Prevenzione

Calcoli renali? Attenzione al cuore!

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I calcoli renali sembrano aumentare il rischio di malattia coronarica e quindi di infarto. A dimostrarlo uno studio pubblicato nei giorni scorsi su Lancet, che ha coinvolto per vent’anni più di 242 mila persone sane, uomini e donne, tra i 25 e i 75. Quasi 20 mila hanno sviluppato nel corso degli anni calcoli renali e quasi 17 mila di loro sono andati incontro ad un infarto del miocardio, dimostrando quindi che il rischio di infarto in chi ha calcoli al rene aumenta di più del 50%, soprattutto tra le donne.

La calcolosi renale è un problema molto diffuso che interessa 10 uomini su 100  e 7 donne su 100. Aterosclerosi, ipertensione, diabete e sindrome metabolica sono più frequenti in chi soffre di calcolosi renale. Oggi con questo studio si sa anche che i calcoli renali vanno inclusi tra i fattori di rischio dell’infarto.

Quali possono essere le cause di questo rischio?

I responsabili  di questo aumentato rischio non sono ancora chiari. Potrebbero essere i disturbi  del metabolismo del calcio: un consumo  troppo basso di calcio potrebbe favorire la liberazione del calcio contenuto nelle ossa e quindi aumentarne l’eliminazione attraverso il rene, facilitando la deposizione di piccoli ammassi “calcarei”, un po’ come accade nel sistema idraulico delle case quando una acqua troppo ricca di sali favorisce la formazione del calcare sui tubi, che progressivamente li ostruisce riducendo il passaggio dell’acqua. Allo stesso tempo, poiché il calcio è lo ione che permette al sangue di coagulare, un eccesso di calcio circolante potrebbe favorire un aumento della coagulazione del sangue e quindi la formazione di trombi  nelle arterie e nelle vene.

Altri possibili colpevoli potrebbero essere il processo di invecchiamento, per cui i reni perdendo la propria funzionalità favoriscono il deposito di calcio nei condotti, e l’osteopontina, una proteina coinvolta nel processo di calcificazione dell’osso, che si trova in quantità elevata nelle persone che soffrono di trombosi coronarica, infarto del miocardio o aterosclerosi, che se non eliminata dai reni si accumula nel sangue.

Il legame tra calcoli renali e trombosi va indagato più in profondità, perché i meccanismi che lo regolano non sono chiari, così come non è chiaro perché i calcoli siano più diffusi  tra i bianchi, le donne e i diabetici. Quel che è certo è che una patologia piuttosto comune come i calcoli va considerata un fattore che aumenta il rischio di trombosi, dato che aiuterà la pratica clinica quotidiana, soprattutto in un’ottica di prevenzione.

Ma c’è di più. Con il caldo il rischio di colica renale aumenta. Responsabile numero uno è la disidratazione. Il grande caldo fa aumentare la sudorazione e,  se non ci si idrata bene, le urine diventano più concentrate e aumenta il rischio che si formino calcoli di ossalato di calcio.

Chi rischia di più?

I giovani adulti, tra i 25 e i 40 anni, soprattutto maschi, che hanno una familiarità per questo problema, o che hanno già avuto episodi in passato. Per evitare sorprese è fondamentale bere molto, soprattutto se si fa molta attività sportiva. L’acqua è l’ideale; cautela con tè e bevande arricchite di sali minerali: possono favorire la precipitazione di calcoli di ossalato di calcio.