Benessere

Cani, amici a rischio

Argomenti

Quando si ha un cane, è del tutto normale giocare o scambiarsi effusioni con lui. Ma, in alcuni casi, anche il più innocuo e tenero dei cuccioli può diventare, se pur indirettamente, nemico della nostra salute e portatore di alcune malattie. Una di queste è la cosiddetta “cisti da echinococco o idatidea”.

Che cos’è e come avviene il contagio
“Si tratta di una malattia causata da un parassita intestinali, in questo caso un piccolo verme. La malattia si contrae attraverso il contatto con animali o l’ingestione di cibi infetti”, spiega il dottor Maurizio Tommasini, responsabile dell’Unità operativa di Medicina Generale ed Epatologia di Humanitas. “Il cane si contagia mangiando carni di animali – in particolare fegato o polmone di pecora o di maiale – che contengono l’Echinococcus granulosus, un verme sottile e lungo circa 5 millimetri. Nell’intestino del cane la larva diviene adulta e produce migliaia di uova che, eliminate con le feci, contaminano il terreno, le acque, o possono infestare coltivazioni di frutta e verdura, completando il ciclo biologico di questi microorganismi”.

Come si trasmette all’uomo
La patologia è, in verità, poco frequente. Tuttavia, ci si ammala assumendo le uova del parassita per via alimentare da cibi infetti; ma la contaminazione, può anche avvenire per contatto diretto con il cane, toccandone semplicemente il muso e la lingua e non lavandosi poi le mani. Le uova del verme possono così entrare nell’organismo dell’uomo, dove liberano gli embrioni; questi penetrano nella parete intestinale e da qui, attraverso la circolazione sanguigna, giungono al fegato (e talvolta in altri organi come polmoni, cervello, reni) intaccandoli e dando origine alla “cisti idatidea”.

Come si manifesta
Intorno alla cisti l’organismo sviluppa una reazione infiammatoria (pericistio). La cisti generalmente non dà sintomi particolari e, se di piccole dimensioni, può essere presente nel fegato, senza venire scoperta, anche per molto tempo. Qualora, però, dovesse danneggiare progressivamente tessuti e organi circostanti, provocherebbe dolori addominali nel paziente

Diagnosi e cura
Ad eccezione dei casi in cui la malattia è sintomatica, la diagnosi è incidentale in occasione di esami d’immagine (radiografia, ecografia, Tac). Vanno poi ricercati gli anticorpi specifici.
“Nella maggior parte dei casi, la cisti idatidea non richiede alcuna terapia e se non causa disturbi o sintomi particolari, ci si limita semplicemente a tenerne sotto controllo lo sviluppo”, dice il dottor Tommasini. “Capita, però, che le cisti tendano ad ingrossarsi lentamente nel tempo, fino a raggiungere anche i 10-20 cm di diametro e provocare un aumento di volume del fegato, con senso di compressione agli organi vicini. Fortunatamente, se la cisti è unica, l’evoluzione è benigna e può essere risolta con un trattamento percutaneo sotto guida ecografica che prevede lo svuotamento delle cisti e l’istillazione di sostanze sterilizzanti e cicatrizzanti. Va inoltre praticata una terapia con chemioterapici per evitare la diffusione della parassitosi. Oggi l’indicazione chirurgica è rara. La vera terapia efficace è la prevenzione primaria”.

Quando le cose si complicano
Infezione batterica. Le vie biliari che attraversano il fegato, quando vengono compresse dalle cisti, possono liberare degli enterobatteri che vanno ad infettare la cisti stessa. Questa reagisce ingrossandosi e si trasforma in un grosso ascesso epatico, che viene individuato facilmente dal medico con un esame ecotomografico.
Rottura della cisti. Può avvenire nelle vie biliari o nel cavo peritoneale. Quando accade, il paziente viene colpito da coliche molto acute e da febbre alta. Se la temperatura non scende e i dolori non scompaiono nel giro di breve tempo, è necessario intervenire chirurgicamente; infatti la rottura della cisti causa fenomeni allergici molto gravi e, può addirittura provocare shock anafilattico, accompagnato da caduta della pressione, disturbi respiratori, febbre, eruzioni cutanee.

Come si previene
Il primo suggerimento da ricordare per prevenire la cisti da echinococco è quello di osservare qualche piccola regola d’igiene, come:
– lavare accuratamente frutta e verdura prima di consumarle, soprattutto se non vengono cotte ma mangiate crude;
– lavarsi le mani subito dopo il contatto con l’animale e, soprattutto, prima di toccare il cibo o di portarsi le mani alla bocca (cosa che fanno normalmente i bambini);
– se si possiedono cani, si dovrebbe regolarmente sottoporli a dei controlli da parte del veterinario, per allontanare e prevenire il rischio di trasmissione di malattie.

A cura di Claudio Buono