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Tommasini: l’epatite A, malattia da non sottovalutare

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Allarme epatite A nella città di New York, dove l’infezione si è propagata durante un recente party tra celebrities. Demi Moore, Madonna, Bruce Willis e atri vip hanno dovuto sottoporsi al test per controllare se erano stati contagiati su richiesta del dipartimento della salute della metropoli americana. Una delle cameriere che al party stava dietro il bancone del bar, infatti, era affetta da epatite A, una malattia del fegato contagiosa. Ma cos’è l’epatite A? Come si diffonde? E perché è consigliato il vaccino a chi viaggia spesso per lavoro o turismo o consuma abitualmente pasti fuori casa? Abbiamo approfondito l’argomento con il dott. Maurizio Tommasini, responsabile dell’Unità Operativa di Medicina Generale ed Epatologia di Humanitas.

Dott. Tommasini, cos’è l’epatite A?
“È una malattia acuta del fegato causata da un virus (HAV) diffuso in tutto il mondo. La guarigione in quattro-otto settimane è quasi la regola, ma nel 5 per cento dei casi il decorso può protrarsi più a lungo, nel 10 per cento può avvenire un secondo ‘picco di acuzie’ e solo in meno del 0,2 per cento la malattia può essere fatale. L’epatite da HAV non cronicizza mai. Non sempre è possibile evitare il contagio, soprattutto se l’epatite viene trasmessa da una persona malata che non sa di esserlo e non segue elementari regole d’igiene come lavarsi le mani dopo essere stata ai servizi. La trasmissione del virus avviene per contatto oro-fecale, quindi, il materiale infetto deve essere portato alla bocca. Alcune semplici regole come lavarsi le mani prima di mangiare, non consumare frutti di mare crudi o poco cotti, non consumare acqua o ghiaccio ‘contaminati da HAV’ oppure alimenti prodotti o conservati o lavati con acqua contaminata possono tenere alla larga l’infezione”.

Quali sono i sintomi?
“I sintomi non sono specifici e possono sembrare quelli dell’influenza fatta eccezione della colorazione gialla della cute (ittero), presente in circa la metà dei casi, accompagnata da urine scure e feci chiare. Nei bambini la malattia è molto spesso asintomatica. Questo favorisce il loro involontario ruolo di veicolo e trasmissione dell’infezione. Il periodo d’incubazione varia da 15 a 60 giorni, periodo in cui le feci sono molto ricche di virus e quindi particolarmente infettanti”.

Quale è il test per sapere se si è stati contagiati?
“In presenza del sospetto clinico d’epatite da HAV, le transaminasi elevate e la positività degli anticorpi IgM-HAV nel sangue permettono la diagnosi di certezza. La positività, invece, di anticorpi IgG-HAV è espressione d’immunità acquisita dopo la guarigione”.

Quando è consigliato vaccinarsi?
“La vaccinazione contro l’epatite A in Italia non è obbligatoria, ma è consigliabile alle persone non immunizzate naturalmente che si espongono a maggior rischio di infezione come ospiti di comunità, viaggiatori in paesi con condizioni igieniche carenti e pazienti affetti da malattia epatica da altra causa. Non ultimo è bene conoscere anche l’esistenza dell’epatite da virus E (HEV), che provoca una malattia del tutto simile a quella da HAV. Il virus E è poco presente nella nostra area geografica, mentre è molto diffuso in oriente ed in nord Africa”.

A cura di Lucrezia Zaccaria