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Donne, perché il dolore non è un’opinione

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Le donne sentono di più il dolore. Non è solo un luogo comune, ma una verità che ha basi scientifiche.

Si, è proprio così. Le donne provano più dolore rispetto agli uomini. E non solo per colpa dei reumatismi, della fibromialgia, dell’intestino irritabile o dell’emicrania che, si sa, sono affezioni che colpiscono tipicamente la popolazione femminile. Quando si esaminano condizioni cliniche che interessano i due sessi con la stessa frequenza, come avviene per esempio nel dolore del post-operatorio, nel mal di schiena o per le nevralgie, eccetera, le donne riferiscono sempre un’intensità maggiore. Vale a dire che, in una situazione clinica analoga e sovrapponibile, se un uomo assegna al dolore provato un’intensità di 5 la donna lo valuta 6 (la valutazione viene effettuata in modo analogico, chiedendo di dare un voto al dolore compreso tra zero – nessun dolore – e dieci – il più forte dolore mai provato). E proprio un recente studio effettuato dalla Standford University, eseguito su 11.000 persone e pubblicato sul Journal of Pain, ci ricorda questa situazione specificando che le donne soffrono circa il 20 per cento in più rispetto agli uomini. Da questa ricerca, effettuata su un largo campione, emerge che le donne hanno sempre riportato una intensità del dolore più alta degli uomini. Ciò vale per il dolore post operatorio, per la lombalgia e la sciatica, per il dolore nel diabete, nei traumi, eccetera. Per quanto riguarda il dolore infiammatorio per esempio, l’intensità media riferita è stata 6.00 per le donne e 4.93 per gli uomini. Ma quali sono le ragioni di queste differenze? Quali conclusioni si possono trarre da questa ricerca? Influenzerà la ricerca farmacologica arrivando ad avere farmaci dedicati per gli uomini o per le donne? Approfondiamo l’argomento con il professor Diego Beltrutti, consulente presso il Servizio del Dolore Cronico (CPS) dell’Unità Operativa di Anestesia e Day Hospital Chirurgico in Humanitas ed esperto del settore.

Professor Beltrutti, le donne sentono più dolore? Perché?
“Oggi sappiamo che le donne sentono effettivamente più dolore. E non solo per motivi legati al modello sociale come un tempo si pensava (ricordiamo tutti la classica frase detta al bambino maschio che piange dopo una caduta: ‘non fare la femminuccia’). Un tempo la società accettava e forse perfino incoraggiava comportamenti stereotipati legati al sesso. La donna poteva piangere, svenire. L’uomo no. Anche una base psicologica differente veniva invocata per spiegare alcune differenze comportamentali tra uomo e donna. La donna sarebbe più propensa all’ansia e alle deflessioni dell’umore, all’ascolto del proprio corpo, alla percezione di situazioni di pericolo. Mai si sarebbe ipotizzato un ruolo non secondario legato alle differenze biologiche. E, invece, per rispondere alla domanda riferisco quanto comunicato dalla ricerca scientifica: le differenze più significative sulla diversa percezione del dolore tra uomo e donna sono su base biologica. Studi effettuati sui due sessi, usando stimoli termici dolorosi, hanno evidenziato che le donne hanno una soglia e una tolleranza dolorosa più bassa. Questa situazione sarebbe connessa al ruolo degli ormoni. Nella donna fertile, inoltre, la soglia del dolore non è stabile, ma varia con il ciclo. E’ più alta nella fase follicolare e poi si abbassa nella fase luteale. Gli stessi test, effettuati su donne ‘in dolce attesa’, hanno dimostrato come in gravidanza la soglia del dolore sia elevata. Si ipotizza che queste risposte differenti facciano parte di un più ampio sistema con cui maschi e femmine rispondono allo stress. Sembra quasi che le risposte dell’uomo e della donna siano complementari. In corso di dolori sperimentali il cervello femminile evidenzia una grande attività nel sistema limbico mentre nell’uomo l’attività maggiore avviene nelle aree cognitive. Ed anche la risposta agli oppioidi è differente. I maschi reagiscono bene agli agonisti dei recettori ? (Mu), mentre le femmine di meno. Gli ormoni entrerebbero in gioco anche nella modulazione del sistema oppioide. Pare che l’estradiolo, per esempio, sia in grado di ‘nascondere’ il recettore ? con conseguente minore effetto analgesico quando si usano identiche quantità di oppioidi nei due sessi”.

A cosa porta tutto questo?
“Il primo grande risultato è che si è squarciato il velo dell’ignoranza. Uomini e donne risentono indubbiamente di modelli sociali differenti che si sono strutturati nei secoli. L’uomo a lavorare o combattere fuori casa e la donna ad occuparsi dei figli in casa. Oggi i modelli di riferimento sono saltati e, tuttavia, uomini e donne continuano a comportarsi in modo differente di fronte al dolore. E’ a tutti evidente che vi sono risposte psicologiche diverse nei due sessi, ma va detto che queste differenze potrebbero essere sostenute anche da una diversa costituzione biochimica”.

Ma allora è possibile che le diverse situazioni ormonali interferiscano sugli stati di ansia o predispongano a quegli sbalzi di umore che si vedono spesso nelle donne?
“La conclusione è sì. Uomini e donne non solo appaiono differenti, ma sono costruiti in modo diverso. In particolare oggi la scienza ci dice che le donne sono a rischio per molte condizioni di dolore. Studi sperimentali effettuati con la PET evidenziano che il cervello dell’uomo e della donna reagiscono in modo differente quando viene mandato uno stesso impulso doloroso. Di fronte ad un identico stimolo algogeno il cervello delle donne attiva molte più aree corticali dell’uomo. Addirittura si attivano aree cerebrali controlaterali (talamo ed insula) il cui significato è ancora oscuro”.

Tutto questo può influenzare la ricerca farmacologica?
“Sulla base delle recenti conoscenze, anche la ricerca farmacologica sugli analgesici va estesa e modificata. Basti ricordare che i medicinali attualmente in uso sono testati su animali maschi (in un rapporto di 4 a 1 con le femmine). Vi è quindi la necessità di aumentare le conoscenze sulle modalità d’azione dei farmaci sulla popolazione femminile. A causa della funzione riproduttiva le donne sono afflitte da dolori viscerali in modo superiore agli uomini. Uomini e donne sembrano disporre di circuiti di modulazione del dolore tra loro non identici. In un prossimo futuro non escludo che si possa giungere alla messa sul commercio di farmaci analgesici per l’uomo o per la donna”.

A cura di Lucrezia Zaccaria