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Quei super over 65

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Più numerosi dei giovani, ma non solo. Quelli che un tempo erano considerati “anziani” oggi sono anche più sani e più attivi: è l’avanzata degli ultra 65enni.

Hanno superato i giovani e il loro benessere cresce anno dopo anno. Gli over 65 oggi non solo sono più numerosi dei ragazzi con meno di 15 anni, ma sono anche più sani rispetto ai coetanei di 20-30 anni fa. Della loro condizione si è parlato di recente in un convegno nazionale organizzato a Roma da Salute-La Repubblica. Il dott. Bruno Bernardini, geriatra e responsabile della Neuroriabilitazione presso l’Istituto Clinico Humanitas, descrive caratteristiche e risorse della nuova “terza età”.

Dott. Bernardini, che significato può avere questo fenomeno dal punto di vista di un medico che cura pazienti prevalentemente anziani?
“Si tratta di un cambiamento prima di tutto sociale, non solo sanitario. L’Italia è tra i paesi più vecchi del mondo, ma il cosiddetto rovesciamento della piramide demografica riguarda tutti gli stati occidentali. Nel nostro paese si è assistito negli ultimi decenni ad un generale invecchiamento della popolazione con il sorpasso degli ultra 65enni, che sono il 20 per cento del totale, sui giovani con meno di 15 anni, che sono il 15 per cento. L’aspettativa di vita è arrivata a 79 anni per gli uomini e a 85 per le donne grazie al maggior benessere economico, a una migliore organizzazione sociale, con servizi più adeguati, e ai progressi della medicina, con diagnosi più precoci e maggiori possibilità di prevenzione e cura delle patologie dell’invecchiamento”.

È una rivoluzione solamente numerica?
“No, è un cambiamento che coinvolge anche la qualità della vita e lo stato di salute degli anziani. L’inizio della vecchiaia è fissato comunemente a 65 anni, ma si tratta di un limite stabilito nell’Ottocento, oggi non più valido. Quella soglia va spostata avanti di almeno dieci anni. Un 65enne infatti attualmente è una persona biologicamente ‘robusta’, in buona salute e con una vita pienamente attiva. Deve avere la possibilità di seguire uno stile di vita sano e tutte le opportunità dal punto di vista sociale. Quando si ammala non è diverso da qualsiasi altro paziente in età adulta. È solo a partire dai 75 anni che si può essere considerati anziani ‘fragili’, che da malati necessitano di cure complesse per la presenza di polipatologie croniche”.

L’invecchiamento della popolazione ha solo implicazioni negative?
“Assolutamente no. L’invecchiamento demografico non è una catastrofe contro cui correre ai ripari con misure sanitarie e gli anziani non sono un peso, anche economico, per la società né persone che necessitano per forza di cure. Oggi la realtà della loro condizione, per lo più sana e attiva, richiede un approccio diverso che li consideri piuttosto una risorsa da valorizzare. La geriatria-gerontologia ha anticipato questo nuovo approccio, anche in ambito sanitario”.

A cura di Cristina Bassi