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Cosa lega infiammazione, obesità e cancro

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I recenti risultati delle ricerche di Michael Karin, che negli ultimi vent’anni ha studiato le relazioni tra processo infiammatorio, obesità e tumore.

L’infiammazione cronica può essere la causa scatenante di un tumore? I ricercatori dell’Università della California pensano che sia possibile e che, a causa dell'”errato funzionamento” del fattore di trascrizione NF-kB, le cellule dell’area colpita dall’infiammazione riescano a sottrarsi al naturale ricambio cellulare e proliferare in maniera incontrollata. Michael Karin, professore di farmacologia dell’UCSD (University of California San Diego) ed eletto all’Accademia Nazionale delle Scienze nel 2005, è nato a Tel Aviv (Israele) nel 1951. Nel corso degli ultimi 20 anni ha lavorato, assieme al suo staff di ricercatori, con l’obbiettivo di scoprire le connessioni fra cancro ed infiammazione, studiando il complesso proteico NF-kB e le relative interazioni. Il 7 ottobre ha tenuto una lecture presso l’Istituto Clinico Humanitas, dal titolo “25 Years of NF-kB: new tricks for an old pony, IKKa and death-stimulated tumour progression”. Ecco i più recenti risultati delle sue ricerche.

Quali sono gli ultimi sviluppi dei suoi studi?
“Abbiamo lavorato per quasi dieci anni per chiarire il ruolo dell’infiammazione nelle varie fasi dello sviluppo dei tumori, studiando le connessioni fra infiammazione ed i carcinomi del colon retto, del fegato, del polmone, della mammella, del pancreas e della prostata. In generale, la relazione fra infiammazione e cancro può essere divisa in due categorie, a seconda che avvenga prima o dopo lo sviluppo neoplastico. Le cause dell’infiammazione possono essere diverse, così come i meccanismi di espansione; questa rimane in ogni caso la distinzione più importante da fare. Ora l’obiettivo è tradurre i progressi che abbiamo realizzato nei laboratori in qualcosa di più concreto nell’ambito della ricerca clinica”.

Qual è il reale collegamento fra cancro ed obesità?
“Negli Stati Uniti, il 25-30% della popolazione è obeso; in Europa, il dato si attesta invece attorno al 15%. La cosa più sorprendente è che la comunità scientifica statunitense sta realizzando solamente adesso che, dopo il fumo, l’obesità è il secondo più incisivo fattore di rischio tumorale prevenibile. Nei soli stati Uniti, si è calcolato che 90.000 morti per cancro all’anno siano correlati all’obesità; questo significa che se tutta la popolazione mantenesse il proprio indice di massa corporea sotto il valore critico di 25, si potrebbero evitare molte vittime. I tumori sui quali l’obesità ha maggiore impatto sono quello del fegato per gli uomini e quello del pancreas, sia per gli uomini che per le donne. I dati di incidenza di questi due tipi di tumore, negli ultimi anni, sono quelli maggiormente cresciuti”.

Potrebbe spiegare, in maniera semplice, cosa sia l’NF-kB?
“L’NF-kB ha una responsabilità centrale sia nell’ambito dell’infiammazione che in quello della risposta immunitaria. Si tratta di una proteina presente nel nucleo delle cellule, che ha il compito di funzionare da fattore di trascrizione. L’NF-kB controlla l’attività dei geni: attiva e disattiva alcuni di quelli fondamentali per la sopravvivenza della cellula. Ha un ruolo centrale, ad esempio, nella regolazione dell’apoptosi e della necrosi, due differenti forme di morte cellulare. Controlla anche citochine e chemochine, speciali molecole proteiche che codificano gli ormoni polipeptidici responsabili delle risposte immunitarie”.

Come collegherebbe infiammazione e cancro?
“È provato che alcuni tipi di tumore siano totalmente dipendenti dall’infiammazione, come i carcinomi epatici che derivano dall’epatite ed i tumori associabili alla colite, che sono una parte dei carcinomi del colon retto. La questione è stabilire se l’infiammazione di per se sia sufficiente a causare il tumore oppure se, per lo sviluppo delle neoplasie, siano necessari altri fattori di rischio (per esempio ambientali). È chiaro, per esempio, che il cancro del fegato non possa svilupparsi senza una storia di epatite pregressa. Nei carcinomi del colon retto che si sviluppano a seguito di coliti (attorno al 5% di tutti i carcinomi colo rettali) sappiamo che la neoplasia dipende completamente dall’infiammazione. Abbiamo verificato, tuttavia, che anche il restante 95% dei tumori colo rettali abbia bisogno dell’infiammazione per crescere e diventare aggressivo ed è dimostrato che tutti i carcinomi del colon retto ne siano coadiuvati. In conclusione, si può dire che lo sviluppo dell’infiammazione sia, praticamente per qualsiasi tipo di cancro, come gettare benzina sul fuoco: ne moltiplica la crescita anche dopo che tutto il combustibile si è esaurito. L’infiammazione cronica può causare la proliferazione incontrollata delle cellule, che, ignorando i “segnali” che le costringerebbero all’apoptosi (una forma di morte cellulare necessaria per il naturale turnover all’interno dell’organismo), dà il via al processo neoplastico. Il fattore di trascrizione NF-kB rappresenta spesso l’anello debole di questa catena”.

A cura della Redazione