicale per i Giochi Olimpici d’inverno, in programma a Sochi dal 7 al 23 febbraio. La città russa tra il Mar Nero e le montagne del Caucaso, la più lunga d’Europa con 145 chilometri di costa, si prepara ad accogliere 113 atleti azzurri, di cui 69 uomini e 44 donne.

Abbiamo chiesto al dottor Piero Volpi, responsabile dell’Unità Operativa di Ortopedia del Ginocchio e Traumatologia dello Sport di Humanitas, quanto la temperatura possa influenzare la prestazione degli atleti, dal punto di vista fisico ma non solo.

Ambiente “costruito” dalla neve artificiale e clima tropicale per le Olimpiadi d’inverno a Sochi. Questi aspetti possono aumentare gli infortuni?  

«Aver organizzato le Olimpiadi in un ambiente non tipicamente invernale comporta un duplice rischio. Prima di tutto dal punto di vista fisico perché la temperatura può influire negativamente soprattutto per quanto riguarda alcune discipline impegnative, come ad esempio lo sci di fondo o lo sci da discesa. Ma non solo. Anche dal punto di vista ambientale, la neve non adeguatamente compatta, può aumentare il rischio di cadute. Il problema non riguarda, invece, le discipline che si svolgono al coperto come l’hockey sul ghiaccio o il pattinaggio perché la temperatura è controllata, quindi viene mantenuta adeguatamente fredda per permettere di gareggiare su superfici ghiacciate».

Non si tratta del primo episodio in cui le location per manifestazioni sportive vengono scelte secondo criteri discutibili…

«Oggi vediamo manifestazioni importantissime, che accolgono centinaia di sportivi, ambientate in luoghi che solo qualche anno fa sarebbero stati impensabili perché ritenuti poco idonei dal punto di vista ambientale. Le scelte dovrebbero tenere conto, in primo luogo, delle condizioni ottimali per gli atleti e non essere fatte in base a motivi logistico-politici. La stessa situazione, rovesciata al contrario, si è presentata di recente per i Mondiali in Qatar dove si è alzato il polverone per via delle temperature troppo elevate».

Quanto la preparazione fisica è importante non solo per gli atleti ma anche per chi ama praticare gli sport invernali a livello amatoriale?

«Per gli atleti è determinante e loro lavorano tanto per arrivare adeguatamente preparati a una manifestazione così impegnativa. Per chi pratica lo sport dal punto di vista ludico, invece, la preparazione è altrettanto importante con la differenza che, spesso, viene trascurata». 

Diamo allora qualche consiglio. Che cosa è importante fare prima di salire a bordo degli sci?

«Per chi ha la possibilità di mantenersi in allenamento durante la settimana è consigliabile praticare attività fisica per mettere in moto i muscoli. Chi, invece, non ha tempo e arriva in montagna senza un’adeguata preparazione atletica, deve praticare esercizi di stretching prima di iniziare la giornata sciistica. È importante, inoltre, conoscere bene gli sci che si usano e indossare scarponi adeguati. Solo così si potranno scongiurare la maggior parte degli infortuni».

A proposito di infortuni, per chi fa sport a livello amatoriale, qual è la causa più frequente?

«Molti, volendo sfruttare l’intera giornata a disposizione, hanno la cattiva abitudine di sciare anche quando compare la stanchezza e questo comporta un aumento notevole dei traumi o delle distorsioni proprio perché il corpo comincia a cedere. La fatica spegne i meccanismi di difesa e nascono gli infortuni. Solo chi è allenato riesce a sciare per 6-7 ore consecutive. Un impiegato non allenato, ha un’autonomia di 2-3 ore al massimo».

Dal punto di vista alimentare cosa bisogna mangiare prima di intraprendere uno sport invernale?

«Innanzitutto non bisogna sciare subito dopo aver mangiato. Ma anche non alimentarsi durante tutto il giorno non va bene perché il cibo per chi fa sport è come la benzina che gli permette di andare avanti. Il giusto equilibrio è dato dalla classica dieta mediterranea, con una buona colazione al mattino a base ad esempio di burro, marmellata e fette biscottate e un pranzo fatto da pasta e frutta. L’importante che siano cibi facilmente digeribili».

Quali sono i traumi più comuni causati dagli sport invernali?

«Per lo sci alpino, che è il più praticato, i traumi sono quelli distorsivi alle ginocchia e le fratture. Entrambi si verificano dopo una caduta dagli sci, non solo per chi pratica la disciplina a livello amatoriale ma anche per gli atleti che lo fanno per professione. Anche i grandi campioni si fanno male».

Dopo una lesione ai legamenti al ginocchio, ad esempio, l’atleta può tornare a gareggiare con la stessa agilità di prima oppure le sue prestazioni saranno compromesse?

«Sì, può tornare a sciare al suo precedente livello, a patto che venga fatta una buona diagnosi, un adeguato intervento chirurgico, possibile grazie alle tecniche moderne di cui la medicina dispone oggi, e che vengano rispettati i tempi di riabilitazione».  

 

Per approfondire il tema della preparazione a una giornata sugli sci, e consultare il promemoria del perfetto sciatore messo a punto da Humanitas, clicca qui.

 

A cura di Simona Camarda