Prevenzione

Mammografia, l’arma numero uno contro il cancro

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Ricerche recenti confermano ancora una volta che lo screening è indispensabile per combattere il tumore del seno, smentendo chi parla di “accanimento diagnostico”.

“Non c’è alcun dubbio sull’efficacia dello screening mammografico, che ha decisamente ridotto la mortalità per cancro del seno. E non c’è alcun dubbio che questa metodologia diagnostica possa essere dannosa o pericolosa. I nuovi mammografi inoltre sono sicuri, emettono meno radiazioni e sono più precisi rispetto al passato”. Il dott. Corrado Tinterri, responsabile di Senologia in Humanitas, ribadisce l’importanza della diagnosi precoce per combattere il tumore della mammella.

Dott. Tinterri, in passato si è parlato di effetti collaterali dello screening mammografico, di casi sovrastimati, persino di “accanimento diagnostico”. Un recente studio inglese ha smentito ancora una volta queste posizioni. È d’accordo con quest’ultimo?
“Assolutamente sì. La riduzione della mortalità per cancro del seno grazie allo screening è universale, tanto che qualcuno consiglia di sottoporsi alla mammografia annualmente. Nessun medico ormai dubita dell’efficacia di questo strumento, che è tutt’oggi il migliore che abbiamo a disposizione per battere il tumore della mammella. Tale patologia rimane la più frequente tra le donne, l’incidenza del cancro del seno è anzi in continuo aumento nel mondo, in tutte le fasce d’età, soprattutto quella tra i 40 e i 55 anni. Quindi non bisogna abbassare la guardia. Aggiungo che le voci contrarie allo screening mammografico sono ormai state superate e disconosciute e che, piuttosto, occorre fare dei passi avanti in questo senso”.

In che modo?
“Si pensa a un ulteriore passaggio. A far seguire cioè all’anticipazione diagnostica la garanzia della terapia adeguata a ogni tipo di tumore scoperto e a ogni fascia d’età. Una neoplasia di piccole dimensioni infatti dovrebbe avere un trattamento meno invasivo e più conservativo rispetto ai casi più gravi. Purtroppo questo non sempre accade. In Lombardia, nell’ambito del gruppo dello screening mammografico, è stato attivato un progetto che si chiama ‘Impatto’ e che monitora la qualità del trattamento dopo la diagnosi, per verificare che la terapia sia la più adeguata al singolo caso. Questo per integrare il percorso senologico italiano, tra i più efficaci e di qualità a livello internazionale”.

Quali sono le indicazioni condivise che regolano lo screening mammografico?
“Il Servizio sanitario nazionale prevede la mammografia, a chiamata, nelle donne tra i 49 e i 70 anni ogni due anni. Tuttavia si sta discutendo di aggiornare le linee guida in due sensi. Da una parte nel prevedere il controllo anche in età più avanzata, cioè oltre i 70 anni, considerato che l’aspettativa di vita delle donne oggi arriva a 87 anni e che con l’avanzare dell’età il rischio di tumore del seno aumenta e il tasso di mortalità rimane alto. Dall’altra nel prescrivere la mammografia anche alle donne più giovani, tra i 40 e i 49 anni, visto che nella fascia 35-45 questa patologia è la prima causa di morte nella popolazione femminile. È pur vero che nelle donne giovani l’esame di screening è meno efficace, poiché la mammella è meno visibile per sua conformazione e quindi è più difficile scoprire una neoplasia. Ma forse sarebbe bene tentare questa strada”.

A cura della Redazione