Diagnosi

Diagnostica per immagini in Oncologia

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La TAC e la Risonanza Magnetica rappresentano le due tecniche digitali di diagnostica per immagini più comuni nell’approccio al malato neoplastico. Questi due metodi diagnostici vengono applicati nelle differenti fasi della storia naturale dei pazienti dall’individuazione del tumore alla manifestazione clinica, alla diagnosi differenziale con varie forme di patologia non evolutive, alla determinazione della risposta alle cure oltreché ovviamente alla determinazione quando ottenibile della compiuta guarigione.

Tomografia assiale computerizzata (TAC)

 

Utilizza le radiazioni ionizzanti per formulare le immagini diagnostiche provvedendo una raffigurazione anatomica del corpo umano a partire dal differente grado di filtrazione del fascio di radiazioni da parte dei tessuti. In tal modo viene fornita, su sezioni di taglio assiali, una riproduzione della anatomia del corpo umano normale e patologica.
La generazione più moderna di macchinari TAC (TAC spirale) permette di ottenere immagini molto dettagliate, con la possibilità di conseguire delle ricostruzioni nei vari possibili piani anatomici, oltre a quello assiale, senza diminuire la qualità di immagine.
In campo oncologico lo sviluppo di tali apparecchi ha favorito l’apertura di nuovi scenari per quantificare la vascolarizzazione del tessuto malato, affrontando le difficoltà relative alla valutazione di attività dei nuovi farmaci antineoplastici basati sulla demolizione dei vasi di approvvigionamento del tessuto neoplastico (farmaci anti-neoangiogenetici).

 

Risonanza Magnetica (RM)

 

Genera direttamente immagini nei differenti piani di scansione. Tale metodo diagnostico, originato dalle mani dei chimici per analisi strutturali della materia e giunto alla medicina soltanto alla fine dello scorso secolo, utilizza l’energia di campi magnetici altissimi insieme a fonti di radiofrequenza per realizzare le immagini.
Partire da una base strutturale biochimica perfeziona le immagini della Risonanza Magnetica rendendole idonee ad una definizione non soltanto morfologica ma anche strutturale dei tessuti. Questo vuol dire che con la Risonanza Magnetica il tumore è visto non più solo come un cumulo occupante spazio “estraneo” in un territorio anatomico, ma anche come una zona di segnale alterato nell’ambito di un organo o di un tessuto senza che vi siano modificazioni dei volumi o dei profili dello stesso. La qualità delle immagini prodotte da RM è direttamente proporzionale alla potenza del campo magnetico che di solito varia nei settori di applicazione diagnostica radiologica da 0.5 a 1.5 Tesla (unità di misura di intensità del campo).

 

La Risonanza Magnetica a 3 Tesla è un apparecchiatura utilizzata soprattutto nel campo di protocolli di ricerca, sia in ambito neuro-radiologico che in radiologia generale, con applicazioni elettive in ambito oncologico per l’osservazione della vascolarizzazione dei tumori, della risposta alle cure oltreché per indagini strutturali tissutali in vivo. Con tale apparecchiatura è possibile ottenere immagini nel giro di qualche secondo (tanto da poterle conseguire in apnea respiratoria), con il vantaggio di limitare il tempo totale di permanenza del paziente nel macchinario. Il nuovo magnete infine è provvisto di speciale compattezza e larghezza del “tubo” in cui il paziente viene collocato, così da ridurre ai minimi termini l’impatto negativo sui soggetti che soffrono per la posizione forzata e sui claustrofobici.