Il raffreddore? Non viene a causa del freddo, ma per colpa di un virus. Una verità che per il popolo italiano, particolarmente preoccupato degli sbalzi di temperatura, è difficile da accettare e tenere a mente. Eppure, quando si parla di una delle infezioni virali più diffuse al mondo, i falsi miti e le informazioni sbagliate sono ancora molto diffuse. Abbiamo cercato di fare chiarezza insieme a Giovanni Colombo.
Il “mal di stagione”
Da sempre annoverato nella lista dei “mali di stagione”, il raffreddore è un virus che colpisce soprattutto in autunno e in inverno. Il fatto che arrivi proprio in concomitanza con i periodi più freddi dell’anno non significa però che sia causato dal freddo. In realtà, ad oggi, nessuna ricerca scientifica ha infatti dimostrato in modo incontrovertibile che aria fredda, pioggia e neve siano la causa del raffreddore. Insomma, il cosiddetto “colpo di freddo” è più una diceria che qualcosa con una base scientifica.
I ricercatori, d’altra parte, si chiedono da tempo quali siano gli effetti del freddo sull’organismo umano, chiedendosi da che cosa porti alla riduzione delle difese immunitarie e alle malattie del sistema respiratorio.
La sintomatologia
Congestione nasale con “naso chiuso”, secrezioni nasali, senso di pesantezza intorno agli occhi, starnutazione, tosse e mal di gola. Gli effetti poco piacevoli del raffreddore si fanno sentire almeno un o due volta all’anno, se si è in salute. Il comune raffreddore è una delle infezioni virali più diffuse al mondo. Secondo un vecchio detto “il raffreddore curato dal medico passa in sette giorni, senza curarlo in una settimana”. Come a dire che, qualunque cosa si faccia, l’attesa resta la cura migliore.
La prima cosa da fare però è quella di capire da cosa sono originati i sintomi. Molti tipi di virus possono infatti dare gli stessi sintomi del raffreddore, compresi quelli che causano l’influenza: per questo motivo talvolta le due malattie vengono confuse. In generale, basta tenere a mente che i sintomi del raffreddore sono più localizzati nel naso e meno gravi rispetto a quelli di un’influenza, che comporta anche altri disagi come febbre, dolori muscolari e complicazioni che possono essere pericolose nei soggetti più deboli.
Gli ambienti chiusi favoriscono il contagio
Nelle stagioni fredde si tende a stare più tempo al chiuso e quindi anche a lungo a stretto contatto con persone ammalate. Ecco perché è bene cambiare spesso l’aria delle stanze in cui si vive e lavora: l’aria fredda che entra da fuori infatti farà meno danni di quella viziata che si trova all’interno.
A contribuire alla infiammazione delle vie respiratorie superiori non è infatti la temperatura che si abbassa ma il rhinovirus, un particolare genere di virus che si diffonde attraverso l’aria e che si moltiplica nelle mucose nasali. Per riprodursi questo organismo ha solo bisogno di temperature inferiori a quella interna dell’organismo umano (tra i 36 e i 37 °C). Il virus però, che si sparge attraverso l’aria, può resistere al di fuori del corpo umano fino a 18 ore. L’igiene delle mani può quindi prevenire il contagio diretto soprattutto nei bambini.
Rimedi e buone pratiche
A curare il raffreddore più che il medico ci pensa il sistema immunitario. Individuato il virus, è il corpo stesso ad attivare delle difese per impedirgli di replicarsi all’infinito. Proprio i fastidi dovuti all’infiammazione sono quelli che più aiutano a guarire: il virus infatti mal resiste alle alte temperature delle zone infiammate e invece di replicarsi abbandona la nave. Aiutare il nostro sistema immunitario è quindi l’unico vero rimedio che possiamo mettere in atto con successo. Restare a riposo, bere molti liquidi ed evitare di indebolirsi ulteriormente frequentando ambienti pubblici sono nella lista delle buone pratiche da seguire, tenendo a mente che la miglior cura è la prevenzione. Se i sintomi sono troppo fastidiosi è possibile aiutarsi con farmaci da banco che avranno però il solo effetto di “calmare” la sintomatologia. Non sono invece efficaci in nessun caso gli antibiotici, utili solo contro le infezioni batteriche.