Prevenzione

Test del DNA… Pap test addio?

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Uno studio italiano ipotizza una rivoluzione nella prevenzione dei tumori del collo dell’utero: niente più Pap test, sostituito dal test del Dna. Ma gli specialisti avvertono che il tradizionale esame non può essere abbandonato. La parola al dott. Domenico Vitobello, responsabile di Ginecologia in Humanitas.

Una scoperta che ha fatto notizia e che dalle riviste scientifiche internazionali è finita sulle pagine di quotidiani nazionali autorevoli. Contro i tumori del collo dell’utero sarebbe molto più efficace l’analisi del Dna rispetto al tradizionale Pap test. Tanto da soppiantare quest’ultimo.
Per la prima volta uno studio condotto in nove centri di screening italiani su un campione di 94 mila 370 donne avrebbe dimostrato che l’esame sul Dna per il Papilloma virus previene un numero superiore di tumori in confronto al test citologico. Praticamente la totalità, tutti sul nascere. La differenza starebbe nel fatto che l’analisi dell’ “impronta” del virus consente di individuare con grande anticipo eventuali lesioni ancora nella fase pre-cancerosa. Perciò, da oggi – dichiarano i ricercatori citati dalla Stampa – “il test dell’Hpv può diventare lo strumento principale di screening per la diagnosi precoce nelle donne di età pari o superiore ai 35 anni”.

Lo studio è stato pubblicato sulla rivista scientifica Lancet Oncology. Realizzato nei centri screening di Torino, Trento, Padova, Verona, Bologna, Imola, Ravenna, Firenze e Viterbo, ha avuto come capofila il Centro per l’epidemiologia e la prevenzione oncologica dell’ospedale San Giovanni Antica Sede-Molinette di Torino. Uno studio randomizzato, coordinato dall’epidemiologo Guglielmo Ronco: “La nostra ricerca – spiega il dottor Ronco – è la prima a mostrare una maggiore efficacia del test dell’Hpv rispetto al Pap test nel prevenire i tumori invasivi, in un Paese sviluppato dove lo screening citologico si utilizza da anni e i tumori avanzati sono già estremamente rari tra le donne che aderiscono questi screening”. La conclusione dei ricercatori sarebbe che “è sufficiente utilizzare soltanto il test Hpv” e che il Pap test non è più necessario.

Ma il dott. Domenico Vitobello, responsabile di Ginecologia presso Humanitas, invita alla prudenza su questo punto. “Lo studio di cui si parla è indubbiamente di grande valore – precisa -, tuttavia ritengo che sia prematuro affermare che il Pap test sia pronto per essere messo in soffitta. Il test del Dna è efficace e ci aiuta a capire molte cose nell’ambito dello screening dei tumori del collo dell’utero. Da solo però non ha ad oggi un valore dimostrato e non fornisce informazioni sufficienti per indicare allo specialista come muoversi.
Il test del Dna ricerca nelle cellule prelevate delle anomalie che potrebbero dare origine a evoluzioni cancerose. In questo senso è un prezioso ausilio, ma deve essere sempre affiancato al Pap test e alla visita ginecologica, che rimangono passaggi indispensabili.
L’Hpv test non può sostituire il Pap test, in quanto la sua efficacia in assoluto deve essere ancora dimostrata. In particolare non sappiamo ancora cosa definisca esattamente il test del Dna. Mi spiego: cosa si deve fare, ad esempio, se l’Hpv test è positivo e il Pap test è negativo sulla stessa paziente? E cosa nella situazione opposta? Voglio dire che non ci sono linee guida su quali passi compiere (terapie o interventi) con l’unico risultato del test del Dna. Questo dimostra che da solo non è sufficiente”.

A cura della Redazione