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Ballerini, una dieta da ct

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Ha vinto due volte la Parigi Roubaix (’95 e ’98), la più massacrante tra le classiche del pavè. Una volta è arrivato secondo (’93) e dalla delusione minacciò di lasciare il mondo del pedale; una volta fece terzo (’94). Franco Ballerini, quella corsa, l’ha amata e odiata, ma era la sua corsa e gli avversari lo sapevano, perché gli correvano sulle ruote.
Nell’aprile del 2001 ha chiuso con l’attività agonistica proprio in quel velodromo, quello che lo ha reso celebre, ringraziando il pubblico (e quell’infernale corsa) con un giro di pista: “Grazie Roubaix”, recitava la maglietta che aveva sotto la divisa di gara. Nel giro di pochi mesi passò dall’attività di pubbliche relazioni in seno alla Mapei a quella di commissario tecnico della nazionale di ciclismo, succedendo ad Antonio Fusi che aveva ereditato l’incarico da Alfredo Martini.
Da ct “il Ballero” ha centrato subito l’argento ai Mondiali di Lisbona (2° Bettini), ha poi trionfato con Cipollini a Zolder, quindi si è dovuto accontentare di un misero quarto posto (sempre Bettini) agli ultimi mondiali di Hamilton. I prossimi, quelli di Verona, saranno un’altra storia e per questo Ballerini studia percorsi ed atleti facendolo in prima persona: seguendo le più importanti manifestazioni internazionali (domenica sarà a Liegi) e pedalando, come ha fatto nello scorso fine settimana accompagnando a Salice Terme il “Primo Giro della squadra parlamentare di ciclismo, composta da onorevoli e senatori.
Insieme all’allenamento anche la dieta contribuisce alla forma migliore. Ma com’è la dieta di un ciclista? “E’ una dieta semplice – risponde il commissario tecnico Ballerini – dove è necessario stare attenti sia alla quantità che alla qualità dei cibi”.
Cosa significa?
“Che è possibile mangiare un panino al miele; non è possibile invece mangiarne un chilo, perché l’eccesso di zuccheri fanno male all’organismo”.
Quindi un ciclista professionista mangia di tutto?
“Sostanzialmente sì, purché si attenga a determinate regole, cioè che stia attento ai formaggi, perché non favoriscono la digestione. Che è bene mangiare carne rossa una volta la settimana. E che non tutti i condimenti fanno male; ovvio gli eccessi sono dannosi, ma un cucchiaio di olio d’oliva sull’insalata va benissimo, aiuta l’assorbimento delle vitamine”.
Primi, secondi, contorni: com’è la dieta tipo di una giornata di allenamenti?
“Bisogna tener presente che la dieta del professionista è individuale, però si può dire che generalmente cominci con una colazione abbondante fatta di biscotti, cereali, una fetta di crostata, fette biscottate con marmellata accompagnate con tè o caffè. Si può optare anche per un paio di fette di prosciutto crudo con succo di frutta. A pranzo, dopo l’allenamento, c’è chi preferisce il monopiatto (o sole proteine o soli carboidrati) e prevede i due piatti canonici la sera (un primo e un secondo), oppure chi sceglie due piatti il mezzogiorno e solo uno la sera, per non appesantire la digestione. E’ preferibile la carne bianca, pollo o tacchino; vanno bene i salumi purché siano magri. E’ bene non eccedere con le bevande: un bicchiere di vino ai pasti, non di più. E’ ammesso anche il pesce, preferibilmente quello magro; frutta e verdura. Talvolta si può terminare il pranzo con una fetta di crostata di frutta”.
Quando mangiare un piatto di lasagne?
“Una volta ogni tanto: non deve diventare un’abitudine”.

Diversa invece l’alimentazione durante una gara, dove è bene mangiare almeno tre ore prima che la corsa cominci: la colazione è una sorta di pranzo, dove dolci e salati (anche un piatto di pasta, al pomodoro o in bianco) sono all’ordine del giorno. Servono energie per affrontare una corsa lunga e massacrante, dove ci si alimenta con panini (al miele, al formaggio, al prosciutto, secondo i gusti dei corridori) nella prima parte della gara e con alimenti liquidi nella parte finale, dove occorre energia subito, che sia facilmente assimilabile. La cena è più ricca: verdura cotta e cruda, un primo e un secondo piatto.

La dieta di tutti i giorni è semplice non elaborata, dove sono banditi piatti troppo sofisticati. Va bene per tutti. Salvo poi non pensare di fare la Roubaix.

A cura di Raffaele Sala