Che cosa è la paracentesi diagnostica?
La paracentesi diagnostica rappresenta una tecnica che consente di estrarre il liquido peritoneale, ovvero il versamento endo-peritoneale che si accumula in certe malattie, detto ascite (epatopatie, patologie neoplastiche). Il fluido viene quindi mandato in laboratorio per esaminarlo.
A cosa serve la paracentesi diagnostica?
Le ragioni principali che portano a ricorrere alla paracentesi diagnostica comprendono sia gli esami sul versamento liquido sia principalmente per detendere l’addome del paziente limitando i disturbi causati dall’ascite e consentirgli di respirare meglio.
Sono previste norme di preparazione?
Di solito la paracentesi non necessita di una particolare preparazione oltre allo svuotamento preventivo della vescica e lo svolgimento di esami del sangue preliminari per controllare i parametri di coagulazione.
È utile comunicare al medico se si è incinta, se si stanno assumendo dei medicinali, se si è allergici a qualche farmaco (anestetici inclusi), se si accusano disturbi di coagulazione o se si stanno assumendo antiaggreganti.
Chi può effettuare la paracentesi diagnostica?
La paracentesi diagnostica è sconsigliata in caso di assunzione di anticoagulanti o di aspirina. Il test è inoltre problematico nelle persone obese.
La paracentesi diagnostica è pericolosa o dolorosa?
L’inserimento dell’ago nell’addome è leggermente doloroso, ma il procedimento comporta l’impiego di un anestetico.
Altri rischi, poco comuni, sono la perforazione della vescica, dell’intestino o di un vaso sanguigno e dunque esiste il rischio di emorragia.
Come funziona la paracentesi diagnostica?
La procedura viene effettuata sul paziente seduto o sdraiato sulla schiena con la testa lievemente sollevata. Il medico disinfetta l’area in cui infilare l’ago, effettua l’anestesia e procede all’inserimento dell’ago, aiutandosi con l’ecografia.
La procedura dura dai 20 ai 30 minuti, durante i quali è utile restare immobili a meno di suggerimenti da parte del personale sanitario. Alla fine della paracentesi l’area viene bendata e il paziente tenuto in osservazione per circa un’ora.