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Sesso in trincea: spunta la sindrome dello sperma urticante

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Sesso e guerra, un binomio nefasto. Di certo, se ne stanno convincendo anche i reduci americani della Guerra del Golfo. Dopo un aumento allarmante di neoplasie del sangue come linfomi e leucemie, dopo i troppi casi di malformazioni ereditarie registrati, ecco che i soldati Usa devono affrontare un altro patimento e questa volta sotto le lenzuola.

Lo ha scoperto un’indagine finanziata dallo stesso Dipartimento della Difesa statunitense e condotta all’Università di Cincinnati in collaborazione con il Cincinnati Veterans Administration Hospital. Secondo un articolo comparso su un rece ntissimo numero di Obstetrics & Gynecology, l’89 per cento dei veterani che hanno partecipato allo studio (188 su un campione di 211 reclutati via Internet) presenta un singolare disturbo definito come “Burning Semen Syndrome”(BSS).

La sintomatologia di questa nuova malattia, che in italiano suonerebbe come “sindrome dello sperma urticante”, insorge immediatamente dopo l’atto sessuale ed è rappresentata da una fastidiosissima irritazione delle zone di cute e di mucosa entrate in contatto il seme maschile. Sempre nei veterani di Desert Storm qualcosa di simile era già stata documentato sotto il nome di “Seminal Plasma Hypersensitivity” (SPH). In quel caso, però, ad avvertire la sgradevole sensazione era solo il partner femminile.

Nella BSS, invece, a passarsela peggio sembrano essere i maschi. Secondo i ricercatori dell’università dell’Ohio che se ne stanno occupando entrambe queste sindromi avrebbero una matrice comune nell’azione allergenica di una non ancora ben identificata frazione proteica presente nello sperma dei reduci. Da qui l’idea di trattare il problema come una comune allergia cutanea, desensibilizzando cioè i pazienti, maschi o femmine che siano, con una serie di inoculazioni intradermiche di allergeni proteici di origine spermatica. Questa tecnica (in pratica la stessa utilizzata da decenni negli allergici ai pollini o agli acari) sembra dare buoni risultati, così come l’impiego corretto e sistematico di un preservativo.

A cura di Maria Pia Novelli