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Passione sub. Ma attenti ai rischi

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Prendere il brevetto è sempre più facile e gli amanti delle immersioni aumentano. Non bisogna però dimenticare le misure di sicurezza.

“Servono nuove regole su misura per ridurre i rischi da immersione”. E’ questo il monito degli esperti di medicina iperbarica lanciato durante una conferenza a Brescia in collaborazione con centri diving professionisti. Sono, infatti, in costante aumento i sommozzatori in Italia e nel mondo (500.000 i praticanti solo in Italia con oltre 30.000 nuovi brevetti rilasciati ogni anno e 850.000 nel mondo secondo i dati della Professional Association of Diving Instructors – PADI) anche grazie ai viaggi nei paradisi tropicali dove in sei giorni si prende un brevetto con facilità. E, con loro, aumentano anche i rischi. Primo fra tutti la malattia da decompressione, che si verifica in 5 casi su 10mila. Non solo, sulla base delle statistiche raccolte dai Centri Iperbarici Nazionali, si vede anche che il 5% di questi sono conseguenti ad immersioni comunque ben condotte. Si tratta di numeri solo apparentemente esigui, dal momento che sono coinvolte milioni di persone. Proprio per arginare questo rischio nasce un progetto di prevenzione nazionale finanziato dal Ministero della Salute che vede impegnate in prima linea l’Università di Brescia e l’Istituto Clinico Città di Brescia. “Lo studio, già in corso, mira ad azzerare i pericoli – afferma il professor Guido Ferretti, coordinatore scientifico dello studio e professore ordinario di Fisiologia umana all’Università di Brescia – basandosi sulla fisiologia anziché sull’epidemiologia, cioè sul concetto di ‘personalizzazione’ delle regole di immersione.

Le tabelle di decompressione e i computer subacquei attuali, infatti, anche se hanno fatto molto per ridurre i rischi da decompressione, non sono ancora sufficienti perché applicano criteri poco flessibili e standard che non tengono conto di fattori fisiologici come l’età, il peso, la ventilazione ed il dispendio energetico. La prima fase del progetto, iniziata a dicembre 2009, prevede test che verranno effettuati nelle camere iperbariche dell’Istituto Clinico Città di Brescia con immersioni simulate fino alla profondità di 40 m con durata di 30 minuti per studiare i vari pattern fisiologici di decompressione. All’esterno della camera iperbarica è analizzata la formazione e la distribuzione di bolle gassose con eco-doppler in circoli distrettuali craniali e caudali. La seconda fase prevede immersioni in acque libere e verrà condotta a Pantelleria con il supporto tecnico di un diving”. Ma cos’è la malattia da decompressione? Quali sono i sintomi e cosa fare? Ne parliamo con il dottor Stefano Ottolini, medico del Pronto Soccorso di Humanitas.

Dottor Ottolini, cos’è la malattia da decompressione?
“La malattia da decompressione è provocata dalla formazione di bolle gassose all’interno del circolo ematico o dei tessuti a causa dalla mancata eliminazione di gas inerti (l’azoto). Il problema della malattia da decompressione, infatti, è creato dalla pressione. Durante l’immersione questa aumenta (iperbaria) e si ripercuote anche sulla pressione parziale dei gas respiratori con la conseguenza che notevoli quantità di azoto vengono assorbite dai tessuti corporei. Durante la fase di emersione, l’azoto viene gradualmente rilasciato e può dar luogo alla formazione di bolle gassose a livello cardiocircolatorio, generalmente se si risale in superficie troppo in fretta. Da qui, la necessità di portare il sub nella camera iperbarica, in modo da ‘ricondurlo in profondità’ per ridurre le bolle e somministrargli ossigeno per le zone ischemiche in cui vi è stata ipossia. Successivamente si controlla la sintomatologia e solo quando è regredita si inizia la decompressione molto lentamente”.

Quali sono i sintomi cui prestare attenzione?
“Si presenta con i segnali più svariati, dalle sindromi con sintomi uditivi e vertiginosi alle parestesie (formicolii) e disturbi della sensibilità e della forza, sino addirittura alla paralisi. E anche i sintomi lievi non devono essere sottovalutati perché è una malattia subdola. Può, infatti, peggiorare nel giro di poco tempo. Se, quindi, nelle 24 ore successive ad una immersione compare una sintomatologia anomala, il consiglio è di telefonare al centro iperbarico più vicino per chiedere informazioni. Si tratta di numeri di telefono che un sub dovrebbe sempre avere con sé prima di immergersi”.

La PDD (Patologia Da Decompressione), termine che racchiude ogni sintomatologia (EGA- Embolia Gassosa Arteriosa e MDD-Malattia da Decompressione) legata a una risalita rapida dopo una immersione profonda e prolungata, viene ben descritta in ogni corso di base per l’abilitazione allo sport subacqueo e approfondita nei corsi avanzati. Da diversi anni su ogni rivista del settore medici specializzati in medicina iperbarica hanno più volte discusso e illustrato le cause, i possibili rimedi e soprattutto le corrette azioni per prevenirla. Ogni individuo è, però, diverso dagli altri e ogni subacqueo ha diverse condizioni psicofisiche da un’immersione all’altra. Ognuno deve, dunque, assumersi la responsabilità di una condotta di vita che mantenga il proprio fisico nelle condizioni migliori per affrontare, ogni volta che si immerge, le difficoltà insite di ogni attività sportiva. A seguito degli studi effettuati con rilevazioni eco-doppler, inoltre, sono state modificate le tabelle US NAVY, alle quale tutte le agenzie didattiche del mondo fanno riferimento. Queste tengono conto del livello di saturazione (accumulo di gas inerte nei tessuti) considerando valori molto conservativi che, insieme al rispetto dei tempi alle varie profondità, indicati nelle tabelle, permettono al subacqueo di immergersi in sicurezza nei limiti previsti.

Come ridurre i rischi
La limitazione dei rischi connessi alla PDD o MDD è da individuare nella personale ricerca di una buona forma fisica, nel seguire un buon training formativo di base e nel rispetto delle regole per condurre una buona immersione. La visita medica di idoneità presso un Centro Iperbarico o un Centro di Medicina Sportiva, e non dal proprio medico curante, fornisce una chiara risposta sulla condizione fisica e l’effettiva abilitazione allo specifico sport subacqueo. Uno stile di vita che mantenga nel tempo questa condizione fisica è poi la garanzia di potersi immergere in tranquillità. L’attività subacquea, come ogni sport, va mantenuta regolarmente, per continuare ad avere uno specifico allenamento e un crescente feeling con attrezzatura e ambiente. Spesso la discontinuità porta ad immergersi con un poco d’ansia e un leggero stress che ci si porta dietro per tutta l’immersione e un qualunque piccolo inconveniente potrebbe ingigantirsi solo per la mancanza di lucidità nell’analisi del problema e nella ricerca della soluzione. Il rispetto delle regole, inoltre, prevede che un’immersione venga pianificata e, una volta immersi, bisogna seguire scrupolosamente il programma e i tempi imposti dalle tabelle o dal computer subacqueo. Si deve aggiungere che, anche se ormai i subacquei moderni hanno informazioni esaustive su come prevenire e curare lesioni da PDD, la principale responsabilità spetta a ogni singolo subacqueo attraverso una corretta prevenzione come detto sopra (buona forma fisica, adeguato training formativo e rispetto delle regole), ma, soprattutto, il saper rinunciare quando le condizioni fisiche o climatiche lo impediscono.

A cura di Lucrezia Zaccaria