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Il fumo lascia impronte sul DNA: i suoi effetti sono sempre reversibili?

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Le tracce del fumo di sigaretta sono visibili anche sul DNA e i suoi effetti non sempre sarebbero reversibili: anche dopo aver smesso di fumare, la “firma” sarebbe ancora presente. A suggerirlo una ricerca americana pubblicata su Circulation: Cardiovascular Genetics, rivista scientifica dell’American Heart Association.

Per questo studio i ricercatori hanno analizzato 16mila campioni di sangue confrontando il genoma di fumatori, ex fumatori e persone che non avevano mai fumato. Hanno guardato a un tipo particolare di modificazioni epigenetiche del DNA, la metilazione del DNA, uno dei meccanismi che regolano l’espressione dei geni.

Modifiche su geni associati a malattie correlate al fumo

Dall’analisi è emerso che la metilazione del DNA associata al fumo di sigaretta interessava oltre 7mila geni, un terzo circa di tutti i geni noti. Con queste modificazioni cambia l’attività dei geni. Quelle più significative riguardavano i geni associati a numerose patologie causate dal fumo di sigaretta come le malattie cardiovascolari e alcune forme di cancro.

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Negli ex fumatori, nell’arco di cinque anni dall’ultima sigaretta, le modificazioni epigenetiche erano scomparse ma non in tutti i casi: alcune persistevano anche 30 anni dopo aver smesso di fumare.

L’impatto del fumo di sigaretta può essere dunque a lunga durata, anche se la buona notizia – come sottolinea uno dei ricercatori proveniente dall’Harvard Medical School di Boston (USA) – è che le “impronte” del fumo sul DNA scompaiono nella maggior parte dei casi dopo aver smesso: il genoma di un ex fumatore sarebbe paragonabile a quello di un ex fumatore.

«Diverse ricerche avevano guardato ai danni causati dal fumo sul DNA. In questo caso i ricercatori hanno guardato alle modificazioni epigenetiche, ovvero a quelle variazioni del DNA che non dovrebbero essere ereditabili e che chiamano in causa la capacità dell’ambiente di regolare il genoma», spiega il dottor Paolo Vezzoni, ricercatore del CNR e direttore del Laboratorio di Biotecnologie Mediche dell’ospedale Humanitas.

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Modifiche potenzialmente reversibili se cessa esposizione a fumo di sigaretta

«Sappiamo che ogni cellula esprime solo alcuni geni. Per farli esprimere o meno va incontro a delle modificazioni epigenetiche. In questo processo possono intervenire alcuni fattori ambientali che farebbero esprimere i geni in maniera diversa. Le modifiche indotte dal fumo potrebbero essere associate allo sviluppo di quelle patologie che hanno nel fumo un fattore di rischio».

«Dal momento che stimoli ambientali possono determinare delle modifiche epigenetiche, se uno stimolo dovesse cessare – ad esempio l’esposizione al fumo di sigaretta – probabilmente molti cambi epigenetici potrebbero essere reversibili», conclude lo specialista.