La prostata rappresenta l’organo che più facilmente può creare fastidi nella zona uro-genitale maschile, poiché tende ad aumentare di volume con il passare degli anni. L’ingrossamento prostatico è chiamato ipertrofia o iperplasia prostatica benigna. Questo stato si definisce benigno perché non ha conseguenze di tipo oncologico e non rappresenta un rischio per lo sviluppo del tumore alla prostata.
Non esistono dei modi per prevenire l’ingrossamento della prostata. Abbiamo quindi chiesto al dottor Alberto Saita, Responsabile Endourologia di Humanitas Rozzano, se è possibile tenere sotto controllo la crescita del volume di questa ghiandola.
Ipertrofia prostatica e problemi di minzione
La prostata, insieme ai testicoli, è un organo importante per la produzione del liquido seminale. Questa ghiandola subisce un primo ingrossamento con l’arrivo della pubertà, e poi riprende la crescita dopo i venticinque – trent’anni. Una possibile ragione dell’aumento di volume dell’organo è rappresentata dai cambiamenti ormonali che l’uomo affronta con il passare degli anni, e che possono causare la crescita delle cellule prostatiche.
L’ingrossamento può iniziare a creare problemi abitualmente dopo i cinquant’anni: prima è raro che l’ipertrofia diventi sintomatica. I principali disturbi provocati dall’ipertrofia prostatica riguardano il momento della minzione. La prostata infatti, con l’aumentare del volume, va ad ostruire il canale uretrale impedendo alla vescica di svuotarsi del tutto, una condizione che prende il nome di ritenzione urinaria.
La conseguenza è l’aumentare della frequenza delle minzioni e il bisogno percepito dell’atto della minzione (soprattutto durante la notte, un fenomeno chiamato nicturia) fino a provocare l’incontinenza da urgenza. Altri sintomi che possono associarsi sono il dolore durante la minzione e al momento dell’eiaculazione.
L’aggravarsi dei sintomi però non dipende solamente dalle dimensioni assunte da questa ghiandola: «Le dimensioni fisiologiche della prostata sono di circa venti grammi. Negli uomini con prostata di maggiori dimensioni c’è un maggior rischio di insorgenza di disturbi e di ristagno urinario ma anche in caso di prostate di piccole dimensioni, seppur in percentuale minore, si possono presentare gli stessi rischi se l’anatomia di crescita avviene in maniera ostruttiva. Così come pure prostate di dimensioni notevolmente aumentate non necessariamente si associano a disturbi urinari. Il volume non è dunque necessariamente correlato ai sintomi».
Per queste ragioni, la valutazione dello specialista prenderà in considerazione non solo l’ingrossamento della prostata, cioè la sua volumetria, ma anche il quadro minzionale. In questa direzione va l’esecuzione di esami come l’uroflussometria e l’ecografia, che servono a valutare la dinamica del flusso urinario, le dimensioni della prostata e il residuo urinario post-minzionale.
Come si cura l’iperplasia prostatica benigna
Le cure per l’iperplasia servono anche a limitare l’aumento di volume della prostata: «I farmaci efficaci sono la finasteride e la dutasteride che agiscono sul sistema ormonale a livello prostatico inibendo la trasformazione del testosterone in diidrotestosterone. L’assunzione di questi farmaci ha come possibile effetto collaterale un calo della libido e una riduzione dell’erezione; la loro efficacia comincia a manifestarsi dopo un’assunzione continuativa di almeno sei mesi».
Esistono anche farmaci fitoterapici, come l’estratto di palma nana (Serenoa repens) che hanno una funzionalità decongestionante; questi però non hanno effetti efficaci a lungo termine per quanto riguarda la riduzione dell’ingrossamento della ghiandola.
Allo scopo invece di migliorare il flusso urinario esistono i farmaci alfa-litici: questi contengono delle molecole capaci di operare sui recettori del collo vescicale e della capsula prostatica. Il risultato è una resistenza uretrale ridotta e nel complesso un miglioramento dei sintomi legati alla minzione.
Nei casi non suscettibili di terapia medica sarà indicato un trattamento disostruttivo che, presso il nostro Centro, si avvale di un ventaglio di applicazioni tecnologiche che variano a seconda dell’anatomia e delle dimensioni della prostata, della gravità del quadro ostruttivo e della necessità da parte dei pazienti a mantenere o meno l’eiaculazione.
Pertanto esistono delle metodiche mini invasive che raggiungono un compromesso volto esclusivamente al miglioramento dei sintomi e della qualità minzionale, che preservano l’eiaculazione ma che non sono definitive e possono richiedere ri-trattamenti a distanza. Queste metodiche si avvalgono dell’utilizzo del laser interstiziale o dell’applicazione di alte temperature anche sotto forma di vapore acqueo che portano a una morte cellulare per apoptosi riducendo il volume della prostata.
Le altre metodiche che hanno un obiettivo definitivo di risolvere il quadro ostruttivo sono rappresentate dall’enucleazione prostatica, tecnica che permette l’asportazione endoscopica dei lobi prostatici ipertrofici che vengono rimossi definitivamente grazie all’utilizzo di apparecchiature Laser. In situazioni più estreme è possibile ricorrere al trattamento chirurgico (laparoscopico-robotico) o alla chirurgia tradizionale.