Bellezza

Cosmesi e ginecologia nel Medioevo

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Trotula, un nome assolutamente inusuale e dal vago sapore di epoca remota. In effetti, colei che è ricordata come un’esponente autorevole della scuola medica salernitana, fu attiva e famosa a metà dell’XI secolo.
Nata dall’“antica e nobile famiglia de Ruggiero”si sposò un medico famoso, Giovanni Plateario ed ebbe due figli, anch’essi medici, conosciuti come i Magistri Platearii. Ferruccio Bertini, studioso e docente dell’università di Genova, ha dato un contributo notevole per la conoscenza di questa figura femminile, aureolata di leggenda: una delle mulieres talvolta operanti con una notevole dose di ciarlataneria, oppure sapiens matrona? Si propende per quest’ultima versione nella quale Trotula, secondo Bertini “si mantiene su un piano rigorosamente medico, sottraendosi forse inconsapevolmente, al tentativo di inquadramento moralistico operato dalla teologia scolastica. Nei suoi trattati sono particolarmente apprezzabili l’acutezza dell’osservazione e la precisione dell’analisi, unite sempre ad una delicata sensibilità e a una partecipazione che travalica la mera professionalità”.

Una cosmesi d’altri tempi
Il trattato di cosmesi e un manuale di ostetricia, ginecologia e puericultura sono le due opere che le sono attribuite: il primo fornisce consigli su come mantenere e se possibile accrescere la bellezza del viso, del corpo e dispensa rimedi per la cura delle malattie della pelle; il secondo fa risaltare la missione specifica di Trotula nell’universo femminile e ai suoi problemi. E’ noto come il medico potesse accostare l’ammalata solo per qualche malattia, per il resto ci si basava sui sintomi riferiti e dunque soggettivi, talvolta svianti. Trotula fa prescrizioni semplici, con utilizzo di erbe, radici, impacchi caldi di infusi e di vino, talvolta al limite del semplicistico, ma sembra che avessero riscontri positivi, sia che si trattasse di allattamento, di occhiaie, del colore dei capelli, delle screpolature delle labbra o di complicazioni del parto.

Ginecologia nel medioevo senza precedenti
Per ciò che riguarda l’utero, visto dalla medicina antica come un “animale desideroso di fare figli”, la nostra quasi magistra (attributo che è segno della stima generale, poiché priva del titolo dei colleghi maschi) ne tratta con dipendenza dalle teorie enunciate dagli studiosi, ma con atteggiamento privo di preconcetti. Per lei, ogni parte del corpo infatti è trattata con distacco, senza pruderie, in un raro esempio “di equilibrio scientifico”. Nell’antichità la mancanza di questo elemento di giudizio poteva essere in qualche caso motivo di peggioramenti o decesso del paziente.
Malattie delle donne, problemi di gestazione, sterilità, fastidiosi disagi quotidiani sono trattati da Trotula con un misto di scienza e magia, ma con indubbi risultati, al punto che non è raro il caso di fattucchieri che, per spacciare i loro intrugli, si rifanno ai risultati miracolosi ottenuti da Trotula.
Il professor Bertini, nel suo importante contributo offre un panorama completo su questa donna e il suo ambiente, per quanto lo possono permettere la ricerca delle rare fonti; a lei fanno riferimento i manoscritti e le opere scientifiche del Medioevo. Il materiale potrebbe non stato redatto di suo pugno, ma è desunto certamente dai suoi scritti, come le precisazioni dei compilatori lasciano intendere.

A cura di Cristina Borzacchini